E' passato un po' di tempo dall'ultimo post, un bel po' in realtà. Siamo state impegnate, tremendamente impegnate, ma ora che si avvicinano le vacanze di Natale, e con esse un po' di riposo, è rinata la voglia di scrivere. Capita mai a qualcuno di voi di sentire un desiderio, una gran voglia di fare qualcosa anche se non si sa bene cosa? A me capita dopo aver letto un libro. Sarà perché al centro di una storia c'è sempre azione, sarà perché sono contagiata dai valori dei protagonisti, chissà... intanto mi ritrovo a sognare ad occhi aperti, a sperare di poter fare qualcosa, qualcosa che mi faccia sentire viva e parte di un universo più grande. Sono un'inguaribile sognatrice, ma una persona meravigliosa mi ha insegnato che è sempre giusto seguire i propri sogni, dedicarsi a ciò che ci piace fare, non perdere la speranza...
Il mio desiderio, in questo momento, è semplicemente capire cosa desidero realmente. Sembra un gioco di parole, ma in realtà è così.
Intanto, non posso far altro che passare da un mondo di carta ad un altro, da un universo in cui è la magia a dar vita ad ogni cosa ad un altro in cui è la guerra a dominare, da una storia d'amore ad un racconto di un viaggio verso mete lontane. Leggere di altri, per conoscere se stessi..
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mercoledì 18 dicembre 2013
venerdì 18 ottobre 2013
Sentirsi inferiori a qualcun altro è la peggiore delle sensazioni. E se a provarla è qualcuno che non ha mai sentito la necessità di creare ordini e gradi è davvero la fine del mondo. Cosa c'è che non va in me? Cosa è cambiato? Prima sentivo di avere la forza di fare ogni cosa, se solo avessi voluto. Adesso mi è rimasta solo la delusione di scoprire che non sono neanche più in grado di fare ciò che facevo. Che cosa sono ora? Perché adesso c'è qualcuno che sta avanti a me quando sono sempre stata sua pari? Non faccio nulla di diverso da prima. Non è più abbastanza? Cosa rimane nella vita di una persona che ha creato il suo universo su determinate certezze se quelle certezze vengono meno?
Perché crescere è tanto difficile, perché vivere lo è ancora di più?
Perché crescere è tanto difficile, perché vivere lo è ancora di più?
lunedì 1 luglio 2013
Passatempi estivi :)
Buon pomeriggio a tutti! Oggi è primo luglio; è un po' strano, visto che ci sembra che la scuola sia finita ieri! Certo si sa che il tempo passa in fretta quando ci si diverte, ma così è un po' troppo in fretta non trovate?!?
Comunque, meglio essere ottimisti: abbiamo ancora tantissimo tempo per dedicarci a ciò che ci piace! In questo periodo, ad esempio, mi sono improvvisata pittrice.
Un consiglio: se avete poca pazienza, o meglio se ne avete fino a quando qualcosa non va storto, la pittura non fa proprio per voi. Sembra facile fare uno schizzo e poi dipingerlo, ma vi assicuro che non lo è, specialmente se come me fate lo schizzo ma vi accorgete di avere solo due o tre colori e mezzo pennello, con i quali sperate di realizzare questo.
Una bella delusione, usare il verde al posto del nero e il rosa al posto del celeste! Poi i colori iniziano ad esaurirsi, e lì anche la tua pazienza e abilità finiscono per fare la stessa fine.
Tanto di rispetto per chi ha realizzato quadri come questo!
Comunque, l'importante è provare, no? Però ho capito che farò meglio a dedicarmi ai quaderni da colorare con i cartoni animati! Chissà, almeno quelli mi daranno soddisfazione!
Comunque, meglio essere ottimisti: abbiamo ancora tantissimo tempo per dedicarci a ciò che ci piace! In questo periodo, ad esempio, mi sono improvvisata pittrice.
Un consiglio: se avete poca pazienza, o meglio se ne avete fino a quando qualcosa non va storto, la pittura non fa proprio per voi. Sembra facile fare uno schizzo e poi dipingerlo, ma vi assicuro che non lo è, specialmente se come me fate lo schizzo ma vi accorgete di avere solo due o tre colori e mezzo pennello, con i quali sperate di realizzare questo.
Una bella delusione, usare il verde al posto del nero e il rosa al posto del celeste! Poi i colori iniziano ad esaurirsi, e lì anche la tua pazienza e abilità finiscono per fare la stessa fine.
Tanto di rispetto per chi ha realizzato quadri come questo!
Comunque, l'importante è provare, no? Però ho capito che farò meglio a dedicarmi ai quaderni da colorare con i cartoni animati! Chissà, almeno quelli mi daranno soddisfazione!
martedì 11 giugno 2013
Dov'è finita l'estate?
La scuola è finita. Non vedevamo l'ora di dormire fino a tardi, di stenderci sul divano e dire addio a tutto e a tutti, di dedicarci alle nostre passioni, di andare al mare, di uscire la sera, di metterci in shorts e canotte! Che bei propositi non è vero? Peccato siano stati pressoché impossibili da realizzare fino ad ora. Iniziamo ad analizzare la situazione: dormire è il sogno di ogni adolescente e dopo un anno di sveglia alle 6 ce lo meritiamo proprio di restare fino alle 12 nel letto! Nel mio caso non si può: forti della convinzione che il meglio della giornata si viva alle 7 e mezza, i miei sono decisi a rendermi l'estate un inferno. Incoraggiati dai nonni, che considerano le 8 un'ora scandalosa per alzarsi, non perdono occasione per svegliarmi con le scuse più banali, ma talmente banali che mi chiedo se davvero ci mettano tutta la loro buona volontà per trovarle.
" Altrimenti dormi troppo! "
Scusate un attimo: si può dormire troppo? Lo dicono anche i medici che dormire fa bene, aiuta la crescita. Che motivazione è? E poi scusate, ma se ci svegliamo presto non ci viene il mal di testa? Eh, purtroppo è la nostra parola contro la loro. Chissà perché, riescono sempre a vincere; certo, fino a quando non mi troveranno pazza di sonno e armata di una scopa!
Quindi, già il primo proposito salta; ma posso sempre stendermi sul divano a far nulla. Sarebbe troppo bello anche questo! No, i miei genitori sono convinti che io debba dare una mano in casa. Finché è una mano va bene, ma quando poi ti trasformano in un elfo domestico lì non ci stai più!
" Non fai niente dalla mattina alla sera! "
Saranno problemi vostri? Forse sono un po' dura, ma sono davvero stanca: dopo che apparecchi, sparecchi, lavi i piatti, pulisci la cucina, passi l'aspirapolvere per tutta la casa, lavi a terra cosa hanno il coraggio di dirti?
"Non fai mai niente bene. Non vedi che hai lasciato quel millimetro sporco? "
Roba da far diventare pazzi. Nemmeno un grazie, e poi sono quelli che da piccolo ti gridavano contro perché non dicevi quella parolina magica quando ti davano una caramella.
Lasciamo stare e passiamo oltre: dedicarci alle nostre passioni. Il problema è uno: sei così stanca,
così sconvolta dopo un durissimo anno scolastico che non hai proprio il coraggio di darti da fare! Però almeno qualcosina si può fare: il problema arriva per il prossimo proposito. Andare al mare.
Mio padre è nemico di qualsiasi posto debba essere raggiunto con un'automobile e impiegandoci più di cinque minuti. Risoluzione: tanta voglia di spiaggia, sole e bagni in acqua, nessun modo per fare ciò di cui ho voglia.
