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domenica 30 settembre 2012

L'amicizia è anche questo...

Quanti di noi desiderano dire qualcosa a qualcuno?! Non tutti,però, riusciamo  ad affrontare la storia di una persona raccontata nei suoi occhi...io ne approffitto e vi mostro come si può fare in alternativa...


Cara compagna...
ho una grossa responsabilità nei tuoi confronti; sono lo scrigno delle tue paure, dei tuoi momenti bui, come quello delle gioie e dei tuoi successi. Per parlarti ho deciso di rifugiarmi in queste righe, che singolarmente sono prive di ogni significato, unite ,però ,vanno ben oltre l'apparenza. Come ben sai, ogniqualvolta ho bisogno di dire qualcosa di importante mi riverso nella scrittura, un modo per evadere e liberarmi dall'inferno che ho dentro, quando non si è bravi a parlare o perchè semplicemente non si ha nessuno lì pronto ad ascoltare. E' forse questo che ci unisce, siamo davvero brave ad ascoltare ciò che gli altri hanno da dirci, siamo pronte a dare consigli, a diventare insegnati di vita di un'età che non ci appartiene; ogniqualvolta è il nostro turno però, veniamo escluse dal giro, e dal troppo accumularsi dei piccoli problemi ne scaturiscono di grandi. Ci si affida così all'esperienza di un pezzo di carta che ne ha sorretto il peso di storie.
Molto spesso veniamo accusate di non essere spontanee, di nascondere sempre qualcosa al di là del nostro sguardo, ed è il prezzo che bisogna pagare se si deve tenere tutto dentro, così, tutta quella gente che non è disposta ad ascoltare è costretta a vederti diversa. Son davvero poche le persone alle quali ci siamo concesse, sono persone speciali che ci hanno dimostrato di poterci fidare e di poter contare sempre su di loro, e ancora e sempre ringrazio Dio per averci concesso tale privilegio.
Una volta mi dicesti che forse non avresti potuto realizzare i tuoi sogni perchè, in realtà,non lo meritavi come persona. Ho tentato di darti una risposta ma ho fallito, non ci sono riuscita, e ti confesso che anche io mi sono persa nell'abisso di qualla domanda esistenziale. Forse non c'è risposta...o quantomeno non possiamo darla adesso. Abbiamo solamente 16 anni, quale bagaglio di vita possiamo mai avere alle spalle?! Non è ancora il nostro tempo, adesso ci viene chiesto di crescere, di iniziare a fare le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano.
Mi dirai ancora, che a questa età le scelte non ci appartengono e che c'è qualcuno pronto a sostituirsi a noi. Ma noi, cara compagna, quel giorno una scelta l'abbiamo già fatta. Il nostro modello di vita lo abbiamo, ed è proprio come quella persona che ci siamo ripromesse di diventare, non importa il campo ma la passione che si ha e che si riesce a trasmettere.
Uno degli errori più brutti che si possa commettere è quello di proiettare negli altri i propri desideri e voleri, le proprie paure, soffocando così la vita delle persone. Un errore che scaturisce dall'amore. Quando ami una persona commetti tanti errori. E' così difficile amare una persona senza farle del male, la tua esperienza diventa protezione nei suoi confronti, non permettendole di sbagliare e di compiere le proprie scelte. Senza errori la vita non esiste. Ma noi non sappiamo imporci, e respiriamo in silenzio e nell'ombra.
Oggi il mio desiderio più grande è quello di diventare il molo d'approdo quando ti verrà concesso di sbagliare, il molo d'approdo per i tuoi sogni proibiti, lo scrigno che custodisce le tue emozioni e le tue preziose passioni. Non spetta a me darti consigli, anche perchè se ci provo non ci riesco, posso,tuttavia, ascoltare quando vorrai parlare.
Ricordi?! "L'avventura sta nel viaggio, non nel traguardo", ed il nostro è partito ormai da tempo, dobbiamo solo impegnarci ad arrichirlo di scene avvincenti e particolari contraddistinti, perchè la vita non è dolore, ma un fantastico film in cui siamo noi le registe.
Periodo decisamente in salita quello che stiamo attraversando, saranno tutti i cambiamenti che stiamo affrontando o le richieste che ci vengono fatte e che ci sembrano impossibili da soddisfare, periodo in cui non riusciamo nemmeno più a seguire le nostre passioni; senza idee, senza iniziative. senza tutta quella voglia di fare che ci rende così esplosive. Abbiamo abbandonato i tanti progetti fatti, tra i quali, solo questo blog è riuscito.
Continuo a rifugiarmi nella scrittura e nella mia musica, cercando di trovare qualcosa di sensato tra quelle sei corde della chitarra, e puntualmente mi trovo catapultata in un profondo oblio all'interno del quale mi trovo tra ricordi e progetti futuri. In questa canzone non c'è traccia del presente che sto lasciandolo scrivere al caso. E sì, perchè quando non c'è movimento di idee, quando non c'è passione, non si può scrivere il presente, si può solo viverlo passivamente. Così, però, questa musica diventa monotona, finisce per intrappolarmi e sono costretta ad abbandonare anche lei. Ogni autore racconta la propria storia in una canzona, racconta il suo pensare, non posso ricercare in essa la mia storia, il mio pensiero, finirei per cadere nuovamente in quel maledetto oblio.
E pensare che c'è gente che riesce ad avere il cielo in una stanza per molto poco, e noi qui a discutere e a deprimerci per qualcosa che neanche noi sappiamo. Problemi piccoli, forse stupidi, dovuti all'età, che però mi bloccano. Come diceva un famoso professore dello scorso anno, "il miglior modo per fare le cose è non farle", e chi lo sa, magari è così, il miglior modo per risolvere i problemi è non risolverli, forse ciò che serve è solamente il tempo, per il resto " chi vivrà, vedrà".
La vita è dolore: magari Buddha esagerava un pò, ma ci sono periodi in cui non è molto difficile immaginare il perchè della sua filosofia. Distaccarsi dai desideri terreni e da tutto ciò che è inutile al nostro spirito, secondo lui, sarebbe il modo migliore per raggiungere la felicità e la pace interiore, ma allora dovremmo rinunciare anche ai nostri sogni? E come potremmo mai riuscirci, se sono l'essenza del nostro essere e l'unico modo per renderci felici?

Quando ogni cosa intorno a noi sembra andare male, quando ci sentiamo impotenti e così vulnerabili di fronte alle situazioni della vita, quando non riusciamo a sorridere, quando la mattina chiudiamo gli occhi e sospiriamo rassegnati prima di iniziare la nostra giornata, quando desideriamo ardentemente che il tempo passi in fretta, quando facciamo finta di ignorare il disagio che abbiamo dentro, quando ci guardiamo allo specchio e rifuggiamo il nostro stesso sguardo, quando non c'è niente che ci entusiasmi, qualcosa non va. E quel qualcosa è dentro di noi.
Ci spinge a chiederci perchè ci sta succedendo questo, perchè vivere è così difficile, perchè nulla va semplicemente come vorremmo noi. Perchè ciò che desideriamo non può essere realtà, perchè la nostra voce è così debole, il nostro sguardo incapace di andare oltre l'apparenza. Perchè ciò che sogniamo non può realizzarsi, perchè continuaimo a ripeterci di essere noi gli artefici del nostro destino quando sono altri a decidere per noi.
Arriva un periodo nella vita in cui nulla ci sembra andare per il verso giusto ed ogni cosa che facciamo diventa priva di significato ed inutile. Ci chiediamo in continuazione quando finirà il tempo dell'indecisione e vedremo la luce alla fine del tunnel...
Tuttavia, si dice che ciò che non ci uccide ci fortifica: per quanto ci possa sembrare scuro il mondo, l'importante è non perdere mai la fiducia nella vita, la speranza che qualcosa prima o poi possa cambiare. Avere anche semplicemente qualcuno accanto, che ci possa sostenere con i suoi consigli, ci aiuta a non abbatterci e ci dimostra che vivere non è mai un errore, che non è solo sofferenza ma che è un'egual proporzione di bene e male, perchè deve necessariamente esistere il nero per far sì che risalti il bianco.

