Occhi verdi la fissavano
di rimando, con l’aria concentrata e l’espressione incerta, quasi a voler
cercare in quella sua immagine riflessa nell’opaca freddezza dell’acciaio
qualche piccola imperfezione che le fosse sfuggita. Nulla. Petunia posò la
pentola sul tavolo accanto alle molte altre che aveva ripulito e si sentì
estremamente soddisfatta di sé. L’impresa di fare ordine in quella casa le era
sembrata impossibile, ma non si era persa d’animo: grembiule, straccio e scopa
alla mano e aveva dato un nuovo volto a quello che fino a poco tempo prima
avrebbe definito un insieme di mobilio vecchio e abbandonato. Adesso era
diventata una casa accogliente ed ordinata, o almeno sapeva che lo sarebbe
stata fino a quando Matt, Nathalie e Josy non avrebbero fatto ritorno.
« Dan, piccolo mio, se
solo fossero calmi almeno la metà di come lo sei tu… » esclamò con un sospiro, accarezzando la testa del
suo figlio più piccolo.Mentre lei andava su e giù per le scale, lui era rimasto a giocare con i suoi peluche in salotto, senza dare alcun fastidio; era davvero il suo angioletto e si ripromise che lo avrebbe portato al più presto in spiaggia, sicura che gli sarebbe piaciuto tanto.
Anche a lei sarebbe piaciuto distendersi sulla sabbia e abbandonare anche solo per un giorno tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi molteplici compiti di moglie e mamma. Una giornata tutta per sé, da quanto la desiderava! Non si erano mai presentate occasioni prima d’allora. Dan richiedeva le sue continue attenzioni, Josy aveva ancora bisogno di lei e per quanto Nathalie e Matt volessero sembrare grandi, in realtà non riuscivano a stare lontani da lei. Sorridendo tra sé, ricominciò a sistemare le pentole, riponendole in uno scaffale dove sarebbe stato più facile averle a portata di mano, e a pensare a quando era stata su quell’isola l’ultima volta. Era una persona diversa da allora e non solo fisicamente; gli anni avevano cambiato tratti del suo carattere e altre esperienze l’avevano segnata nel profondo. Non si smetteva mai di crescere, nemmeno alla sua età, e di imparare e migliorarsi e cambiare. Era diversa dalla persona che era stata un tempo, dalla ragazza spensierata con i suoi figlioletti e il marito che tanto amava; quei figlioletti erano ormai sulle soglie dell’età adulta e guardarli uscire e svolgere la loro vita diventando sempre più autonomi le lasciava sempre una nota di tristezza nel cuore. Stavano per lasciare il nido e librarsi in volo e lei non avrebbe potuto fare nulla se non lasciarli andare, guardarli mentre volgevano lo sguardo indietro solo per rivolgerle un malinconico sorriso e proseguire avanti per la propria strada. Sì, molte cose cambiavano con il passare degli anni. Altre, tuttavia, rimanevano immutabili, solide certezze e punti di riferimento sempre validi, come il suo amore per Marshall. Sorrise senza accorgersene, mentre pensava a lui. Diciannove anni di matrimonio, di cui portava nel cuore ogni attimo; non si era mai pentita del suo sì quando lui, in ginocchio proprio come vuole la tradizione, le aveva chiesto di sposarlo. Non si era mai pentita dei meravigliosi momenti insieme a lui e delle loro scelte. Ricordava con gioia ogni istante che aveva segnato la loro storia: la nascita di Matt, Nathalie, Josy e infine di Dan. Una nascita miracolosa, che nessuno aveva previsto; lei e Marshall non avevano mai pensato di poter ancora una volta vivere quell’emozione unica ed era stata un’enorme sorpresa, segno dell’ennesimo coronamento del loro amore, la sua venuta al mondo.
« Dove sarà papà? » mormorò al suo figlioletto, che la guardò con
aria curiosa.
« Eccolo qui! » esclamò all’improvviso suo marito, entrando in casa.
Petunia sospirò di
sollievo vedendolo arrivare e lo aspettò sulla soglia della cucina, a braccia
incrociate, con un’espressione grave.
