Il cielo era in una pozza
d’acqua che il vento lambiva alla superficie, creando lievi increspature che
luccicavano come diamanti alla luce del sole. Matt era rapito da quello
spettacolo, chiedendosi perché non si fosse mai soffermato a guardare l’acqua
che scorreva nelle fontane nei caldi giorni d’estate. In realtà, non si fermava
mai a pensare troppo a lungo, quando era in città; ogni cosa richiedeva la sua
attenzione e questioni futili occupavano gran parte del suo tempo, perciò non
gliene restava molto a disposizione per sé. In quell’isola lontana dal mondo,
invece, di tempo ne aveva tanto e completamente libero, dipendente
esclusivamente da lui: aveva voglia di stare semplicemente seduto su una
panchina all’ombra di un grande ulivo, ebbene l’avrebbe fatto.
Non vi era anima viva
intorno alla piazza del villaggio, perciò si sedette comodamente e cominciò a
far scorrere lo sguardo da destra a sinistra. Dipingere le case di bianco
aiutava a proteggerle dal calore estivo e Matt apprezzò molto la singolarità di
quelle abitazioni, che sembravano piccole conchiglie bianche in una distesa di vegetazione.
L’insieme era molto panoramico, ma era la fontana ad attrarlo maggiormente:
sebbene non fosse protetta dai raggi solari, poteva sentire la freschezza
dell’acqua che zampillava al suo interno. Era un suono rilassante e il ragazzo,
con un sospiro, cedette al desiderio di sdraiarsi e chiudere gli occhi. La
quiete era assoluta, il silenzio così rilassante: erano anni che non sentiva
quella pace, che non rimaneva ad ascoltare se stesso. Lasciò la mente libera di
vagare tra i suoi ricordi, recenti e lontani, tra le sue preoccupazioni,
piccole e grandi, tra i suoi timori e tra le cose che lo rendevano felice.
Aveva diciotto anni ed
era maggiorenne. Un uomo, secondo la legge, ma lui non si sentiva molto diverso
dal ragazzo che era stato prima di quel compleanno così importante. Non si
cresceva semplicemente perché l’età aumentava di qualche anno e Matt lo sapeva
bene. Non era ancora pronto ad affrontare l’ultimo anno di liceo e non era
pronto ad affrontare la scelta finale, quella dell’università. Non era pronto a
decidere della sua vita, non era pronto a scegliere cosa fare nel suo futuro.
Futuro, per gli adulti sembrava così facile immaginarlo; usavano quella parola
così spesso nei loro discorsi da aver perso di vista il suo reale significato.
Per lui era qualcosa di inconcepibile e rideva, se pensava che la sua idea di
futuro si fermava a qualche anno. No, ormai era finito il tempo di quelle
scelta a breve termine; lo aspettava la
scelta, quella che avrebbe davvero condizionato la sua vita. Ma come poteva
farla, in base a semplici consigli? Come poteva semplicemente sfogliare qualche
opuscolo e decidere perché lo attirava il colore di qualche scritta? I suoi
genitori si aspettavano tanto da lui, i suoi insegnanti sapevano che avrebbe
dovuto fare qualcosa di importante, ma lui cosa voleva? Possibile che nessuno
glielo avesse mai chiesto? E lui, se l’era mai chiesto?
Sbuffando, si rialzò
dalla panchina. L’acqua continuava a scorrere e Matt sentì l’improvviso
desiderio di vedere il mare. Era da tanto che non ammirava da vicino le onde
infrangersi sulla sabbia e l’idea di rinfrescarsi con la brezza marina non gli
dispiaceva affatto, perciò si ritrovò ben presto a camminare nei vicoli del
villaggio, in cerca della strada giusta. Non sapeva quanto tempo ci stava
impiegando, ma ormai aveva esaurito la pazienza, quando incontrò il primo
essere umano da quando aveva messo piede fuori casa.
Era seduta sulla soglia
di quella che probabilmente era casa sua e aveva gli occhi chiusi. Lunghi
capelli color cioccolato le ricadevano a boccoli sulla schiena e sembrava
essere addormentata. Matt si avvicinò con cautela, nel timore di svegliarla,
per osservarla più da vicino.
« Che vuoi? » chiese lei all’improvviso, senza neanche aprire
gli occhi.
Il ragazzo indietreggiò
d’istinto, cercando di riprendersi dallo spavento.
« Scusa, pensavo che… »
« Che vuoi? » ripeté con impazienza.
Matt si sentì quasi
offeso dal tono della ragazza e fu sul punto di andarsene, quando si ricordò il
motivo per cui si era fermato da lei.
« Sono nuovo qui, tu
invece sei un’abitante dell’isola? Sai dirmi dove devo andare per raggiungere
la spiaggia? »
Quasi sperò che potesse
aiutarlo, ma perse ogni speranza quando lei scosse la testa.
« Abito qui, sì, ma non
posso aiutarti. »« Scusa, ti ho chiesto solo di indicarmi la via. Non è difficile. » esclamò, irritato.
La ragazza, spazientita quanto lui, scansò una ciocca dei capelli dal viso e sbuffò.
« Non posso aiutarti. »
« Va bene, grazie tante! » gridò, allontanandosi.
“ Che maleducazione ”,
pensò Matt. In fondo, non le sarebbe costato proprio nulla dirgli la via per
raggiungere la spiaggia. Cercando di reprimere l’irritazione, continuò a
provare e riprovare quando finalmente scorse Nathalie e Martin, intenti a
parlare.
Martin lo salutò con
calore, ma sua sorella lo fissò arrabbiata, incolpandolo di aver distrutto uno
dei momenti di intimità con quello che un tempo era stato il suo miglior amico.
« Ehi Matt, dove vai a
quest’ora del pomeriggio? »
« Volevo andare in
spiaggia. Voi? »
« Anche noi! Andiamo
allora? » chiese Martin, entusiasta.
Nathalie avrebbe tanto
voluto gridare a suo fratello di cercarsi altre persone con cui andare in giro,
ma si mostrò lo stesso entusiasta e lodò la meravigliosa idea del ragazzo,
lanciando un’occhiataccia a Matt.
« Sai se ci sono ragazzi
della mia età sull’isola? » chiese
quest’ultimo a Martin, intuendo i pensieri di sua sorella.
« Sì, se vuoi dopo te ne
presento qualcuno. » acconsentì,
facendo strada verso il mare.
« Ho incontrato una
ragazza prima, ma non mi è sembrata molto amichevole. »
Molto amichevole era un
modo gentile per non descriverla come una vera maleducata. Non l’aveva mai
guardato in faccia mentre gli parlava e a Matt questo non era piaciuto affatto.
« Una ragazza hai detto?
Capelli lunghi castani? » domandò
Martin, pensieroso.
« Sì. Era seduta sulla
porta della casa nella strada che abbiamo superato poco fa. »
All’improvviso, il
ragazzo capì e la sua espressione si fece seria.
« Si chiama Lili. »
« Lili? Poco incline a
dare indicazioni. Le ho chiesto come raggiungere la spiaggia, ma non mi ha
aiutato. » esclamò Matt, che si sentì
di nuovo irritato al solo ricordo dell’accaduto.
Martin gli sorrise
debolmente.
« Lilibeth non poteva
aiutarti davvero. È cieca. »
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