Se ci sembra di essere sbagliati, di non essere adatti, giusti, meritevoli di esistere in questo mondo, non dobbiamo fare altro che chiudere gli occhi e ascoltare in silenzio il nostro cuore che batte: è la dimostrazione che siamo unici e speciali, che ci è stata donata la vita non per sprecarla con tristezza e sconforto, ma per un fine ben preciso. E abbiamo tutta la vita per scoprirlo.

giovedì 27 settembre 2012

I Leanson: guardare al passato per accettare il futuro!


Occhi verdi la fissavano di rimando, con l’aria concentrata e l’espressione incerta, quasi a voler cercare in quella sua immagine riflessa nell’opaca freddezza dell’acciaio qualche piccola imperfezione che le fosse sfuggita. Nulla. Petunia posò la pentola sul tavolo accanto alle molte altre che aveva ripulito e si sentì estremamente soddisfatta di sé. L’impresa di fare ordine in quella casa le era sembrata impossibile, ma non si era persa d’animo: grembiule, straccio e scopa alla mano e aveva dato un nuovo volto a quello che fino a poco tempo prima avrebbe definito un insieme di mobilio vecchio e abbandonato. Adesso era diventata una casa accogliente ed ordinata, o almeno sapeva che lo sarebbe stata fino a quando Matt, Nathalie e Josy non avrebbero fatto ritorno.
« Dan, piccolo mio, se solo fossero calmi almeno la metà di come lo sei tu… » esclamò con un sospiro, accarezzando la testa del suo figlio più piccolo.
Mentre lei andava su e giù per le scale, lui era rimasto a giocare con i suoi peluche in salotto, senza dare alcun fastidio; era davvero il suo angioletto e si ripromise che lo avrebbe portato al più presto in spiaggia, sicura che gli sarebbe piaciuto tanto.
Anche a lei sarebbe piaciuto distendersi sulla sabbia e abbandonare anche solo per un giorno tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi molteplici compiti di moglie e mamma. Una giornata tutta per sé, da quanto la desiderava! Non si erano mai presentate occasioni prima d’allora. Dan richiedeva le sue continue attenzioni, Josy aveva ancora bisogno di lei e per quanto Nathalie e Matt volessero sembrare grandi, in realtà non riuscivano a stare lontani da lei. Sorridendo tra sé, ricominciò a sistemare le pentole, riponendole in uno scaffale dove sarebbe stato più facile averle a portata di mano, e a pensare a quando era stata su quell’isola l’ultima volta. Era una persona diversa da allora e non solo fisicamente; gli anni avevano cambiato tratti del suo carattere e altre esperienze l’avevano segnata nel profondo. Non si smetteva mai di crescere, nemmeno alla sua età, e di imparare e migliorarsi e cambiare. Era diversa dalla persona che era stata un tempo, dalla ragazza spensierata con i suoi figlioletti e il marito che tanto amava; quei figlioletti erano ormai sulle soglie dell’età adulta e guardarli uscire e svolgere la loro vita diventando sempre più autonomi le lasciava sempre una nota di tristezza nel cuore. Stavano per lasciare il nido e librarsi in volo e lei non avrebbe potuto fare nulla se non lasciarli andare, guardarli mentre volgevano lo sguardo indietro solo per rivolgerle un malinconico sorriso e proseguire avanti per la propria strada. Sì, molte cose cambiavano con il passare degli anni. Altre, tuttavia, rimanevano immutabili, solide certezze e punti di riferimento sempre validi, come il suo amore per Marshall. Sorrise senza accorgersene, mentre pensava a lui. Diciannove anni di matrimonio, di cui portava nel cuore ogni attimo; non si era mai pentita del suo quando lui, in ginocchio proprio come vuole la tradizione, le aveva chiesto di sposarlo. Non si era mai pentita dei meravigliosi momenti insieme a lui e delle loro scelte. Ricordava con gioia ogni istante che aveva segnato la loro storia: la nascita di Matt, Nathalie, Josy e infine di Dan. Una nascita miracolosa, che nessuno aveva previsto; lei e Marshall non avevano mai pensato di poter ancora una volta vivere quell’emozione unica ed era stata un’enorme sorpresa, segno dell’ennesimo coronamento del loro amore, la sua venuta al mondo.
« Dove sarà papà? » mormorò al suo figlioletto, che la guardò con aria curiosa.
« Eccolo qui! » esclamò all’improvviso suo marito, entrando in casa.
Petunia sospirò di sollievo vedendolo arrivare e lo aspettò sulla soglia della cucina, a braccia incrociate, con un’espressione grave.
« Ho pulito ogni centimetro di questa casa, non ho avuto paura né di ragni, né di insetti o animaletti vari. Ho perfino dato da mangiare ad Impi. Però io quel coso non lo tocco! »
Marshall rimase perplesso dal suo atteggiamento, ma solo per un istante. Scoppiando in una fragorosa risata, la prese per mano e la fece sedere sul divano, di fronte a sé.
« Non devi preoccuparti di Piton. Se ne occupa Matt… »
La tranquillità di suo marito non parve contagiarla, anzi la agitò ancor di più. Il solo nominare il serpente, animaletto domestico di suo figlio, la faceva rabbrividire. Proprio non capiva cosa avesse spinto Matt a comprare un pitone al posto di un cane ed ancora si chiedeva perché non avesse cercato un nome che almeno non le ricordasse sempre la specie a cui apparteneva. Odiava i serpenti e di certo non amava gli animali domestici, ma cosa avrebbe potuto fare? Aveva pensato tante volte di disfarsi del pitone, ma Matt non glielo avrebbe mai perdonato.
« Già che ci siamo, quello mi sembrava affamato. » esclamò infine, cercando di ignorare il pensiero spiacevole che le provocava il solo immaginare di cosa si nutrisse il pitone.
Ancora una volta, Marshall la rassicurò ed infine annuì suo malgrado.
« Chissà dove sono andati. » mormorò tra sé Petunia, leggermente preoccupata.
« Conoscendo Nathalie, in spiaggia. Matt l’avrà seguita e Josy l’ho incontrata qui intorno. » spiegò Marshall, prendendo in braccio Dan.
Il bambino batté le mani felice, poi cominciò a passargli tutti i suoi giochi, felice di quell’inatteso momento di attenzione.
« Prima ci giochi con loro e poi passa qualche anno e non hanno più tempo per stare con noi. »
« Stanno crescendo. Hanno bisogno di autonomia, di fare le loro esperienze, di sbagliare, cadere e rialzarsi. »
Marshall glielo ripeteva continuamente, tutte le volte che nasceva in lei la nostalgia dei tempi andati. Aveva ragione lui, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensarci. E accadeva troppo, troppo spesso.
« Josy starà arrivando. » esclamò suo marito, rivolgendo lo sguardo alla porta d’ingresso.
« E non è sola. » affermò Petunia, prestando attenzione alle voci che si intrecciavano a quelle di sua figlia.
A conferma della sua affermazione, entrarono in casa tutti e tre i suoi figli, con espressioni nettamente contrastanti: felicità ed entusiasmo della scoperta per Josy, rabbia e irritazione per Nathalie, profondo turbamento per Matt.
Qualcosa in lui non andava. Eppure, si comportò come se nulla fosse accaduto e si sedette accanto a lei, fingendo perfino di sorridere.
« Cosa avete fatto? » domandò Marshall, decisamente incuriosito.
« Ci sono fiori stupendi da raccogliere! » esclamò Josy con vivacità, mostrando il suo bel mazzo mentre lo infilava in un bicchiere colmo d’acqua.
« Povera natura… » borbottò Nathalie, poco attenta a non farsi sentire.
« Sei arrabbiata solo perché a Martin la tua compagnia non interessa! » le gridò, incrociando le braccia proprio come faceva sua madre.
Questa frase bastò per far scatenare tutta la frustrazione di sua sorella, che le lanciò un’occhiata inceneritrice.
« Fatti gli affari tuoi! »
« A te, invece, Matt? » intervenne Marshall, cercando di porre fine ai litigi.
« Niente di che… »
« Deve imparare a trovarsi degli amici. » esclamò Nathalie, che ancora era arrabbiata per la sua intromissione.
Petunia alzò gli occhi al cielo, pronta a intervenire nella lotta furibonda che sarebbe nata di lì a poco, ma ciò che accadde la lasciò senza parole: Matt si limitò ad alzare le spalle e ad andarsene di sopra. Guardò preoccupata suo marito e si accorse che anche lui la fissava.
« Sarà meglio che ci parli. »
« Già. » annuì lui, alzandosi dal divano. « Forse è meglio. »