« Ho pulito ogni
centimetro di questa casa, non ho avuto paura né di ragni, né di insetti o
animaletti vari. Ho perfino dato da mangiare ad Impi. Però io quel coso non lo tocco! »
Marshall rimase perplesso
dal suo atteggiamento, ma solo per un istante. Scoppiando in una fragorosa
risata, la prese per mano e la fece sedere sul divano, di fronte a sé.
« Non devi preoccuparti
di Piton. Se ne occupa Matt… »
La tranquillità di suo
marito non parve contagiarla, anzi la agitò ancor di più. Il solo nominare il
serpente, animaletto domestico di suo figlio, la faceva rabbrividire. Proprio
non capiva cosa avesse spinto Matt a comprare un pitone al posto di un cane ed
ancora si chiedeva perché non avesse cercato un nome che almeno non le
ricordasse sempre la specie a cui apparteneva. Odiava i serpenti e di certo non
amava gli animali domestici, ma cosa avrebbe potuto fare? Aveva pensato tante
volte di disfarsi del pitone, ma Matt non glielo avrebbe mai perdonato.
« Già che ci siamo,
quello mi sembrava affamato. » esclamò
infine, cercando di ignorare il pensiero spiacevole che le provocava il solo
immaginare di cosa si nutrisse il pitone.
Ancora una volta,
Marshall la rassicurò ed infine annuì suo malgrado.
« Chissà dove sono
andati. » mormorò tra sé Petunia,
leggermente preoccupata.
« Conoscendo Nathalie, in
spiaggia. Matt l’avrà seguita e Josy l’ho incontrata qui intorno. » spiegò Marshall, prendendo in braccio Dan.
Il bambino batté le mani
felice, poi cominciò a passargli tutti i suoi giochi, felice di quell’inatteso
momento di attenzione.
« Prima ci giochi con
loro e poi passa qualche anno e non hanno più tempo per stare con noi. »
« Stanno crescendo. Hanno
bisogno di autonomia, di fare le loro esperienze, di sbagliare, cadere e
rialzarsi. »
Marshall glielo ripeteva
continuamente, tutte le volte che nasceva in lei la nostalgia dei tempi andati.
Aveva ragione lui, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensarci. E accadeva
troppo, troppo spesso.
« Josy starà arrivando. » esclamò suo marito, rivolgendo lo sguardo alla
porta d’ingresso.
« E non è sola. » affermò Petunia, prestando attenzione alle voci
che si intrecciavano a quelle di sua figlia.
A conferma della sua
affermazione, entrarono in casa tutti e tre i suoi figli, con espressioni
nettamente contrastanti: felicità ed entusiasmo della scoperta per Josy, rabbia
e irritazione per Nathalie, profondo turbamento per Matt.
Qualcosa in lui non
andava. Eppure, si comportò come se nulla fosse accaduto e si sedette accanto a
lei, fingendo perfino di sorridere.
« Cosa avete fatto? » domandò Marshall, decisamente incuriosito.
« Ci sono fiori stupendi
da raccogliere! » esclamò Josy con
vivacità, mostrando il suo bel mazzo mentre lo infilava in un bicchiere colmo
d’acqua.
« Povera natura… » borbottò Nathalie, poco attenta a non farsi
sentire.
« Sei arrabbiata solo
perché a Martin la tua compagnia non interessa! » le gridò, incrociando le braccia proprio come faceva sua madre.
Questa frase bastò per
far scatenare tutta la frustrazione di sua sorella, che le lanciò un’occhiata
inceneritrice.
« Fatti gli affari tuoi! »
« A te, invece, Matt? » intervenne Marshall, cercando di porre fine ai
litigi.
« Niente di che… »
« Deve imparare a
trovarsi degli amici. » esclamò
Nathalie, che ancora era arrabbiata per la sua intromissione.
Petunia alzò gli occhi al
cielo, pronta a intervenire nella lotta furibonda che sarebbe nata di lì a
poco, ma ciò che accadde la lasciò senza parole: Matt si limitò ad alzare le
spalle e ad andarsene di sopra. Guardò preoccupata suo marito e si accorse che
anche lui la fissava.
« Sarà meglio che ci
parli. »
« Già. » annuì lui, alzandosi dal
divano. « Forse è
meglio. »
Nessun commento:
Posta un commento