L'unica consolazione è il fatto che si muore dal freddo, ma ciò impedisce di metterci in pantaloncini e top. Quando mai si è arrivati all'11 di giugno con questo gelo? Da maglie a maniche lunghe e jeans pesanti.
Non se ne può più. Dov'è finita l'estate???
" Altrimenti dormi troppo! "

Quindi, già il primo proposito salta; ma posso sempre stendermi sul divano a far nulla. Sarebbe troppo bello anche questo! No, i miei genitori sono convinti che io debba dare una mano in casa. Finché è una mano va bene, ma quando poi ti trasformano in un elfo domestico lì non ci stai più!
" Non fai niente dalla mattina alla sera! "
Saranno problemi vostri? Forse sono un po' dura, ma sono davvero stanca: dopo che apparecchi, sparecchi, lavi i piatti, pulisci la cucina, passi l'aspirapolvere per tutta la casa, lavi a terra cosa hanno il coraggio di dirti?
"Non fai mai niente bene. Non vedi che hai lasciato quel millimetro sporco? "
Roba da far diventare pazzi. Nemmeno un grazie, e poi sono quelli che da piccolo ti gridavano contro perché non dicevi quella parolina magica quando ti davano una caramella.
Lasciamo stare e passiamo oltre: dedicarci alle nostre passioni. Il problema è uno: sei così stanca,
così sconvolta dopo un durissimo anno scolastico che non hai proprio il coraggio di darti da fare! Però almeno qualcosina si può fare: il problema arriva per il prossimo proposito. Andare al mare.
Mio padre è nemico di qualsiasi posto debba essere raggiunto con un'automobile e impiegandoci più di cinque minuti. Risoluzione: tanta voglia di spiaggia, sole e bagni in acqua, nessun modo per fare ciò di cui ho voglia.
L'unica consolazione è il fatto che si muore dal freddo, ma ciò impedisce di metterci in pantaloncini e top. Quando mai si è arrivati all'11 di giugno con questo gelo? Da maglie a maniche lunghe e jeans pesanti.
Non se ne può più. Dov'è finita l'estate???
domenica 9 giugno 2013
Per sempre giovani: Uno spiacevole episodio
Ed anche quest'anno scolastico è concluso. In quanti abbiamo atteso con ansia la chiusura, disperandoci tra le mille verifiche da preparare. Vi giuro, non avrei retto di più. Non mi era mai capitato di andare a scuola fino all'ultimo giorno, ma questa volta, qualcosa, o meglio qualcuno, me lo aveva fatto presagire. Già, perché avete presente le promesse che sanno fare i nostri ben amati insegnanti, sì, proprio quelle; quelle promesse che suonano di minaccia e che hanno il retrogusto di vendetta. Ecco, tenete presente una di quelle, aggiungete un'insegnante, non una qualunque, ma il mostro agghiacciante con il cuore di pietra e il ghigno perenne, magari di matematica, aggiungete un indice puntato contro e uno sguardo perfido, e potete ben capire perché son dovuta andare a scuola fino all'ultimo giorno. Avevo osato pronunciare le parole sbagliate di " mi vedrete fino al 31 maggio e non oltre", quando la sua maledizione si abbatté sulla mia persona: "Vedremo, e soprattutto quelli che intendono fermarsi al 31 come te, posso giurare che verranno fino all’8". Inutile dirvi che ad avere la meglio è stato il mostro. Mentre si pronunciava era calata una certa oscurità nella classe, e qualcosa faceva pensare ad un'incombente tempesta, il tipico clima delle maledizioni. Ma per fortuna è finita. Quest'anno è stato terribile! Ragazzi, volgo lo sguardo indietro allo scorso settembre e mi sembra che tutto sia passato troppo in fretta. Ho appena finito il terzo e realizzo che da qui a tre mesi circa, mi ritroverò ad affrontare il quarto anno. Vi confesso di avere un po’ di paura. Ho paura che mi sfugga il punto della situazione quando arriverà il momento di direzionare la mia vita, ho paura di sprecare il mio tempo, ho paura di perdere quella libertà di cui ora posso godere appieno, ho paura di imboccare strade sbagliate e di non poter tornare indietro. Tuttavia in questo periodo e in questo preciso istante, la mia paura più grande è quella di perdere i preziosi consigli e i meravigliosi discorsi di una persona molto speciale che sta aiutando me e la mia compagna a crescere. Non posso immaginare come sarà, quando a settembre quella persona non sarà più lì. Certo, "non dire gatto se non l'hai nel sacco" dice il proverbio, e nulla, appunto, mi assicura che effettivamente a settembre non ci sarà, più che altro è una speranza. Solo all'idea, mi manca già da morire. Che poi, come se fosse facile vivere in quella scuola di matti; se non fosse stato per questa "persona speciale" credo sarei cresciuta con i traumi, e credo seriamente che avrei rivelato già alla mia giovane età seri problemi mentali. E già, gente di tutti i tipi. Dai mostri senza cuore agli isterici patentati, da quelli che mettono le pellicce smanicate (cosa assurda, in quanto se metti la pelliccia dovrebbe fare freddo, d'altra parte se togli le maniche, non è un freddo da pelliccia) ai bidelli che si scocciano di aprire i bagni. E poi vi giuro, ce n'è una che davvero non dimenticherò mai. A vederla, sembrerebbe un'insegnante comune, preparatissima lo ammetto, ma quanti traumi deve aver subito nella vita per arrivare ad un tale punto di spossatezza mentale? Neanche Dio può saperlo. Non posso dimenticare quando uno sfortunato giorno toccò a me andare a fare il compito al banchetto attaccato alla cattedra. Inizio a fare il compito, tanta ansia, e un'adrenalina da panico. Inizio a scrivere le mie risposte, quando ad un tratto sento l'insegnante pronunciare sottovoce le parole "...è successo...". Alchè pensi ce l'abbia con te, e alzi lo sguardo per vedere di soddisfare la sua richiesta, ma niente, smette di pronunciarsi. Abbasso lo sguardo decisa a terminare il mio compito, consapevole di essermi sbagliata riguardo l'insegnante. Neanche scrivo mezza frase che l'insegnante torna a sussurrare quel terribile "...é successo...". Alzo di nuovo lo sguardo certa di aver ben udito le parole dell'insegnante, ma questa tace. Incontro così lo sguardo del mio sfortunato compagno di avventura che anch'egli avendo udito le parole dell'insegnante si era preoccupato seriamente. Andiamo avanti per un'ora con quel terribile "...è successo..." di sottofondo, e al termine ringrazio il Signore per aver posto fine a quell'esperienza agghiacciante. Io e il mio compagno tiriamo le somme, ed entrambi arriviamo alla soluzione di un possibile trauma infantile. Sono ancora scioccata, e sono convinta che quell'insegnante qualche giorno si spingerà oltre i limiti della ragione e darà finalmente prova della sua poca igiene mentale. Ne avrei di episodi assurdi da raccontare, ma non lo faccio, tanto sono convinta che voi ne viviate di peggiori. Alla luce di quanto detto, mi sorge spontaneo pensare come possa sopravvivere un giorno in quella scuola, se mancasse quella persona speciale di cui vi parlavo. Ansia, angoscia e depressione... credo che non resisterei!
Alcolici e giovani... basta pregiudizi!
Ammettiamolo: spesso gli adulti sbagliano. Troppo spesso, in realtà. E lo fanno soprattutto quando cercano di "proteggerti". A chi è venuto in mente di dire che gli adolescenti non possono bere alcolici? Non è bere un bicchiere di vino il problema: sono tre bicchieri ad essere preoccupanti. Cosa voglio dire? Che è l'eccesso che rovina, non il giusto mezzo.