TORMENTONE DELL'ANNO 2012....divertiamoci un pò e lascimoci la scuola alle spalle...
Terzo liceo: un anno che può sembrare difficile, ma in realtà difficilissimo. Ogni cosa intorno a noi sta cambiando e anche a noi viene chiesto di cambiare, di crescere. Questo però ci spaventa, il sapere di andare incontro all'ignoto, a qualcosa che non conosciamo e che è incerto; stiamo vivendo un periodo particolare, in cui le nostre scelte cominciano ad essere determinanti e definitive. Ci sentiamo continuamente stimolati e in tensione, continuamente messi alla prova e conviviamo continuamente con il dubbio di essere all'altezza delle aspettative. Delle aspettative di chi, tuttavia? Molto spesso non sappiamo rispondere a questa domanda. Molto spesso ci accorgiamo di fare scelte che non ci appartengono, guidati da suggerimenti e consigli che troppo spesso diventano implicite imposizioni. Abbiamo affrontato una grande prima nostra scelta due anni fa, scegliendo la scuola superiore: siamo ancora convinti e certi al cento per cento di aver fatto quella giusta? C'è chi avrebbe risposto sì senza alcuna esitazione, chi ci avrebbe pensato un pò su e chi avrebbe alzato le spalle, evitando di dare una risposta. Ho fatto la scelta giusta? Soprattutto, sono stato io a farla? Perchè una scuola superiore si sceglie in base ad uno scopo. Diventa necessario avere un fine, un sogno, a cui indirizzare ogni fatica dello studio ed ogni sforzo per andare avanti. Diventa una necessità, ad un certo punto, quando ogni cosa ci sembra priva di ogni nostro interesse, chiederci cosa ci piacerebbe, invece.
Cosa mi piace fare? Cosa voglio fare? Cosa posso fare? Ci accorgiamo a volte di avere così poche risposte a domande di questo genere, così importanti. Già, perchè avremmo tante risposte diverse, invece di una sola. Ciò che ci piace fare non coincide quasi mai con ciò che possiamo fare, così come ciò che vogliamo non corrisponde quasi mai a ciò che realmente vogliamo.
Ciò che dovremmo desiderare più di ogni altra cosa è poter fare ciò che ci piace: che senso allora avrebbe dare risposte diverse a più domande con un medesimo fine, tuttavia?
Quando troveremo una risposta che potrebbe andar bene per tutte, forse sapremmo se avremo fatto la scelta giusta. E se ci accorgiamo che non è così, bisogna trovare la forza di perseguire i propri sogni, per quanto lunga e tortuosa possa sembrare quella via. Noi abbiamo bisogno di qualcosa in cui credere e questo qualcosa è proprio il nostro sogno: banale, grande, irragiungibile, impossibile, splendido che sia.
Fortunatamente, grazie all'aiuto di persone meravigliose che ci hanno preso per mano e ci hanno insegnato il valore delle nostre passioni, noi abbiamo ben chiaro cosa ci piace fare e cosa desideriamo di più. Scrivere questo blog è parte di questo meraviglioso sogno più grande e la nostra preghiera è quella che continuino a stimolarci con proposte e progetti sempre nuovi, che mettano in moto la nostra fantasia un pò arrugginita dall'inattività e che ci regalino quella gioia di veder nascere e svilupparsi una nostra idea.
Nonostante queste difficoltà, tuttavia, non dobbiamo abbatterci: la nostra è l'età dei sogni. Quelli sono nostri e nessuno può mettere un freno alla nostra mente o bloccare i nostri desideri. Ci appartengono e sono parte integrante di noi. Coltiviamoli, perchè questa è sempre la scelta giusta.

mercoledì 26 settembre 2012

La scuola è appena iniziata e già non se ne può più! Allegato alla scuola ed al suo inizio c'è una buona dose di depressione che sta investendo le classi. I professori vedendoci seduti ai nostri posti, tranquilli, poco entusiasmati ( sempre che il luogo in cui ci si trova lo permetta) si chiedono come mai tutta questa depressione, tutta questa tranquillità insensata. Per chi, come noi, sta affrontando il terzo anno di liceo c'è ben poco da sorridere, ed i professori questo lo sanno, anzi, nel nostro caso sono i primi a ricordarlo.
Nuove materie da studiare, nuovi orari, ma sopratutto nuovi docenti! Ragazzi davvero non se ne può più di cercare di capire cosa ogni nuovo professore vuole dai propri alunni. E' tremendamente turbante non conoscere una persona, non puoi mai sapere cosa questa voglia da te, e cari professori, sì, ci vorrà molto tempo prima di riuscire ad adattarci alle vostre esigenze, ai vostri voleri, prima di imparare ad "amarvi". Certamente noi alunni sappiamo sfruttare benissimo determinate situazioni, inoltre, siamo davvero bravi a spaventare i professori con i nostri test d'ingresso! Ma come possiamo riuscire ad azzerare tutto ciò che in 9 mesi abbiamo imparato, con soli 3 mesi di vacanza?!?! siamo studenti-prodigio!
I pomeriggi che in estate passavmo oziando o divertendoci con gli amici al mare, adesso non esistono più. Prima rientriamo in questa psicolagia meglio sarà per noi. Cari ragazzi detto così la scuola sembra una tortura, non preoccupatevi, se proprio non ne potete più di seguire la lezione ed avete bisogno di un momento di svago, riversatevi nei corridoi, a meno che non abbiate dei collaboratori scolastici complici. A tal punto non ci resta altro che accettare la situazione, convincerci che siamo solo alla seconda settimana, e iniziare con il proprio compagno di banco a scrivere il calendario dei giorni mancanti alle vacanze di NATALE! Buon anno scolastico a tutti, e non deprimiamoci troppo, siamo solo all'inizio!

sabato 22 settembre 2012



Ecco come gli Oblivion raccontano la storia tanto amata da noi studenti ,scritta da Manzoni,  dei PROMESSI SPOSI. Una versione esplosiva che si impegna a riassumere in soli 10 minuti i 38 capitoli che raccontano la travagliata storia di Renzo e Lucia, i due protagonisti. Ma adesso basta, la storia la conosciamo tutti, ascoltiamo ed evadiamo anche solo per 10 minuti da tutte le preoccupazioni. Buona visone e buon divertimento!!!

venerdì 21 settembre 2012

Una dolce merenda :P

Durante il pomeriggio facciamo tante attività; compiti, studio, sport, hobby... e arriva sempre quel momento in cui il nostro stomaco comincia a brontolare. Cosa fare? Questa è una ricetta facile facile che renderà più dolce la nostra giornata:

Semifreddo alla nutella 

Ingredienti:

Pavesini 
Una tazzina di caffè leggermente zuccherato
Mezzo litro di panna
3 uova
80 g di zucchero
400 g di nutella

 Procedimento:

Bagnate i pavesini nel caffè e adagiateli sul fondo e sulle pareti di un contenitore: fungeranno da base per il nostro dolce.
Montate le uova intere con lo zucchero, in un'altro contenitore la panna e aggiungetela al composto. Dividete il tutto in due parti; in una, aggiungete la nutella e mescolate.
Riponete questa crema scura sui pavesini, poi ricopritela con la restante parte della crema bianca.
Il dolce deve rimanere nel freezer per un paio d'ore, poi potrà essere servito e gustato.
Davvero buonissimo!

Ringraziamo una nostra amica per questa ricetta semplice e deliziosa.
Ora, non resta che provare a farlo! Buona fortuna e buon appetito!

martedì 18 settembre 2012

"La bellezza nasce dai limiti, sempre"

(A. D'AVENIA)

I Leanson: mai fidarsi delle apparenze!


