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giovedì 27 settembre 2012

I Leanson: guardare al passato per accettare il futuro!


Occhi verdi la fissavano di rimando, con l’aria concentrata e l’espressione incerta, quasi a voler cercare in quella sua immagine riflessa nell’opaca freddezza dell’acciaio qualche piccola imperfezione che le fosse sfuggita. Nulla. Petunia posò la pentola sul tavolo accanto alle molte altre che aveva ripulito e si sentì estremamente soddisfatta di sé. L’impresa di fare ordine in quella casa le era sembrata impossibile, ma non si era persa d’animo: grembiule, straccio e scopa alla mano e aveva dato un nuovo volto a quello che fino a poco tempo prima avrebbe definito un insieme di mobilio vecchio e abbandonato. Adesso era diventata una casa accogliente ed ordinata, o almeno sapeva che lo sarebbe stata fino a quando Matt, Nathalie e Josy non avrebbero fatto ritorno.
« Dan, piccolo mio, se solo fossero calmi almeno la metà di come lo sei tu… » esclamò con un sospiro, accarezzando la testa del suo figlio più piccolo.
Mentre lei andava su e giù per le scale, lui era rimasto a giocare con i suoi peluche in salotto, senza dare alcun fastidio; era davvero il suo angioletto e si ripromise che lo avrebbe portato al più presto in spiaggia, sicura che gli sarebbe piaciuto tanto.
Anche a lei sarebbe piaciuto distendersi sulla sabbia e abbandonare anche solo per un giorno tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi molteplici compiti di moglie e mamma. Una giornata tutta per sé, da quanto la desiderava! Non si erano mai presentate occasioni prima d’allora. Dan richiedeva le sue continue attenzioni, Josy aveva ancora bisogno di lei e per quanto Nathalie e Matt volessero sembrare grandi, in realtà non riuscivano a stare lontani da lei. Sorridendo tra sé, ricominciò a sistemare le pentole, riponendole in uno scaffale dove sarebbe stato più facile averle a portata di mano, e a pensare a quando era stata su quell’isola l’ultima volta. Era una persona diversa da allora e non solo fisicamente; gli anni avevano cambiato tratti del suo carattere e altre esperienze l’avevano segnata nel profondo. Non si smetteva mai di crescere, nemmeno alla sua età, e di imparare e migliorarsi e cambiare. Era diversa dalla persona che era stata un tempo, dalla ragazza spensierata con i suoi figlioletti e il marito che tanto amava; quei figlioletti erano ormai sulle soglie dell’età adulta e guardarli uscire e svolgere la loro vita diventando sempre più autonomi le lasciava sempre una nota di tristezza nel cuore. Stavano per lasciare il nido e librarsi in volo e lei non avrebbe potuto fare nulla se non lasciarli andare, guardarli mentre volgevano lo sguardo indietro solo per rivolgerle un malinconico sorriso e proseguire avanti per la propria strada. Sì, molte cose cambiavano con il passare degli anni. Altre, tuttavia, rimanevano immutabili, solide certezze e punti di riferimento sempre validi, come il suo amore per Marshall. Sorrise senza accorgersene, mentre pensava a lui. Diciannove anni di matrimonio, di cui portava nel cuore ogni attimo; non si era mai pentita del suo quando lui, in ginocchio proprio come vuole la tradizione, le aveva chiesto di sposarlo. Non si era mai pentita dei meravigliosi momenti insieme a lui e delle loro scelte. Ricordava con gioia ogni istante che aveva segnato la loro storia: la nascita di Matt, Nathalie, Josy e infine di Dan. Una nascita miracolosa, che nessuno aveva previsto; lei e Marshall non avevano mai pensato di poter ancora una volta vivere quell’emozione unica ed era stata un’enorme sorpresa, segno dell’ennesimo coronamento del loro amore, la sua venuta al mondo.
« Dove sarà papà? » mormorò al suo figlioletto, che la guardò con aria curiosa.
« Eccolo qui! » esclamò all’improvviso suo marito, entrando in casa.