Vi spiego: sono cresciuta con l'idea che gli alcolici fossero un biglietto di sola andata per l'inferno. Secondo i miei genitori, devo tenermi alla larga da ogni tipo di liquido che non sia acqua aranciata o coca cola ( Il caffè lo tollerano, ma giusto perché sanno che non mi piace ). Mi hanno sempre fatto credere che, bevendo un goccio di birra, sarei stata dannata per l'eternità, che gli alcolici sono un male per l'umanità al pari della droga e del fumo. Un po' esagerato, non credete? Insomma, un bicchierino di spumante non ti uccide; non bisogna fare un dramma perché sei minorenne.
Quello che cerco di farvi capire è che sarebbe meglio sensibilizzare gli adolescenti a non bere "troppo", non a non bere e basta. Tanto si sa che è impossibile evitare che un bicchiere finisca nelle mani di un ragazzo, per quanto ci si possa impegnare: tanto vale dirgli di far leva sulla propria responsabilità e limitarsi ad uno massimo due.
In fondo, il discorso degli alcolici non è diverso, per esempio, dal discorso dei dolci: nessuno dice a qualcuno non devi mangiare una caramella, perché una non fa male. Proviamo a mangiarne cinque: la situazione cambia. Come ogni cosa, è il "troppo" ad essere negativo.
Vi racconto la mia esperienza: sono il tipo che guarda disgustata tutti gli adolescenti che sprecano la loro vita a bere per hobby. Anzi, guardavo così anche tutti quelli che bevevano solo un po' di birra. Poi, sono andata ad una festa. All'inizio rifiutavo tutti i bicchieri, qualsiasi fosse il loro contenuto, ma, quando ti ritrovi con il bicchiere mezzo pieno di spumante, fresco e frizzante, e un altro ricolmo d'acqua, liscia, caldissima, ti ritrovi davanti ad un dilemma: preferisci morire di sete o provare a berne un po' ? Ho bevuto l'acqua, e per mandarla giù mi ci è voluta tutta la determinazione del mondo. E adesso? Lo spumante mi spettava invitante. L'ho bevuto tanto per non tenerlo lì, nel bicchiere.
Mi sentivo in colpa? Da morire, ma la sete è sete. E poi era buono :)
Quindi, svuoto il bicchiere e lo poggio sul tavolo. Ecco che sbuca una cameriera che me lo riempie nuovamente: la guardo disperata, scuotendo la testa, ben sapendo del sacrificio che mi è costato bere il primo bicchiere.
Ora, qui entra in gioco il discorso di prima: ho bevuto un sorso, poi basta. Ci vuole autocontrollo, attenzione; certo che bere alcolici fa male, ma quando si esagera.
Non cresciamo i nostri figli nell'ignoranza completa: educhiamoli, facendo conoscere loro gli aspetti negativi, ma non precludendo loro quelli positivi.
Chissà, forse diminuirebbero gli incidenti e tanti altri problemi...
Vi spiego: sono cresciuta con l'idea che gli alcolici fossero un biglietto di sola andata per l'inferno. Secondo i miei genitori, devo tenermi alla larga da ogni tipo di liquido che non sia acqua aranciata o coca cola ( Il caffè lo tollerano, ma giusto perché sanno che non mi piace ). Mi hanno sempre fatto credere che, bevendo un goccio di birra, sarei stata dannata per l'eternità, che gli alcolici sono un male per l'umanità al pari della droga e del fumo. Un po' esagerato, non credete? Insomma, un bicchierino di spumante non ti uccide; non bisogna fare un dramma perché sei minorenne.
Quello che cerco di farvi capire è che sarebbe meglio sensibilizzare gli adolescenti a non bere "troppo", non a non bere e basta. Tanto si sa che è impossibile evitare che un bicchiere finisca nelle mani di un ragazzo, per quanto ci si possa impegnare: tanto vale dirgli di far leva sulla propria responsabilità e limitarsi ad uno massimo due.

Vi racconto la mia esperienza: sono il tipo che guarda disgustata tutti gli adolescenti che sprecano la loro vita a bere per hobby. Anzi, guardavo così anche tutti quelli che bevevano solo un po' di birra. Poi, sono andata ad una festa. All'inizio rifiutavo tutti i bicchieri, qualsiasi fosse il loro contenuto, ma, quando ti ritrovi con il bicchiere mezzo pieno di spumante, fresco e frizzante, e un altro ricolmo d'acqua, liscia, caldissima, ti ritrovi davanti ad un dilemma: preferisci morire di sete o provare a berne un po' ? Ho bevuto l'acqua, e per mandarla giù mi ci è voluta tutta la determinazione del mondo. E adesso? Lo spumante mi spettava invitante. L'ho bevuto tanto per non tenerlo lì, nel bicchiere.
Mi sentivo in colpa? Da morire, ma la sete è sete. E poi era buono :)
Quindi, svuoto il bicchiere e lo poggio sul tavolo. Ecco che sbuca una cameriera che me lo riempie nuovamente: la guardo disperata, scuotendo la testa, ben sapendo del sacrificio che mi è costato bere il primo bicchiere.
Ora, qui entra in gioco il discorso di prima: ho bevuto un sorso, poi basta. Ci vuole autocontrollo, attenzione; certo che bere alcolici fa male, ma quando si esagera.
Non cresciamo i nostri figli nell'ignoranza completa: educhiamoli, facendo conoscere loro gli aspetti negativi, ma non precludendo loro quelli positivi.
Chissà, forse diminuirebbero gli incidenti e tanti altri problemi...
domenica 28 aprile 2013
Divertimenti, pene d'amore, fughe in pena notte, ritardi che infrangono il coprifuoco, idiozie di ogni genere... siamo adolescenti! Sognatori che vogliono dare senso alla loro vita; che vogliono averla, una vita. Ma adolescenza significa anche altro: significa emozioni. E quando un'emozione si prova per una persona con cui affronteresti i viaggi più avventurosi, percorreresti ogni sentiero della ragione e della fantasia, a cui affideresti i tuoi segreti più profondi, l'emozione si chiama amicizia.
L'amicizia è quanto di più bello c'è al mondo; non se ne può fare a meno, perchè siamo qualcuno nel momento in cui abbandoniamo le tenebre della solitudine per abbracciare la luce della condivisione e della fiducia in qualcun altro.
L'amicizia è meravigliosa: quando nel letto scambi messaggi fino a notte inoltrata, quando sorridi la mattina vedendo il messaggio del buongiorno, quando esci e sei in sua compagnia, quando chiacchieri ore e ore al telefono, quando ti diverti a prenderla in giro...
Ti accorgi di non poterne fare a meno. Non puoi, perchè significa rinunciare ad essere felice. E l'amicizia è una delle poche cose che ti fa stare davvero bene. Poi, se incontri una persona meravigliosa, scopri che forse la vita è migliore di quanto credi se la guardi insieme a qualcun altro, e non fa niente se quel qualcuno cucina una torta meravigliosa con il fondo un pò crudo per il tuo compleanno, rischia lei stessa di morire pur di non lasciarti in balia della sua stessa creazione, ti avverte di eliminare tutto il meglio della torta perchè potenzialmente letale, no non ti importa perchè per te sarà uno dei regali più belli che tu abbia mai potuto ricevere! Già, perchè il primo enorme regalo è un altro. E' il restarti accanto nonostante tutto. E nonostante tutto, non c'è altra parola nell'amicizia se non un GRAZIE!