Il cielo era in una pozza d’acqua che il vento lambiva alla superficie, creando lievi increspature che luccicavano come diamanti alla luce del sole. Matt era rapito da quello spettacolo, chiedendosi perché non si fosse mai soffermato a guardare l’acqua che scorreva nelle fontane nei caldi giorni d’estate. In realtà, non si fermava mai a pensare troppo a lungo, quando era in città; ogni cosa richiedeva la sua attenzione e questioni futili occupavano gran parte del suo tempo, perciò non gliene restava molto a disposizione per sé. In quell’isola lontana dal mondo, invece, di tempo ne aveva tanto e completamente libero, dipendente esclusivamente da lui: aveva voglia di stare semplicemente seduto su una panchina all’ombra di un grande ulivo, ebbene l’avrebbe fatto.
Non vi era anima viva intorno alla piazza del villaggio, perciò si sedette comodamente e cominciò a far scorrere lo sguardo da destra a sinistra. Dipingere le case di bianco aiutava a proteggerle dal calore estivo e Matt apprezzò molto la singolarità di quelle abitazioni, che sembravano piccole conchiglie bianche in una distesa di vegetazione. L’insieme era molto panoramico, ma era la fontana ad attrarlo maggiormente: sebbene non fosse protetta dai raggi solari, poteva sentire la freschezza dell’acqua che zampillava al suo interno. Era un suono rilassante e il ragazzo, con un sospiro, cedette al desiderio di sdraiarsi e chiudere gli occhi. La quiete era assoluta, il silenzio così rilassante: erano anni che non sentiva quella pace, che non rimaneva ad ascoltare se stesso. Lasciò la mente libera di vagare tra i suoi ricordi, recenti e lontani, tra le sue preoccupazioni, piccole e grandi, tra i suoi timori e tra le cose che lo rendevano felice.
Aveva diciotto anni ed era maggiorenne. Un uomo, secondo la legge, ma lui non si sentiva molto diverso dal ragazzo che era stato prima di quel compleanno così importante. Non si cresceva semplicemente perché l’età aumentava di qualche anno e Matt lo sapeva bene. Non era ancora pronto ad affrontare l’ultimo anno di liceo e non era pronto ad affrontare la scelta finale, quella dell’università. Non era pronto a decidere della sua vita, non era pronto a scegliere cosa fare nel suo futuro. Futuro, per gli adulti sembrava così facile immaginarlo; usavano quella parola così spesso nei loro discorsi da aver perso di vista il suo reale significato. Per lui era qualcosa di inconcepibile e rideva, se pensava che la sua idea di futuro si fermava a qualche anno. No, ormai era finito il tempo di quelle scelta a breve termine; lo aspettava la scelta, quella che avrebbe davvero condizionato la sua vita. Ma come poteva farla, in base a semplici consigli? Come poteva semplicemente sfogliare qualche opuscolo e decidere perché lo attirava il colore di qualche scritta? I suoi genitori si aspettavano tanto da lui, i suoi insegnanti sapevano che avrebbe dovuto fare qualcosa di importante, ma lui cosa voleva? Possibile che nessuno glielo avesse mai chiesto? E lui, se l’era mai chiesto?
Sbuffando, si rialzò dalla panchina. L’acqua continuava a scorrere e Matt sentì l’improvviso desiderio di vedere il mare. Era da tanto che non ammirava da vicino le onde infrangersi sulla sabbia e l’idea di rinfrescarsi con la brezza marina non gli dispiaceva affatto, perciò si ritrovò ben presto a camminare nei vicoli del villaggio, in cerca della strada giusta. Non sapeva quanto tempo ci stava impiegando, ma ormai aveva esaurito la pazienza, quando incontrò il primo essere umano da quando aveva messo piede fuori casa.
Era seduta sulla soglia di quella che probabilmente era casa sua e aveva gli occhi chiusi. Lunghi capelli color cioccolato le ricadevano a boccoli sulla schiena e sembrava essere addormentata. Matt si avvicinò con cautela, nel timore di svegliarla, per osservarla più da vicino.
« Che vuoi? » chiese lei all’improvviso, senza neanche aprire gli occhi.
Il ragazzo indietreggiò d’istinto, cercando di riprendersi dallo spavento.
« Scusa, pensavo che… »
« Che vuoi? » ripeté con impazienza.
Matt si sentì quasi offeso dal tono della ragazza e fu sul punto di andarsene, quando si ricordò il motivo per cui si era fermato da lei.
« Sono nuovo qui, tu invece sei un’abitante dell’isola? Sai dirmi dove devo andare per raggiungere la spiaggia? »
Quasi sperò che potesse aiutarlo, ma perse ogni speranza quando lei scosse la testa.
« Abito qui, sì, ma non posso aiutarti. »
« Scusa, ti ho chiesto solo di indicarmi la via. Non è difficile. » esclamò, irritato.
La ragazza, spazientita quanto lui, scansò una ciocca dei capelli dal viso e sbuffò.
« Non posso aiutarti. »
« Va bene, grazie tante! » gridò, allontanandosi.
“ Che maleducazione ”, pensò Matt. In fondo, non le sarebbe costato proprio nulla dirgli la via per raggiungere la spiaggia. Cercando di reprimere l’irritazione, continuò a provare e riprovare quando finalmente scorse Nathalie e Martin, intenti a parlare.
Martin lo salutò con calore, ma sua sorella lo fissò arrabbiata, incolpandolo di aver distrutto uno dei momenti di intimità con quello che un tempo era stato il suo miglior amico.
« Ehi Matt, dove vai a quest’ora del pomeriggio? »
« Volevo andare in spiaggia. Voi? »
« Anche noi! Andiamo allora? » chiese Martin, entusiasta.
Nathalie avrebbe tanto voluto gridare a suo fratello di cercarsi altre persone con cui andare in giro, ma si mostrò lo stesso entusiasta e lodò la meravigliosa idea del ragazzo, lanciando un’occhiataccia a Matt.
« Sai se ci sono ragazzi della mia età sull’isola? » chiese quest’ultimo a Martin, intuendo i pensieri di sua sorella.
« Sì, se vuoi dopo te ne presento qualcuno. » acconsentì, facendo strada verso il mare.
« Ho incontrato una ragazza prima, ma non mi è sembrata molto amichevole. »
Molto amichevole era un modo gentile per non descriverla come una vera maleducata. Non l’aveva mai guardato in faccia mentre gli parlava e a Matt questo non era piaciuto affatto.
« Una ragazza hai detto? Capelli lunghi castani? » domandò Martin, pensieroso.
« Sì. Era seduta sulla porta della casa nella strada che abbiamo superato poco fa. »
All’improvviso, il ragazzo capì e la sua espressione si fece seria.
« Si chiama Lili. »
« Lili? Poco incline a dare indicazioni. Le ho chiesto come raggiungere la spiaggia, ma non mi ha aiutato. » esclamò Matt, che si sentì di nuovo irritato al solo ricordo dell’accaduto.
Martin gli sorrise debolmente.
« Lilibeth non poteva aiutarti davvero. È cieca. »

Vampiri, scuola e... amore



Per gli amanti del fantasy e in particolar modo dei vampiri, la saga di Evernight è decisamente la scelta giusta. Anche per Bianca, la protagonista della serie di quattro romanzi, è il primo giorno di scuola nell'inquietante accademia di Evernight, una scuola speciale dove insegnano i suoi genitori e che nasconde un grande segreto. Durante il suo vagabondare nei boschi intorno alla scuola, incontra Lucas: tra di loro nasce subito qualcosa di speciale che però è ostacolato dalla loro natura e dalle loro famiglie. Una storia avvincente e per nulla scontata, capace di tenerci incollati alle pagine per ore e ore. Una storia d'amore, di segreti, d'amicizia e con quel pizzico di soprannaturale che rende tutto molto più interessante.

lunedì 17 settembre 2012

Estate dei Negramaro è uno dei brani che  preferisco di questo gruppo musicale italiano. Nonostante sia uscito anni addietro, ha continuato ad accompagnarmi durante questa estate. Per quanto il testo di tale singolo appaia scontato, ancora una volta ha attirato la mia attenzione, invitandomi  a fermarmi e riflettere sul suo significato. Ora vi scriverò le mie riflessioni.