Petunia sospirò di sollievo vedendolo arrivare e lo aspettò sulla soglia della cucina, a braccia incrociate, con un’espressione grave.
« Ho pulito ogni centimetro di questa casa, non ho avuto paura né di ragni, né di insetti o animaletti vari. Ho perfino dato da mangiare ad Impi. Però io quel coso non lo tocco! »
Marshall rimase perplesso dal suo atteggiamento, ma solo per un istante. Scoppiando in una fragorosa risata, la prese per mano e la fece sedere sul divano, di fronte a sé.
« Non devi preoccuparti di Piton. Se ne occupa Matt… »
La tranquillità di suo marito non parve contagiarla, anzi la agitò ancor di più. Il solo nominare il serpente, animaletto domestico di suo figlio, la faceva rabbrividire. Proprio non capiva cosa avesse spinto Matt a comprare un pitone al posto di un cane ed ancora si chiedeva perché non avesse cercato un nome che almeno non le ricordasse sempre la specie a cui apparteneva. Odiava i serpenti e di certo non amava gli animali domestici, ma cosa avrebbe potuto fare? Aveva pensato tante volte di disfarsi del pitone, ma Matt non glielo avrebbe mai perdonato.
« Già che ci siamo, quello mi sembrava affamato. » esclamò infine, cercando di ignorare il pensiero spiacevole che le provocava il solo immaginare di cosa si nutrisse il pitone.
Ancora una volta, Marshall la rassicurò ed infine annuì suo malgrado.
« Chissà dove sono andati. » mormorò tra sé Petunia, leggermente preoccupata.
« Conoscendo Nathalie, in spiaggia. Matt l’avrà seguita e Josy l’ho incontrata qui intorno. » spiegò Marshall, prendendo in braccio Dan.
Il bambino batté le mani felice, poi cominciò a passargli tutti i suoi giochi, felice di quell’inatteso momento di attenzione.
« Prima ci giochi con loro e poi passa qualche anno e non hanno più tempo per stare con noi. »
« Stanno crescendo. Hanno bisogno di autonomia, di fare le loro esperienze, di sbagliare, cadere e rialzarsi. »
Marshall glielo ripeteva continuamente, tutte le volte che nasceva in lei la nostalgia dei tempi andati. Aveva ragione lui, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensarci. E accadeva troppo, troppo spesso.
« Josy starà arrivando. » esclamò suo marito, rivolgendo lo sguardo alla porta d’ingresso.
« E non è sola. » affermò Petunia, prestando attenzione alle voci che si intrecciavano a quelle di sua figlia.
A conferma della sua affermazione, entrarono in casa tutti e tre i suoi figli, con espressioni nettamente contrastanti: felicità ed entusiasmo della scoperta per Josy, rabbia e irritazione per Nathalie, profondo turbamento per Matt.
Qualcosa in lui non andava. Eppure, si comportò come se nulla fosse accaduto e si sedette accanto a lei, fingendo perfino di sorridere.
« Cosa avete fatto? » domandò Marshall, decisamente incuriosito.
« Ci sono fiori stupendi da raccogliere! » esclamò Josy con vivacità, mostrando il suo bel mazzo mentre lo infilava in un bicchiere colmo d’acqua.
« Povera natura… » borbottò Nathalie, poco attenta a non farsi sentire.
« Sei arrabbiata solo perché a Martin la tua compagnia non interessa! » le gridò, incrociando le braccia proprio come faceva sua madre.
Questa frase bastò per far scatenare tutta la frustrazione di sua sorella, che le lanciò un’occhiata inceneritrice.
« Fatti gli affari tuoi! »
« A te, invece, Matt? » intervenne Marshall, cercando di porre fine ai litigi.
« Niente di che… »
« Deve imparare a trovarsi degli amici. » esclamò Nathalie, che ancora era arrabbiata per la sua intromissione.
Petunia alzò gli occhi al cielo, pronta a intervenire nella lotta furibonda che sarebbe nata di lì a poco, ma ciò che accadde la lasciò senza parole: Matt si limitò ad alzare le spalle e ad andarsene di sopra. Guardò preoccupata suo marito e si accorse che anche lui la fissava.
« Sarà meglio che ci parli. »
« Già. » annuì lui, alzandosi dal divano. « Forse è meglio. »

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