L'amicizia è quanto di più bello c'è al mondo; non se ne può fare a meno, perchè siamo qualcuno nel momento in cui abbandoniamo le tenebre della solitudine per abbracciare la luce della condivisione e della fiducia in qualcun altro.
L'amicizia è meravigliosa: quando nel letto scambi messaggi fino a notte inoltrata, quando sorridi la mattina vedendo il messaggio del buongiorno, quando esci e sei in sua compagnia, quando chiacchieri ore e ore al telefono, quando ti diverti a prenderla in giro...
Ti accorgi di non poterne fare a meno. Non puoi, perchè significa rinunciare ad essere felice. E l'amicizia è una delle poche cose che ti fa stare davvero bene. Poi, se incontri una persona meravigliosa, scopri che forse la vita è migliore di quanto credi se la guardi insieme a qualcun altro, e non fa niente se quel qualcuno cucina una torta meravigliosa con il fondo un pò crudo per il tuo compleanno, rischia lei stessa di morire pur di non lasciarti in balia della sua stessa creazione, ti avverte di eliminare tutto il meglio della torta perchè potenzialmente letale, no non ti importa perchè per te sarà uno dei regali più belli che tu abbia mai potuto ricevere! Già, perchè il primo enorme regalo è un altro. E' il restarti accanto nonostante tutto. E nonostante tutto, non c'è altra parola nell'amicizia se non un GRAZIE!
sabato 23 marzo 2013
La potenza delle parole... il testo che segue ne è l'esempio. La dimostrazione che le parole plasmano dal nulla e rendono l'impossibile possibile. Luogo strano, la nostra mente...
Era appoggiato alle porte del mondo, senza avere il coraggio di andare oltre. Aveva cercato a lungo e alla fine aveva trovato ciò per cui aveva sprecato tutta la sua vita; eppure, eppure qualcosa gli impediva di proseguire. Non era un’imposizione, ma un sottile presentimento che si era impadronito del suo animo. Andare oltre: ma dove? Si era già spinto al di là di ogni limite, aveva abbandonato da tempo i sentieri familiari della razionalità per imboccare quelli dei suoi dubbi più profondi, riuscendo ad uscire da quell’oscuro labirinto. L’uscita, tuttavia, non era altro che un’altra entrata. Osare o tornare indietro: si aveva sempre una scelta, in ogni situazione. Doveva compiere la sua.
Gli sarebbe bastato superare la soglia e lasciarsi andare; poi, non avrebbe mai più potuto tornare indietro. Aveva già detto addio a troppe cose per quella folle ricerca, a troppe cose importanti: alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua anima, a lei.
Quando aveva iniziato, era stato per debole interesse; quell’interesse si era trasformato di giorno in giorno in passione. La passione era diventata ossessione; l’ossessione follia. Con la follia, non restò più nulla di umano nel suo animo.
Non era un uomo, non era un dio, non era niente, ma era: esisteva, in qualche modo. Esisteva in una dimensione pericolosamente vicina al nulla, ma ancora ben ancorata al tutto dell’universo. Quel sottile legame tra i due mondi gli permetteva di contemplarli senza lasciare che l’uno lo precludesse all’altro. Nell’ultimo periodo, però, era stato troppo vicino all’altro mondo, rischiando di perdere se stesso, troppo vicino a varcare il confine che separa la ragione dal non senso. Ciò che più lo spaventava non era spingersi oltre, ma il suo desiderio di farlo, frenato dal suo istinto di restare ancorato all’esistenza. Che cosa gli stava succedendo? Gli era sempre bastato poter osservare da lontano il caos. Perché aveva cominciato a desiderare di farne parte?
Lui non aveva un luogo che sentiva proprio. La sua stessa esistenza era convinto non gli appartenesse. Allora? Cosa avrebbe scelto?
Guardò ancora a lungo oltre l’orizzonte, poi sospirò, prima di ritornare nel confine della ragione, chiudendo solo momentaneamente quella porta che aveva ricercato con tanto fatica. L’avrebbe superata, ma solo quando sarebbe stato sicuro di non avere più nulla da perdere. L’avrebbe superata quando avrebbe reciso ogni legame con ciò che credeva di essere. All’improvviso, scoppiò in una violenta risata: era quella la pazzia. La lucida consapevolezza di essersi spinti troppo in là sul sentiero del non senso.
Leggere...
Leggere.
Sentiamo continuamente questo verbo. A scuola, quando ci costringono a prendere tra le mani un grosso "mattone" classico, a casa, dove i nostri genitori ci impongono di provare almeno per un pò ad avere qualcosa di diverso dal computer sotto gli occhi, per strada, negli uffici, al parco, quando il vento sfoglia le pagine e non abbiamo la voglia di tenere il segno...
Leggere: è un verbo. Seconda coniugazione, infinito.
Il punto è questo: infinito. Leggere è infinito nell'istante in cui ci rendiamo conto che l'infinito è la nostra possibilità mentale di rompere le barriere del Tempo e dello Spazio. Immergerci negli oceani più profondi, esplorare le foreste più fitte, stringere tra le mani una stella, soffiare un alito di vita in un mondo solo nostro, in cui le uniche leggi valide sono quelle imposte dal nostro volere...
Leggere è infinito poichè l'infinito è materializzare il tutto dal niente. Creare dal nulla, costruire con la materia dei sogni. Pezzo per pezzo, metro per metro, grazie alle parole il nostro universo prende vita: è un universo che non esiste, questo è vero, che è lontano dalla realtà tanto quanto lo sono i nostri desideri, ma siamo noi a stabilire il criterio di verità di un qualcosa.
Leggere non è qualcosa che possono imporci; dobbiamo essere noi a volerlo, a desiderare di aprire quel libro e sfogliare quelle pagine. Poi, nulla è come prima. La nostra mente si apre su orizzonti inesplorati, aleggia su territori incontaminati, vaga tra sentieri mai percorsi.
Leggere ci apre ad una nuova vita e ci accorgiamo del potere delle parole quando queste cominciano a fare breccia nel nostro cuore. Leggere è tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando sentiamo il desiderio di fuggire, perchè il mondo dei libri è accogliente e annulla tutti i nostri pensieri, tutte le nostre preoccupazioni...
Quando i prof ci impongono qualche libro per le vacanze, ogni tanto dovremmo ringraziarli: giudichiamo in fretta dalla copertina, ma è il più grosso errore. Strano pensare che tra i miei libri preferiti figura "Orgoglio e pregidizio" tanto quanto "Il cavaliere d'inverno" o "I passi dell'amore". Tre libri diversissimi, un classico e due più moderni, ma accumunati dal quel medesimo sentimento che mi conquista ogni volta che poso uno di questi sulle ginocchia, aprendolo con delicatezza e immergendomi in quell'oblio letterario.
Leggere è qualcosa di indescrivibile, poichè non solo ci mostra l'infinito ma ci rende partecipi di quell'infinito stesso. Tocca a noi scegliere di lasciarci conquistare o meno...
Sentiamo continuamente questo verbo. A scuola, quando ci costringono a prendere tra le mani un grosso "mattone" classico, a casa, dove i nostri genitori ci impongono di provare almeno per un pò ad avere qualcosa di diverso dal computer sotto gli occhi, per strada, negli uffici, al parco, quando il vento sfoglia le pagine e non abbiamo la voglia di tenere il segno...
Leggere: è un verbo. Seconda coniugazione, infinito.