In bilico
tra santi e falsi dei
sorretto da
un'insensata voglia
di equilibrio
e resto qui
sul filo di un rasoio
ad asciugar
parole
che oggi ho steso
e mai dirò

non senti che
tremo mentre canto
nascondo
questa stupida allegria
quando mi guardi

non senti che
tremo mentre canto
è il segno
di un'estate che
vorrei potesse non finire mai

in bilico
tra tutti i miei vorrei
non sento più
quell'insensata voglia
di equilibrio
che mi lascia qui
sul filo di un rasoio
a disegnar
capriole
che a mezz'aria
mai farò

non senti che
tremo mentre canto
nascondo
questa stupida allegria
quando mi guardi

non senti che
tremo mentre canto
è il segno
di un'estate che
vorrei potesse non finire mai

in bilico
tra santi che
non pagano
e tanto il tempo
passa e passerai
come sai tu
in bilico e intanto
il tempo passa e tu non passi mai
nascondo
questa stupida allegria
quando mi guardi

non senti che
tremo mentre canto
è il segno
di un'estate che
vorrei potesse non finire mai!


Ho scelto di parlarvi di questa canzone perchè sento che rispecchia molto il mio essere.
In questo periodo sono continuamente in bilico, sospesa nel vuoto completo, a sorregermi c'è solo un'insensata voglia di equilibrio. Insensata perchè l'equilibrio porta alla disgregazione dell' Io. Quello stato di assoluta perfezione che vieta errori, impedendoti di vivere. Resti sorretto su quel filo, in equilibrio, ma mai trovi il coraggio di sbilanciarti, così, vorresti pronunciare da sempre quelle parole che però ti restano in gola, incapaci di uscire, perchè quella voglia di equilibrio ti imprigiona. " Non senti che tremo mentre canto, nascondo questa stupida allegria quando mi guardi".Esprimere se stessi attraverso le emozioni non è più possibile, si nasconde l'allegria per paura di perderla.
" In bilico, tra tutti i miei vorrei, non sento più quell'insensata voglia di equilibrio, che mi lascia qui a disegnar capriole che a mezz'aria mai farò". Poi finalmente arriva quella voglia di riscatto, quella voglia di 'vorrei', di desideri, di sentirsi vivi; quella voglia di vita non mi fa sentire più costretta ad essere in equilibrio.L'equilibrio è paura, si è sospesi nel vuoto completo e dal momento che rinunci al tuo equilibrio, rinunci alla sicurezza. Eppure questa ossessionata mia ricerca di sicurezza mi permette solo di sopravvivere. ' Essere sicuro è venderti a rate, costruire una corazza al cuore, lasciare che tu perda le passioni, essere sicuri è sopravvivere. Non ci sono errori, non ci sono ferite, non ci sono cure, non ci sono rimpianti, non ci sono sentimenti.
Lasciamoci cadere in quel vuoto, anche solo per qualche attimo, cosìcchè da non poter essere più prigionieri della paura, viviamo la nostra vita, buttiamoci nell'ignoto e cerchiamo di salire senza corda, che corra il sangue nelle vene, piangiamo per i nostri errori, rialziamoci; sopravvivere è essere morti.



















Ricominciare... che fatica

Oggi è stato il primo giorno di scuola per noi e per molti altri ragazzi, che hanno atteso con gioia e preoccupazione questo momento. Quanto è stato difficile spegnere la sveglia alle 7 del mattino e lasciare il nostro comodo letto! Indossare i jeans, le scarpette, la maglietta, per poi ritornare in camera e cambiare completamente abiti, in modo da essere perfetti... già, perchè la prima impressione conta moltissimo e almeno il primo giorno mostrarsi ordinati e attenti all'abbigliamento è essenziale ;) ! Lo sanno soprattutto le ragazze, che hanno trascorso tantissimo tempo davanti allo specchio ad acconciare i capelli e a sistemare il trucco... Per poi accorgersi di aver fatto tardi e correre, con il diario e una penna in mano ( i vantaggi del primo giorno: niente zaino pesante! ) giù per le scale e dritto a scuola. Che emozione varcare i cancelli e partecipare alla gara per l'ultimo banco! Emozione, certo, ma anche tanta amerezza per chi siede al primo posto. Esplosione di gioia, invece, per chi è riuscito a sedersi dietro e già pensa ai primi stratagemmi per trascorrere indisturbato il resto dell'anno. Rivedere i nostri compagni di classe è stato meraviglioso, come anche conoscere i nuovi; e poi ci sono anche loro, i prof. Qualcuno che speravamo fosse trasferito ed è rimasto, qualcun altro che è felice di scoprire che la nostra avventura insieme non è finita e altri ancora che purtroppo ci hanno lasciato. Tanta tristezza nello scoprire che uno dei nostri insegnanti preferiti non sarà più con noi, che non studieremo più la sua materia così volentieri, così felici di poter combinare lo studio alle nostre passioni... é iniziato un altro anno di scuola e già c'è chi si è pentito di non aver prolungato ancora le vacanze. Noi siamo tra quelli che già preparano il conto alla rovescia.. e voi? :D

lunedì 10 settembre 2012

I Leanson: finalmente a casa!