Leggere è infinito poichè l'infinito è materializzare il tutto dal niente. Creare dal nulla, costruire con la materia dei sogni. Pezzo per pezzo, metro per metro, grazie alle parole il nostro universo prende vita: è un universo che non esiste, questo è vero, che è lontano dalla realtà tanto quanto lo sono i nostri desideri, ma siamo noi a stabilire il criterio di verità di un qualcosa.
Leggere non è qualcosa che possono imporci; dobbiamo essere noi a volerlo, a desiderare di aprire quel libro e sfogliare quelle pagine. Poi, nulla è come prima. La nostra mente si apre su orizzonti inesplorati, aleggia su territori incontaminati, vaga tra sentieri mai percorsi.
Leggere ci apre ad una nuova vita e ci accorgiamo del potere delle parole quando queste cominciano a fare breccia nel nostro cuore. Leggere è tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando sentiamo il desiderio di fuggire, perchè il mondo dei libri è accogliente e annulla tutti i nostri pensieri, tutte le nostre preoccupazioni...
Quando i prof ci impongono qualche libro per le vacanze, ogni tanto dovremmo ringraziarli: giudichiamo in fretta dalla copertina, ma è il più grosso errore. Strano pensare che tra i miei libri preferiti figura "Orgoglio e pregidizio" tanto quanto "Il cavaliere d'inverno" o "I passi dell'amore". Tre libri diversissimi, un classico e due più moderni, ma accumunati dal quel medesimo sentimento che mi conquista ogni volta che poso uno di questi sulle ginocchia, aprendolo con delicatezza e immergendomi in quell'oblio letterario.
Leggere è qualcosa di indescrivibile, poichè non solo ci mostra l'infinito ma ci rende partecipi di quell'infinito stesso. Tocca a noi scegliere di lasciarci conquistare o meno...
sabato 9 marzo 2013
:D bastaaa!
Eccoci qui! I post in questo periodo sono un pò incostanti, ma riuscite a capire il perchè. Scuola, scuola e ancora scuola. Lasciamo perdere, altrimenti sale di nuovo lo sconforto. Anzi, parliamone: si sentono soddisfatti i prof a distruggerci la vita? Evidentemente sì. Perchè sono capaci di mettere in crisi anche la più piccola certezza.
Vi racconto cosa è successo un paio di giorni fa. Questo, si sa, è il periodo in cui i docenti si svegliano dal letargo tutti insieme e decidono di fissare le loro verifiche. Alcuni di voi penseranno: è giusto che le facciano. Sì, questo non lo metto in dubbio, ma proprio tutti in quel momento devono ricordarsi che hanno dei doveri da assolvere? Una settimana struggente, questa. All'insegna del compito di storia il lunedì, italiano martedì, latino mercoledì, biologia venerdì, matematica oggi... Insomma basta! Abbiamo una vita noi alunni, sapete?
Ma non è questo il punto. Il punto è ritrovarsi davanti il compito della materia X e realizzare mentalmente che non si ha la più pallida idea di come svolgerlo. Ritrovarsi venti domande per foglio scoraggia un pò, non credete? Specialmente se quelle domande sono per geni.
Cosa fare?
Copiare. Già, peccato che non puoi farlo: ditemi un pò, a chi sbirci il foglio se tutti si fissano a bocca aperta, incapaci di iniziare a posare la penna per scrivere anche solo il proprio nome?
Una tragedia. Anzi, una commedia, quando ti guardi intorno e all'unisono tutta la classe scoppia in una folle risata. E continui a ridere, anche quando le tue amiche consegnano il compito dopo venti minuti, e ti chiedi se è perchè hanno risolto tutto, o se è perchè non hanno risolto un bel niente. E continui a ridere ancora di più quando ti accorgi che non devi nemmeno chiedertelo, perchè in fondo sai già la risposta.
Che cosa si può fare? Ridere, ridere per non piangere.
L'unica cosa da fare è andare avanti. E convincersi che tutto prima o poi finirà.
Mancano pochi mesi alla fine. Teniamo duro, e usciremo vivi da questa impresa!
Vi racconto cosa è successo un paio di giorni fa. Questo, si sa, è il periodo in cui i docenti si svegliano dal letargo tutti insieme e decidono di fissare le loro verifiche. Alcuni di voi penseranno: è giusto che le facciano. Sì, questo non lo metto in dubbio, ma proprio tutti in quel momento devono ricordarsi che hanno dei doveri da assolvere? Una settimana struggente, questa. All'insegna del compito di storia il lunedì, italiano martedì, latino mercoledì, biologia venerdì, matematica oggi... Insomma basta! Abbiamo una vita noi alunni, sapete?
Ma non è questo il punto. Il punto è ritrovarsi davanti il compito della materia X e realizzare mentalmente che non si ha la più pallida idea di come svolgerlo. Ritrovarsi venti domande per foglio scoraggia un pò, non credete? Specialmente se quelle domande sono per geni.
Cosa fare?
Copiare. Già, peccato che non puoi farlo: ditemi un pò, a chi sbirci il foglio se tutti si fissano a bocca aperta, incapaci di iniziare a posare la penna per scrivere anche solo il proprio nome?
Una tragedia. Anzi, una commedia, quando ti guardi intorno e all'unisono tutta la classe scoppia in una folle risata. E continui a ridere, anche quando le tue amiche consegnano il compito dopo venti minuti, e ti chiedi se è perchè hanno risolto tutto, o se è perchè non hanno risolto un bel niente. E continui a ridere ancora di più quando ti accorgi che non devi nemmeno chiedertelo, perchè in fondo sai già la risposta.
Che cosa si può fare? Ridere, ridere per non piangere.
L'unica cosa da fare è andare avanti. E convincersi che tutto prima o poi finirà.
Mancano pochi mesi alla fine. Teniamo duro, e usciremo vivi da questa impresa!
sabato 23 febbraio 2013
La vita è un continuo oscillare tra ragione e sentimento,
logica ed emozione. La vita è meravigliosa, ma maledettamente difficile. Ti rendi
conto di avere un cervello, un corpo, un cuore e un’esistenza e di dovere a
ciascuno di loro qualcosa.
Cosa, è un dannato mistero.
A volte sembra così facile: alzarsi, mangiare, vestirsi,
uscire, andare a scuola, mangiare, compiti, tv, mangiare, andare a dormire. È un
continuo susseguirsi, un ciclo infinito che compiamo meccanicamente dalla
nascita sino alla morte.
Ma ci siamo mai chiesti quale sia il vero significato della
nostra esistenza? Davvero ci basta quella catena di azioni per sentirci vivi? La
vita è altro. E necessariamente quell’altro
è bene e male.
Male, vivere è
male quando la vita ti fa soffrire.
Ti fa soffrire quando, nel bel mezzo nella notte, ti svegli
singhiozzando chiedendoti in che cosa tu stia sbagliando. Ti fa soffrire
quando, tra i tuoi compagni, sfuggi al loro sguardo perché ti senti solo. Ti fa
soffrire quando ti rendi conto che ciò che ti circonda non ti appartiene mai
totalmente. Ti fa soffrire quando infrange i tuoi sogni, quando li scaraventa
al suolo e li distrugge, fin quando non rimane solo un orribile buco nero, che
risucchia tutto ciò che di buono esiste nell’anima di un individuo. Ti fa
soffrire quando ami così tanto una persona da non poter neanche solo farle
capire quanto per te sia importante, quanto sia importante anche solo tenerle
la mano, ridere con lei, guardarla e sorriderle. Perché è sbagliato. Perché non
puoi farlo, perché ti distruggerebbe sapere che quella persona non prova ciò
che tu stai provando, che non puoi correre il rischio di perdere il sole del
tuo universo. Ti fa soffrire quando, in un’amica, non trovi conforto e
sollievo, ma solo un’altra sconfitta, perché non riesci a imprimere nella tua
testa che non devi più fidarti.