Il profumo del mare era ciò che era mancato di più ai ragazzi ogni volta che avevano dovuto abbandonare l’isola e tornare a casa. Era ciò che, invece, caratterizzava la piccola villetta immersa nel verde che affittavano ogni anno. Marshall era stato deciso quando l’organizzatore di viaggi gli aveva chiesto se avrebbero voluto trascorrere l’estate in un hotel o in una abitazione in affitto; e lui gli aveva risposto che avrebbero soggiornato solo e unicamente in quella casa, o in nessun’altra. Era stato molto fortunato perché non c’era nessun altro interessato, ma ai ragazzi Leanson adesso era chiaro il perché.
L’abitazione era piccola, decisamente troppo piccola per una famiglia numerosa come la loro, e quella che loro ricordavano come una facciata antica, deliziosa e semplice, in realtà era stata trasformata dal tempo in qualcosa di vecchio e abbandonato. L’intonaco, senza la luce del sole ad abbagliarlo, era molto meno bianco di come lo era stato anni prima e addirittura era rovinato in alcune parti. La natura era avanzata con prepotenza e le radici degli alberi avevano ormai rovinato l’ingresso, mentre piante rampicanti era cresciute dappertutto, inglobando la casa stessa in alcuni punti.
« Questo posto è… è … » comincio a balbettare Nathalie, con l’aria di chi sperava di veder sbucare i cartelli con scritto “ scherzi a parte ” da un momento all’altro.
« Proprio come lo ricordavamo! » completò Matt, dandole una gomitata.
La ragazza lo guardò irritata, posando a terra le sue valigie, pronta a gridare al mondo ciò che pensava di quel postaccio pieno di insetti e umidità, ma poi capì perché suo fratello le aveva impedito di continuare.
Marshall e Petunia guardavano estasiati l’abitazione: erano incantati dalla sua bellezza, dai ricordi che tornavano loro in mente, da ciò che era loro familiare. Anche Dan e Josy la fissavano a bocca aperta, sorpresi da tutto quel verde e dalla particolarità della loro casa per quell’estate.
« Guarda, Petunia, qui Nathalie ha imparato ad andare in bici quando ha compiuto sette anni. Ricordi quando cadeva e si rialzava, decisa a ripartire? Sei sempre stata così testarda… » esclamò, rivolgendo un gran sorriso a sua figlia.
Suo malgrado, anche lei sorrise, ingoiando tutti gli insulti su quel posto e la sua frustrazione. Si vedeva da lontano che ai suoi genitori piaceva ancora, che tenevano un mondo a quelle mura perché racchiudevano una parte della loro esistenza, quella in cui erano cresciuti divertendosi insieme.
Matt le fece l’occhiolino, segno che approvava la sua condotta, e guardò in silenzio i suoi mentre infilavano la chiave nella serratura.
Marshall e Petunia si guardarono soddisfatti quando la porta si aprì, rivelando l’interno. Anche quello era solo la brutta copia, rimpicciolita e invecchiata, del salone che era nei loro ricordi, ma Nathalie e Matt tennero nuovamente le loro considerazioni per loro, lasciando che Josy e Dan provassero ciò che loro avevano provato le prime volte.
« Ragazzi, non è meraviglioso? » esclamò entusiasta Marshall, posando le valigie in un angolo.
« Fa caldo. » mormorò Josy, posando Impi in un angolino della stanza lontano dagli scottanti raggi del sole.
« Ci sono troppi insetti. » replicò Petunia, allontanando le mosche da lei e Dan.
« Non c’è spazio per tutti. » osservò Matt, guardando con sospetto il piccolo tavolino della sala da pranzo.
« Niente tv? » domandò sconvolta Nathalie, attenta a non toccare nulla.
Marshall sospirò e alzò gli occhi al cielo.
« Josy, fa caldo perché questa casa è stata chiusa per tanto tempo. Petunia, metteremo delle zanzariere e aggiusteremo quelle rotte. Matt, pranzeremo fuori, tutti insieme. E Nathalie, per amor del cielo, sei circondata da un paradiso naturale con mare, monti, fiumiciattoli e tanto altro e pensi alla tv? » aggiunse, guardando con aria grave quella famiglia così attaccata al mondo delle comodità. « Questo renderà meravigliosa quest’estate: le attività all’aperto, le escursioni, le nuotate a notte fonda! Riuscite a crederci? »
Per l’ennesima volta, il suo entusiasmo non fu contagioso. Solamente Petunia annuì, cominciando a disfare le valigie.
« Ragazzi, purtroppo ci sono solo due camere da letto. In una dormiremo noi e Dan, nell’altra due di voi. Il terzo dovrà sistemarsi sul divano. Adesso scegliete pure in maniera civile… »
Petunia non completò neanche la frase, poiché i tre ragazzi erano partiti a gran velocità su per le scale, impegnati in una competizione selvaggia per aggiudicarsi i due soli letti disponibili. Convinta che il suo intervento fosse necessario, pregò anche suo marito di seguirla di sopra per placare le urla che invadevano quella che fino a poco tempo prima era stata una tranquilla e silenziosa villetta nella quiete della natura.
« C’ero prima io! » gridava Josy, mentre lanciava la borsa di Nathalie per terra.
« Io! » ribadiva la sorella, sdraiandosi sul letto.
« Prima lei. » esclamava Matt, piegato in due dalle risate, seduto sul suo letto accanto alla finestra.
Petunia gli lanciò un’occhiataccia, incolpandolo di non essere intervenuto a dividere le due sorelle, che ormai cominciavano a spingersi l’un l’altra giù dal letto.
« Josy e Nathalie: smettetela immediatamente. ! »
L’apparizione di Marshall fece cessare immediatamente ogni combattimento. Le due ragazze si guardavano con aria di sfida, in attesa che il loro papà dichiarasse la vincitrice, mentre Matt continuava a ridere e ad incitarle l’una contro l’altra.
« Basta! Petunia, metterò Matt e Nathalie insieme in una stanza solo quando vorrò far demolire questa casa! » affermò, chiedendo l’approvazione di sua moglie. « Ragazze, dormite voi insieme. Matt, sei il fratello maggiore: dovresti essere un gentiluomo e cedere alle due signorine il posto. »
Il sorriso sparì dalla faccia del ragazzo, che si alzò disperato, borbottando scuse di ogni tipo. Dopo pochi minuti, si rassegnò. Suo padre era irremovibile quando prendeva quelle decisioni e con l’aria sconfitta prese i suoi bagagli e passò davanti a Josy e Nathalie, tornate miracolosamente amiche per la pelle, diretto in salotto. Fu proprio a loro due che indirizzò un gestaccio, che fortunatamente né Marshall né Petunia videro, mentre prendeva la cesta di Piton e scendeva le scale, seguito da tutti.
« Adesso aiutateci tutti a dare una pulita a questo posto! » esclamò Petunia, sistemando Dan nel girello.
Matt, che già non ne poteva più della confusione, alzò le mani, dirigendosi all’ingresso.
« Io esco a fare due passi! »
Nathalie lo seguì in fretta, scansando una scopa che sua madre le aveva dato. Josy, nel timore di dover fare pulizie e incontrare qualche bel ragnetto odioso, corse a raggiungere suo fratello e sua sorella.
« Vado anch’io! »
« Tornate qui! » gridò Petunia, già pronta con il suo grembiule delle pulizie.
I suoi tre figli erano già lontani e cercavano di uscire dal boschetto di erbacce che era diventato il giardino.
« Bene, io cerco Martin. » dichiarò Nathalie, proibendo categoricamente ai due di seguirla.
« Io cerco fiori qui intorno. » annunciò Josy, lanciandosi su una pianta di fiorellini rosa.
« Io cerco qualcuno che respiri e cammini nel raggio di un chilometro. Buona fortuna a tutti e tre. » mormorò Matt, con le mani in tasca, dirigendosi verso i sentieri ancora inesplorati di quell’isola.

domenica 9 settembre 2012

Vi proponiamo, oggi, un lavoro particolare che abbiamo realizzato durante lo scorso anno scolastico. Il lavoro parla dell'acqua, della sua importanza, e si distacca dal canonico concepimento delle ricerche.
Ci è stato donato, da una persona per noi molto importante, un metodo di studio fantastico, grazie al quale imparare è diventato un piacere; infatti, una volta assegnatoci l'argomento-studio, abbiamo avuto piena libertà per quanto riguarda la realizzazione e l'esposizione alla classe. Ognuno ha così potuto dar sfogo alla propria fantasia, e noi in particolare abbiamo riscoperto una vera e propria passione, che è scrivere, e che oggi siamo qui a condividere con voi.
Non ringrazieremo mai abbastanza la persona che ci ha donato così tanto, e vogliamo trasmettere anche a voi questo importante metodo di studio. Oggi vedremo come scrivendo si può imparare e divertirsi.



L' acqua

Nel mezzo del cammin della sua vita
si ritrovò per una strada sconosciuta,
quel maledetto cammello la diritta via aveva perduta.
Fatti non foste a fidarvi dei cartelli
ma per seguir virtute ed esperienza.
" Camminare pallido e assorto,
sotto questo sole sono quasi morto"
D'in su la vetta della duna antica
filosofo solitario, nel deserto
imprecando vai, finchè non trovi la via.
Ma sedendo e mirando
interminati spazi al di là della duna
Cocceio il filosofo una luce vide
e di seguirla decise.
"Ah quanto a dir qual era è cosa dura
questa ricerca dell'acqua pura.
Per questa via si va ne le fonti eterne,
per questa via si va accompagnato da lucerne,
per questa via si va illuminando la mente.
Chiare, fresche e dolci acque!"
Ed ecco verso di lui venir da dune
un vecchio bianco per antico pelo
gridando: " Guai a te, filosofo anziano!"
E così disse Cocceio.
" Verrà la morte e non avrà i miei occhi,
questa morte che ci accompagna dal mattino
alla sera, insonne, sorda,
vedi chi se la scorda!"
Ma guardando bieco l'anziano con parola rapida disse:
" Ah vestito di spudoratezza, avido di giovinezza,
come può volentieri lasciarti passare il custode dell'acqua pura?"
Davvero non per l'eterna giovinezza Cocceio era venuto
a cercar qui,
ma per scoprire il mistero che da tempo i suoi antenati avevano tramandato.
" Taci. Su la riva della sorgente non odo parole".
" Oh vecchio" disse " che per cento miglia perigli
sono giunto all'occidente,
a questa tanto picciola sorgente non vogliate
negar l'esperienza
che concedete a così poca gente!"
E fino che il sole saliva nel mezzo del cielo,
d'ambe le parti volavano insulti.
E già erano alla fine,
quando il custode gettò le armi e tornò mite.
" Spesso il male di vivere ho incontrato
ma poi tu, vecchio strampalato
con un cammello mal conciato
il pensier mio hai cambiato"
Stanco di lottare,
il custode lo fece così passare,
e Cocceio prese quindi a cantare.
" Filosofo ricco di conoscenza, aiutami o Musa,
che a lungo vagai dopo aver deciso di svelare
dell'antica fonte il mistero.
Di molti uomini le città vidi e conobbi la mente,
un'odissea patì viaggiando per cercare la sorgente.
Ma cosa nasconde questa fatal fonte
che a sentir dire dona l'eterna giovinezza?
Anche a me dì qualcosa dei misteri di Sorella acqua,
la quale è molto umile et pretiosa et casta".
Tanto facile e tanto breve la ricerca sua
gli era sembrata
che neanche una ' fiesta' con lui aveva portata.
" Forse perchè della fatal fame
tu sei l'immago a me sì caro vieni, o frutto".
Così disse afferrando una deliziosa pera
quando ormai era già calata la sera.
Quanta vita, quanta bellezza attorno a quel ruscello
e il filosofo capì che il luogo della fonte era quello.
" Laudato sii, mi Signore, per sora nostra madre Terra,
la quale sustenta et governa
e produce diversi frutti con coloriti flori et herba".
Cocceio ormai stremato
fu così illuminato,
e con una perla di saggezza
fece a noi chiarezza.
" Il viaggio fu pieno di travagli
ma ora verranno le stelle, le tacite stelle.
Le cose che avevo credute non le credo più.
Acqua, fonte di giovinezza, altro non è che vita.
La giovinezza è costituita da ciò che le sta intorno:
fiori, pini irti,ginestre fulgenti di fiori accolti,
ginepri folti di coccole aulenti, mirti divini.
Nostro dovere è saperla custodire per non perderci
il bene più prezioso che abbiamo in questa Terra"
Perciò dal racconto ora enunciato,
carpite, o gente, il messaggio lanciato:
chiudete il rubinetto e badate che non si versi
nessuna goccia
e preferite al bagno la doccia.
L'acqua in bottiglie di plastica non prendete
perchè molto più inquinamento produrrete,
per non parlare dei soldi che sprecherete.
Se poi i depuratori decidete di usare
prima o poi il filtro dovrete cambiare.
Perchè solo se risparmiamo
il mondo noi salviamo.
Un applauso e per oggi è tutto,
questo è della produzione l'ennesimo frutto!