Ti fa soffrire quando ti senti uno schifo, quando non puoi
fare a meno di puntarti il dito contro e urlare quanto sia stupida a ricadere
sempre negli stessi errori. La fiducia, la fiducia si conquista: eppure non
riesci ad aprire gli occhi, a dire per una maledetta volta un ‘no’. Ti senti
uno schifo perché sai di stare per commettere il medesimo sbaglio, ma non ti
fermi. Continui a infilarti quel pugnare nel cuore sperando che il dolore ti
renda sordo a tutto il resto, ma quel resto non scompare. La ferita non
guarisce mai completamente, e tu ogni volta ti ritrovi a riaprirla e a lasciar
scorrere il sangue in attesa che ti purifichi e che cancelli ciò che stai
facendo. Ma non è così. Non basta.
Non basta far finta che tutto vada bene, stamparsi un
sorriso idiota sul volto e affrontare gli altri. Stai fuggendo, fuggendo da te
stessa e da ciò che realmente sei, perché temi di scoprire qualcosa che non ti
piacerà. Ebbene, non si può fuggire in eterno. Prima o poi qualcosa accade, e
si perviene al punto limite.
Ti scopri capace di azioni e pensieri che non ti avrebbero
nemmeno sfiorato e ti ritrovi a sopprimere quella parte di te che ti chiede di
non rinunciare alla vita. Ti rendi conto di sapere cosa sia la vendetta, l’odio,
il ribrezzo. Scopri che provarlo è molto facile, quasi necessario.
Poi, scopri che è sbagliato. Così, distruggi ogni minima
parte del tuo essere perché sei consapevole di essere diventato qualcosa di ben
diverso da ciò che eri. Nel momento in cui il risentimento entra nel tuo animo,
non c’è spazio per nient’altro...
Bene, perché vivi nel momento in cui senti qualcosa dentro
di te, qualcosa che ti fa ridere, ti fa stare bene. Vivi
nel momento in cui scopri che tutto ciò che accade intorno a te ti segna
profondamente. Vivi nel momento in cui leggi la vita negli occhi di chi ti sta
intorno.
Vivere è una conseguenza della consapevolezza di possedere
un’esistenza, e per esistenza non possiamo non intendere quell’insieme di
corpo, cervello, cuore e anima che ci rende individui.
Ma la vita è anche E soprattutto bene. Per le cose
meravigliose, per le cose belle, per le cose che amiamo...per questo dobbiamo vivere.
Io per te ci sarò
sempre.
lunedì 4 febbraio 2013
Amore... o no!
Siamo a febbraio. Per alcuni il mese più corto dell'anno, per altri quello di Carnevale, per gli ottimisti un mese in meno alle vacanze estive, per molti inguaribili romantici il mese dell'amore. Il 14 sarà San Valentino. Il 14 giusto?
Avrete già capito che non festeggio San Valentino. Avrete già capito che inizio 10 giorni prima a criticare le coppiette perdutamente innamorate. Ah, se non l'avevate capito prima, ora lo sapete: dolci fidanzatini/e se avete già una dolce metà smettete di leggere questo post, perchè vi farà dubitare dei vostri sentimenti e vi farà probabilmente cambiare idea sull'amore
Per i single, per coloro che soffrono la mancanza di una persona al proprio fianco, per gli arrabbiati con l'altro sesso, prego seguitemi pure.
Stamattina mi sveglio presto e rimango nel letto a pensare. Avrei potuto ripetere qualcosa, contemplare la giornata, maledire qualche professore, ingiuriare contro qualche compagno, invece mi ritrovo a pensare all'amore.
Che cosa carina, non credete? L'amore. Suona pure bene come parola, così dolce, così delicata. Quante e quante volte abbiamo sentito parlare dell'amore! Il principe azzurro, il vampiro oscuro che poi è buono e guardacaso sceglie la ragazza più anonima del mondo, l'angelo cattivo che in realtà è dalla parte del bene che si innamora di una normale ragazzina dai normali capelli normalmente castani. Non so a voi, ma io sto vomitando.
Cose da film, da romanzo, da favola! Nella vita reale non trovi manco un ragazzo che ti saluti, figurati se poi deve fare la corte proprio a te anonima ragazzina. Ora, non me la prendo con le ragazze: non è colpa nostra. Non è neanche colpa dei ragazzi, affatto. La colpa è di chi diffonde quegli irrangiungibili modelli dell'amore, stereotipi così scontati che ci danno solo false illusioni.
Perchè stavo pensando all'amore stamattina? Perchè ho visto un certo film chiamato Titanic. L'adoro, non fraintendetemi, ma mi ha tormentato tutta la notte. Perchè io non trovo un bel ragazzo che mi adori e che si innamori di me? A me basta anche un bel ragazzo che si innamori. O un bel ragazzo. Ma pure solo un ragazzo mi va bene.
Il guaio è che non ce ne sono neanche a pagarli.
Dove sono finiti i gentiluomini che lanciano il sasso contro la finestra per farti affacciare? Quelli che ti salutano e ti dicono che sei il centro del loro mondo? Quelli che comunicano con dei bigliettini di carta sdolcinati, lanciati dall'ultimo banco, di cui non si conosce il mittente?
Altri tempi. Altri tempi quelli degli ammiratori segreti, del ragazzo che ti notava e ti faceva sentire amata...
Oggi, o meglio nella realtà, niente è così bello: vi racconto la mia esperienza? Giusto una banale, per non scoppiare a piangere dalla disperazione.
Qualche giorno fa ero in palestra. Parlavo con le mie amiche e avevo notato un tizio che guardava nella mia direzione.
Che carino, no? Che gesto romantico, guardarti per attirare la tua attenzione.
In mano aveva un bigliettino.
Penso: chissà che cosa mi avrà scritto.
Mentre mi volto in un'altra direzione fingendo di non averlo notato, mi sento arrivare una pallina di carta in testa.
Che dolore! Va bene, trattenendo la voglia di strozzarlo, mi avvicino, lo prendo in mano e cerco di capire cos'è. Una carta di bottiglia. E capisco tutto.
Stupido idiota! Altro che romantico. I ragazzi sono ormai andati fuori di testa. Qualcuno insegni loro un pò di romanticismo e di galanteria.
Sappiamo quanto ne abbiano disperatamente bisogno...
Avrete già capito che non festeggio San Valentino. Avrete già capito che inizio 10 giorni prima a criticare le coppiette perdutamente innamorate. Ah, se non l'avevate capito prima, ora lo sapete: dolci fidanzatini/e se avete già una dolce metà smettete di leggere questo post, perchè vi farà dubitare dei vostri sentimenti e vi farà probabilmente cambiare idea sull'amore
Per i single, per coloro che soffrono la mancanza di una persona al proprio fianco, per gli arrabbiati con l'altro sesso, prego seguitemi pure.
Stamattina mi sveglio presto e rimango nel letto a pensare. Avrei potuto ripetere qualcosa, contemplare la giornata, maledire qualche professore, ingiuriare contro qualche compagno, invece mi ritrovo a pensare all'amore.
Che cosa carina, non credete? L'amore. Suona pure bene come parola, così dolce, così delicata. Quante e quante volte abbiamo sentito parlare dell'amore! Il principe azzurro, il vampiro oscuro che poi è buono e guardacaso sceglie la ragazza più anonima del mondo, l'angelo cattivo che in realtà è dalla parte del bene che si innamora di una normale ragazzina dai normali capelli normalmente castani. Non so a voi, ma io sto vomitando.