sabato 8 settembre 2012

Cerchiamo un significato nelle nostre canzoni!

Chiamami ancora amore- Roberto Vecchioni

E per la barca che è volata in cielo
e i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare.

Per il poeta che non può cantare,
per l'operaio che ha perso il suo lavoro,
per chi ha vent'anni e se ne sta a morire,
in un deserto come in un porcile;

E per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perchè stanno uccidendoci il pensiero

Per il bastardo che sta sempre al sole,
per il vigliacco che nasconde il cuore,
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore

Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore,
che questa maledetta notte dovrà pur finire,
perchè la riempiremo noi da qui, di musica e parole
Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore,
che in questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono,
difendi questa umanità, anche restasse un solo uomo.
Chiamami ancora amore, chiamami ancora amore, chiamami sempre amore.

Perchè le idee sono come le farfalle,
che non puoi toglierli le ali,
perchè le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali;

Perchè le idee sono gocce di madre,
che credevamo di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo

Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore,
che questa maledetta notte dovrà pur finire,
perchè la riempiremo noi da qui, di musica e parole
Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore,
che in questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono,
difendi questa umanità, anche restasse un solo uomo.
Chiamami ancora amore, chiamami ancora amore, chiamami sempre amore.

Una perla della musica italiana. Per tutti coloro che credevano di aver perso i grandi cantautori, eccone uno, Roberto Vecchioni, che ha riscosso gran successo al festival della musica italiana, affermando il suo stile dimostrando ai cantanti di nuova generazione e all'Italia intera che musica e poesia sono arte e che insieme sono un duo vincente!

Ripercorrendo il testo di questa canzone, ci siamo imbattuti in alcuni versi sui quali è bello riflettere per comprendere quanto scritto. E' indubbio che in questo brano l'autore abbia voluto esprimere il suo rammarico e  dispiacere nei confronti della società odierna che affoga nel suo stesso benessere, società senza ideali e senza valori. Si appella più volte a noi giovani, e secondo un nostro parere, sono quelli i versi più belli di una completa liberazione d'animo. " per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero, così belli a gridare nelle piazze perchè stanno uccidendoci il pensiero"; questo passo si commenta da solo, esplicitando le speranze di un uomo che crede nella purezza dei giovani che hanno la forza di combattere per i propri ideali, e che non si arrendono a chi, con la forza, cerca di mettere a tacere il pensiero.
Anche a noi, piace pensare che i giovani combattano ancora perchè un giorno, in futuro, ogni uomo possieda la libertà, al giorno d'oggi instabile, perchè è legata insieme alla libertà un diritto iviolabile per ogni uomo, in teoria, ossia la dignità. Nessun uomo deve essere privato della propria dignità, e il modo migliore per farlo è non rinunciare al proprio pensiero.

" Perchè le idee sono come le farfalle che non puoi toglierle le ali, perchè le idee sono come le stelle, che non le spengono i temporali; perchè le idee sono gocce di madre che credevamo di aver perso, e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo". Altri versi stupendi in un testo anch'esso meraviglioso. Si ritorna al pensiero, quindi alle idee; inevitabile che nascano e crescano in ogni uomo e inevitabile che qualche tormenta le scuota, importanti per l'uomo e meravigliose come il sorriso di Dio.

E' importante capire quale messaggio l'autore della canzone ci abbia voluto trasmettere, quale poesia, quale racconto è venuto a narrarci, riflettere piacevolmente, perchè le canzoni molto spesso sono segreti di vita.

venerdì 7 settembre 2012

Si ricomincia... :)

Ormai è iniziato settembre: quelli che ci erano sembrati tre lunghi mesi estivi di vacanza sono trascorsi in fretta ed eccoci qua, giunti all'inizio di un nuovo anno scolastico con la voglia di ricominciare ( si spera! ) . Rincontrare i nostri compagni di classe, rivedere vecchi insegnanti e conoscere i nuovi, scambiare le nostre esperienze estive, raccontare le nostre avventure, aprire i quaderni nuovi e posare la penna su quel foglio bianco dopo tanto tempo, sono tutti momenti tanto attesi e tanto temuti.
Da un lato, la voglia di rincontrare i propri amici e accorgersi che in fondo ci erano mancate tutte quelle ore in classe passate insieme; dall'altra, il timore di ricominciare, di abituarsi alle nuove situazioni e la paura di dover affrontare un altro impegnativo anno a scuola.
E perchè no, anche la malinconia di quei meravigliosi pomeriggi estivi trascorsi a divertirsi, in spiaggia o a casa, con un gelato o in compagnia di un buon libro.
Tuttavia, non c'è emozione più grande di rivedersi il primo giorno tra i banchi di scuola con gli zaini, i libri, i quaderni e i diari nuovi, sorridere alle persone che condivideranno con noi quest'avventura dalla durata di nove mesi e scherzare insieme a loro su quanto l'estate ci abbia cambiati o meno.
Non c'è emozione più grande, qualsiasi scuola si frequenti, che varcare la porta di ingresso e dare inizio alla "corsa agli ultimi posti". Quante risate, quante piccole e grandi esperienze che ci aspettano!
Se pensiamo a ciò, l'inizio della scuola non sarà così negativo e cominceremo ad ammettere che, in fondo, anche tutto ciò ci era mancato.
Perciò buon anno scolastico a tutti, sia a chi ha già cominciato, sia a chi come noi deve ancora farlo !

lunedì 3 settembre 2012

Eccone un'altra! SUMMER PARADISE dei Simple Plan. "ParadisoDell'Estate" il titolo tradotto del singolo, scritta per tutti coloro che in vacanza hanno trovato il proprio paradiso, dalla ragazza/o dell'ombrellone di fianco, allo stesso posto in cui si è speso un breve, ma intenso tratto della nostra vita. Quel luogo sarà destinato a diventare un diario, un album fotografico che ha immortalato le nostre emozioni, i nostri momenti, le nostre esperienze. Alcuni di noi vengono traditi dal pianto, lacrime preziose che svelano il nostro essere, altri accennano un sorriso cercando di nascondere l'amarezza che si prova nel dover lasciare quella realtà per ritrovarne un'altra, ma vengono traditi dalle emozioni scritte negli occhi; le parole mentono, lo sguardo è il riflesso delle emozioni che abbiamo paura di affrontare.
" Io ricordo ogni tramonto, io ricordo ogni parola che tu hai detto, non ci saremmo mai detti addio cantando lalatatata.Dimmi come tornare indietro e ritornare al paradiso dell'estate con te e sarò lì in un battito"...

I Leanson: sbarco all'isola!