Cose da film, da romanzo, da favola! Nella vita reale non trovi manco un ragazzo che ti saluti, figurati se poi deve fare la corte proprio a te anonima ragazzina. Ora, non me la prendo con le ragazze: non è colpa nostra. Non è neanche colpa dei ragazzi, affatto. La colpa è di chi diffonde quegli irrangiungibili modelli dell'amore, stereotipi così scontati che ci danno solo false illusioni.

Il guaio è che non ce ne sono neanche a pagarli.
Dove sono finiti i gentiluomini che lanciano il sasso contro la finestra per farti affacciare? Quelli che ti salutano e ti dicono che sei il centro del loro mondo? Quelli che comunicano con dei bigliettini di carta sdolcinati, lanciati dall'ultimo banco, di cui non si conosce il mittente?
Altri tempi. Altri tempi quelli degli ammiratori segreti, del ragazzo che ti notava e ti faceva sentire amata...
Oggi, o meglio nella realtà, niente è così bello: vi racconto la mia esperienza? Giusto una banale, per non scoppiare a piangere dalla disperazione.
Qualche giorno fa ero in palestra. Parlavo con le mie amiche e avevo notato un tizio che guardava nella mia direzione.
Che carino, no? Che gesto romantico, guardarti per attirare la tua attenzione.
In mano aveva un bigliettino.
Penso: chissà che cosa mi avrà scritto.
Mentre mi volto in un'altra direzione fingendo di non averlo notato, mi sento arrivare una pallina di carta in testa.
Che dolore! Va bene, trattenendo la voglia di strozzarlo, mi avvicino, lo prendo in mano e cerco di capire cos'è. Una carta di bottiglia. E capisco tutto.
Stupido idiota! Altro che romantico. I ragazzi sono ormai andati fuori di testa. Qualcuno insegni loro un pò di romanticismo e di galanteria.
Sappiamo quanto ne abbiano disperatamente bisogno...
venerdì 1 febbraio 2013
Il campo dei Girasoli
"Il Campo dei Girasoli" è una nuova lettura che vi proponiamo, e che ha lo scopo di descrivere lo "strano mondo" in cui ogni adolescente vive, fatto di proprie credenze, passioni, convinzioni e scelte.
Speriamo solo di incuriosirvi con il nostro narrare...
“Pensa un solo istante, nulla è mai stato abbastanza per te. Io non so per quale ragione ti stai addormentando in illusioni.” Pensava e ripensava continuamente a quella frase, certo erano solo parole, ma chi lo sa cosa, più di un misero accumulo di lettere, possa provocare ferite immense. Anche se continuava a mentire a sé stessa, in realtà nel profondo custodiva l’unica verità.
Continuava a mentirsi, sperava sarebbe riuscita a soffrire meno, o quantomeno a soffrire a tal punto da convincersi di comportarsi con indifferenza. Aveva ormai perso la sua ben definita personalità, e iniziava a credere di non avercela mai avuta. I dubbi, le persuasioni, le sbagliate convinzioni, gli errori, i sogni e le speranze e infine le passioni. Tutto stava lentamente trascinandola in un baratro. Aveva ormai 16 anni ed iniziava ad affacciarsi al mondo reale, sentendone la fredda distanza che ancora li separava.
- Non sporgerti troppo o finirai per cadere- aveva sorriso dolcemente suo padre afferrandola per un braccio e tirandola a sé per stringerla fra le sue braccia forzute. – Lo dicevo che era un posto meraviglioso, ed ero ugualmente convinto che te ne saresti innamorata a prima vista.-
Quello spettacolare scenario che stava offrendo l’occhio del cielo, che quel giorno sembrava voler brillare più intensamente, sembrava volerla proteggere e avvolgere nel suo tepore per non farla sentire sola per l’ennesima volta.
Si era da sempre chiesta il perché del suo nome, per 16 anni aveva dovuto sopportarne il peso, il peso di un nome che certamente doveva nascondere un significato, un significato ben preciso che andava oltre la semplice spiegazione “ è un nome come un altro”. Soledad significava solitudine e adesso più che mai aveva bisogno di scoprire quale storia si celava dietro quel nome che sedici anni addietro le era stato attribuito in un freddo giorno d’autunno. Si fermava spesso a riflettere sul significato del proprio nome, lo vedeva come un marchio che la distingueva dalla comune massa fatta di innumerevoli Francesco e Maria. Si sentiva diversa, segnata da una scelta che non doveva essere stata casuale, e che nel tempo riusciva a logorarla sempre più, fino a consumare la sua immagine di giovane piena di vita, trasformandola in un’insaziabile ricercatrice di tutti i perché. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere ai suoi una spiegazione logica; aveva paura, paura di sentirsi raccontare spiacevoli segmenti di vita, paura di ottenere dure risposte. Eppure quel nome così triste era scritto nel suo cuore e ne indicava l’immagine di una ragazza che ormai aveva perso ogni conoscenza di sé. La crescita l’aveva trasformata, l’immagine che lo specchio rifletteva ne faceva una ragazza dai lunghi capelli color castano chiaro, capelli che solitamente portava raccolti in una lunga treccia che cadeva delicatamente sulla spalla, sfiorandone il collo ed il petto. Occhi che avevano uno splendido taglio orientale, di un leggero colore che oscillava tra il castano chiaro e il verde, e che li rendeva vivi di una luce splendida. Ma quell’immagine riflessa allo specchio, non era altro che l’involucro conservatosi nel tempo che portava ancora i tratti di quella bambina che era ormai diventa una donna, e che aveva lo scopo di fungere da maschera per quell’anima repressa che non trovava porta d’uscita nel mondo al quale si era appena affacciata. “ Nella mia vita non ci sono più uscite” era solita ripetersi. Si sentiva bloccata dalla sua stessa immagine e da quel nome, solitudine.
Aveva voluto ascoltare suo padre e fidandosi di lui, aveva deciso di recarsi insieme nel famoso “posto magico” tanto decantatole. Alla vista di quel tramonto era rimasta immobile, come pietrificata da tanta bellezza; la natura e l’assenza di elementi antropomorfici, la gettavano in uno stato di grazia, di completa tranquillità, ricordandole che c’era ancora posto in quel piccolo pezzo di mondo per tutto ciò che la Società aveva reputato superfluo. Intanto suo padre aveva ricevuto un’importante telefonata, e aveva dovuto allontanarsi temporaneamente, lasciandola sola, immersa nei più profondi pensieri, tra tanta bellezza e serenità. Aveva preso a chiudere delicatamente le palpebre dei suoi occhi, per lasciare libero il pensiero e l’immaginazione, e aveva preso a riflettere così intensamente, che alla fine si era completamente abbandonata alla bellezza di quegli attimi, tanto da addormentarsi, coccolata dal suo stesso pensare...
martedì 29 gennaio 2013
Mancano due giorni alla tanto temuta fine del quadrimestre. Ma oggi non parleremo di questo, ma del comportamento di qualche nostro prof che è evidentemente troppo euforico all'idea di distruggere la nostra autostima. Ciò che ci spaventa è questo: di solito dalla strage del docente si salva ora una, ora un'altra categoria di alunni, che vengono così riassunte:
- Migliori della classe accertati.