L’isola era piccolissima rispetto a ciò che ricordavano Matt, Nathalie e Josy, ma sorprendentemente sconosciuta per Dan. La sabbia che circondava quel piccolo paradiso sull’oceano era bianchissima e lucente, così come le acque trasparenti e limpide che la circondavano. Petunia e Marshall sospirarono di gioia riconoscendo da lontano l’abitazione che prendevano in affitto negli anni in cui avevano trascorso lì le vacanze: di un bianco incredibilmente bianco, che brillava a chilometri di distanza, distinguendosi nella macchia di abeti e altre case che era quell’isola.
I ragazzi Leanson l’avevano battezzata Isola che purtroppo c’è, beffandosi del luogo comune della storia di Peter Pan, perché, aveva spiegato Nathalie, se non ci fosse stata, avrebbero trascorso vacanze migliori. A Matt mancavano i suoi amici, a Nathalie le persone con cui ascoltare pettegolezzi e dipingersi le unghie, a Josy le sue belle bambole lasciate a casa. L’unico che non sembrava essere affatto dispiaciuto del cambiamento era Dan; si era concesso una lunga dormita durante tutto il viaggio e si era svegliato solo quando Petunia, eccitata, aveva indicato terra in avvicinamento. Sorridendo, era rimasto incantato dai colori: il verde brillante della vegetazione, il bianco della sabbia, l’azzurro del mare, il rosso e il verde degli ombrelloni dell’unico vero lido di tutta l’isola… Marshall approvava con felicità l’entusiasmo del suo figlioletto e di tanto in tanto lanciava occhiate preoccupate agli altri tre figli, che sembravano del tutto indifferenti a quel magnifico panorama.
« Ecco, e anche l’ultimo segnale Internet si è spento. Siamo ufficialmente isolati dal mondo. » si lamentò Nathalie, spegnendo il suo cellulare rassegnata.
Matt sospirò, chiedendosi se esistesse almeno un televisore in quell’isola, o se avrebbe dovuto trascorrere il tempo a scacciare mosche, zanzare e insetti vari. Almeno Piton avrebbe gradito, pensò mentre il suo sguardo cadeva sulla cesta ai suoi piedi, dove il suo enorme pitone sibilava irritato.
« Addio divertimento… » mormorò rivolto a nessuno in particolare, con lo sguardo perso nella contemplazione passiva di un paesaggio da cartolina.
« Vi divertirete, ne sono sicura. » ribatté fiduciosa Petunia, cercando di rallegrare i suoi tre figli privi di entusiasmo.
Josy si limitò a voltare la testa dalla parte opposta, esprimendo con quel gesto tutto il suo disaccordo. Non si sarebbe sicuramente divertita senza le sue bambole e si sarebbe annoiata tantissimo, perciò aveva deciso di trascorrere tutto il tempo a far rimpiangere ai suoi genitori la loro decisione.
« Tra poco sbarcheremo, che emozione! » esclamò Marshall, mentre Dan balbettava contento agitando i pugnetti.
Nathalie afferrò la sua valigia e si avvicinò al bordo della barca, seguita da Matt con la cesta di Piton. Sentire il vento tra i capelli era una sensazione che aveva sempre adorato e doveva ammettere che quella brezza marina era qualcosa di incredibile, ma non avrebbe mai espresso quei pensieri ad alta voce, non con i suoi genitori nei paraggi. Non avrebbe mai ammesso che forse in quella vacanza e in quell’isola ci fosse qualcosa che la attirasse, come il mare e l’idea della natura incontaminata.
Si concesse un leggero sospiro, che non sfuggì a Matt.
« Se passi anche tu dalla loro parte, noi contro quest’assurda vacanza diventeremo la minoranza. » le mormorò, attento a non farsi sentire dai loro genitori.
« Mi piace il mare. L’ho sempre adorato, ma se sperano di convincermi si sbagliano. » ribatté con sicurezza, volgendo lo sguardo all’orizzonte.
Quella che prima stata una semplice macchia colorata nell’infinito dell’oceano, era diventata una grande isola dai contorni definiti. Nathalie riusciva perfino a scorgere i profili delle palme sulla spiaggia, il piccolo molo sul quale si infrangevano le onde, le sagome degli abitanti che si spostavano sul lungomare. Inevitabilmente, sorrise.
I ricordi riaffiorarono con facilità e si fecero largo nella sua mente come un fiume in piena: lei che faceva il bagno in quelle acque, lei che giocava con i castelli di sabbia, Matt che la cercava nella piccola foresta mentre giocavano a nascondino…
« Matt, un po’ sono contenta di esserci tornata… » mormorò a bassa voce, con le guance rosse dalla vergogna della confessione.
Il ragazzo, invece di deriderla, annuì impercettibilmente. Gli stessi ricordi di Nathalie lo stavano distraendo, facendogli dimenticare per un attimo il motivo del suo risentimento e della sua tristezza. Il sibilo irritato di Piton lo costrinse a tornare al presente e accarezzò distrattamente la testa del serpente nella cesta.
Finalmente l’imbarcazione giunse al porto e i passeggeri cominciarono a sbarcare.
« Ecco ci siamo! » gridò Petunia, raccogliendo tutti i suoi bagagli. « Si scende! »
Marshall chiamò a raccolta tutti i suoi figli e, tenendo in braccio Dan e per mano Josy, si apprestò a scendere, facendo attenzione agli scalini scivolosi.
« Attenti! Potreste sci… » cominciò, ma non fece in tempo a terminare la frase.
Con un grido di sorpresa, Nathalie scivolò sull’ultimo gradino e stava per cadere, quando qualcuno l’afferrò per un braccio.
All’improvviso, la giornata della ragazza fu illuminata dal viso di un bel giovane che la osservava preoccupato. Con un sorriso beato, si rimise in piedi e lo ringraziò, mentre cercava di calmare la sua famiglia accorsa a soccorrerla.
« Grazie. » ripeté, guardando con aria adorante il suo salvatore.
« Spero non ti sia fatta male, Nathalie. »
La ragazza si chiese come mai conoscesse il suo nome, ma all’improvviso qualcosa cominciò ad apparirle familiare: i capelli biondi, gli occhi verdi così particolari, la sua voglia sulla spalla…
La voglia a forma di nuvola…
« Martin? Sei davvero tu? »
Nathalie stentava a credere che il suo amico d’infanzia fosse diventato un tal bel ragazzo, soprattutto quando ripensava a tutta la confusione che aveva creato in sua compagnia, a tutte le loro marachelle, ai loro giochi un po’ folli.
Martin sembrò pensare lo stesso e lei ne fu sicura quando alzò la mano e la salutò come facevano quando giocavano ai pirati. Era un saluto particolare, solo loro… la fece sorridere e d’impeto gli strinse la mano, felice di aver incontrato una persona che conosceva e con cui avrebbe potuto trascorrere le sue giornate.
« Siete tornati qui per le vacanze? » chiese il ragazzo, aiutandoli con le valigie.
Marshall e Petunia lo salutarono, accogliendolo come un membro di famiglia.
« Sì, come ai vecchi tempi! »
Martin rivolse un gran sorriso a Dan, strinse la mano a Matt e si inchinò a Josy, baciandole la mano.
« Allora non rimane che dirvi bentornati sull’isola, signori Leanson! Vedrete, vi divertirete. » annunciò, sorridendo a Nathalie.
Quando l’aveva detto sua madre, non ci aveva creduto. Pronunciate da Martin, quelle parole assunsero un significato diverso. Sì, ora ne era sicura: si sarebbero certamente divertiti.
Questa è sicuramente una delle canzoni più ascoltate della nostra estate. WE ARE YOUNG, capolavoro del gruppo musicale FUN. Ovunque questo brano ha scosso le notti grintose dei giovani. " Questa notte siamo giovani", frase che si ripete a ritmo incalzante e che sembra guistificarci della quasi totale assenza di razionalità in una notte trascorsa da protagonisti. Chi non ha ripetuto a squarciagola il ritornello di questa splendida canzone, con gli amici su una spiaggia , o in una discoteca, o semplicemente per le strade della propria città, ricordando al resto del mondo che questa è la nostra notte.



Ascoltatela nuovamente, o magari per la prima volta. e abbandonatevi a lei, per ricordare a voi stessi che la vita non è fatta solo di doveri, ma anche di momenti di gioia e pieno divertimento. QUESTA NOTTE SIAMO GIOVANI!