- Coloro che si credono i migliori della classe. Verranno chiamati Pseudo-secchioni;
- Invidiosi di coloro che si credono migliori della classe. Verranno indicati con il nome di aspiranti;
- Coloro interessati alla media. I determinati;
- Coloro che tirano a campare. La massa;
- I nullafacenti che si sforzano di prendere 6. Gli Scansafatiche;
- Coloro che non si rendono nemmeno conto di stare in una scuola a meno che non si tratti di fare confusione. Gli sfalzini;
Ma mi duole dover confessare che dalla strage di questo/a professore/ssa, che chiameremo Perfidium per intenderci, non si sia salvato nessun alunno. Non è possibile? Prendiamo in esame innanzitutto il suo metodo didattico. Perfidium ama spiegare con artifici retorici la propria materia, divertendosi a tormentare gli alunni con domande dell'altro mondo; quando uno studente gli pone una domanda, Perfidium risponde che è una domanda talmente sciocca che non può essere presa in considerazione o rassicura l'alunno che la riprenderà in un secondo momento. Peccato che quel momento non arrivi mai. O meglio, arriva, ma quell'esercizio è nel compito in classe, di vitale importanza per l'alunno, che si strugge chiedendosi perchè non glielo abbia spiegato. Perfidium, poi, adora improvvisare piccole prove d'esame di stato nelle semplici verifiche, esasperando con pochissimo tempo gli studenti, che, nel migliore dei casi, possono aspirare al 5 o al 4.
Nonostante il proverbio "sfalzini volant, secchioni manent" sia sempre valido, Perfidium è riuscito a mettere in crisi anche l'antico detto. Cominciamo dalla categoria più agiata: gli Sfalzini. A loro della scuola non importa molto, un 2 è come un 5; il problema è raggiungerlo il 2 con Perfidium. Per prendere 2, infatti, bisogna fare bel 4 esercizi difficilissimi da 0,5 punti. Uno strazio, direte.
Passiamo agli Scansafatiche: sopravvivono grazie ai compiti copiati e ai suggerimenti carpiti; peccato che Perfidium non fa volare una mosca e ammazza sul nascere ogni principio di truffa.
La massa, con Perfidium, è ormai rassegnata ad oscillare dall'1 al 3. Almeno è felice, sapendo che non è 0.
Poi, i determinati. Da questa categoria in poi, il gioco si fa duro. Provano, riprovano, tentano, ritentano, ma proprio non ce la fanno: cadono nello sconforto più totale, ma questo sconforto cresce se saliamo di livello. Gli aspiranti e gli Pseudo-secchioni sono ormai racchiusi in un'unica fascia di livello;infatti, sono molto pericolosi, perchè più vicini ai determinati che ai secchioni. Il problema vero sta nei secchioni: ora, dobbiamo chiarire che il mondo del secchione si basa su poche semplici regole, che vengono riassunte con la frase - io sono il migliore - . Scendere da quel piedistallo non è semplice, ma Perfidium è riuscito a minare alla base ogni credenza, ogni speranza, ogni certezza. I secchioni sono in crisi, sconfortati alla vista del loro 5. Cosa è successo? Non bisogna chiederlo agli alunni, non bisogna cercare giustificazioni, non bisogna dire è capitato. La colpa è di Perfidium, di quell'insegnante che non si rende conto del male che crea. Ora, magari abbiamo anche sorriso con ciò che è scritto prima di questa frase, ma il messaggio è questo: prof, avete nelle vostre mani potere, potere sui giovani, ma dovete sapere che quel potere comporta delle responsabilità. Non è bello distruggere l'interiorità di una persona, che sia uno Sfalzino o un secchione. Il mondo di noi ragazzi si basa su un sistema di credenze così fragile, così incerto. Distruggere ciò in cui abbiamo creduto per sedici anni può sembrare impossibile, eppure bisogna rendersi conto dell'enorme influenza che un docente ha su un alunno, perchè se a quell'alunno si dice - vali zero -, quell'alunno alla fine se ne convincerà. Ma questo non è nè il primo nè l'ultimo post in cui sosteniamo che non siamo un voto: siamo persone, indipendentemente dalla nostra media scolastica. E questo dobbiamo e devono ricordarlo i prof, soprattutto quelli come Perfidium, che hanno decisamente perso di vista qual è il vero compito della scuola.
Ovviamente abbiamo cercato di mettere insieme tutti, ma proprio tutti i difetti dei professori in generale, escludendo i loro pregi, l'immagine venutane fuori è quella di Perfiudium. Forse abbiamo iperbolizzato troppo, ma l'importante è non perdere di vista il concetto fondamentale del discorso: siamo persone, indipendentemente dalla nostra media scolastica.
- Migliori della classe accertati.
- Coloro che si credono i migliori della classe. Verranno chiamati Pseudo-secchioni;
- Invidiosi di coloro che si credono migliori della classe. Verranno indicati con il nome di aspiranti;
- Coloro interessati alla media. I determinati;
- Coloro che tirano a campare. La massa;
- I nullafacenti che si sforzano di prendere 6. Gli Scansafatiche;
- Coloro che non si rendono nemmeno conto di stare in una scuola a meno che non si tratti di fare confusione. Gli sfalzini;
Ma mi duole dover confessare che dalla strage di questo/a professore/ssa, che chiameremo Perfidium per intenderci, non si sia salvato nessun alunno. Non è possibile? Prendiamo in esame innanzitutto il suo metodo didattico. Perfidium ama spiegare con artifici retorici la propria materia, divertendosi a tormentare gli alunni con domande dell'altro mondo; quando uno studente gli pone una domanda, Perfidium risponde che è una domanda talmente sciocca che non può essere presa in considerazione o rassicura l'alunno che la riprenderà in un secondo momento. Peccato che quel momento non arrivi mai. O meglio, arriva, ma quell'esercizio è nel compito in classe, di vitale importanza per l'alunno, che si strugge chiedendosi perchè non glielo abbia spiegato. Perfidium, poi, adora improvvisare piccole prove d'esame di stato nelle semplici verifiche, esasperando con pochissimo tempo gli studenti, che, nel migliore dei casi, possono aspirare al 5 o al 4.
Nonostante il proverbio "sfalzini volant, secchioni manent" sia sempre valido, Perfidium è riuscito a mettere in crisi anche l'antico detto. Cominciamo dalla categoria più agiata: gli Sfalzini. A loro della scuola non importa molto, un 2 è come un 5; il problema è raggiungerlo il 2 con Perfidium. Per prendere 2, infatti, bisogna fare bel 4 esercizi difficilissimi da 0,5 punti. Uno strazio, direte.
Passiamo agli Scansafatiche: sopravvivono grazie ai compiti copiati e ai suggerimenti carpiti; peccato che Perfidium non fa volare una mosca e ammazza sul nascere ogni principio di truffa.
La massa, con Perfidium, è ormai rassegnata ad oscillare dall'1 al 3. Almeno è felice, sapendo che non è 0.
Poi, i determinati. Da questa categoria in poi, il gioco si fa duro. Provano, riprovano, tentano, ritentano, ma proprio non ce la fanno: cadono nello sconforto più totale, ma questo sconforto cresce se saliamo di livello. Gli aspiranti e gli Pseudo-secchioni sono ormai racchiusi in un'unica fascia di livello;infatti, sono molto pericolosi, perchè più vicini ai determinati che ai secchioni. Il problema vero sta nei secchioni: ora, dobbiamo chiarire che il mondo del secchione si basa su poche semplici regole, che vengono riassunte con la frase - io sono il migliore - . Scendere da quel piedistallo non è semplice, ma Perfidium è riuscito a minare alla base ogni credenza, ogni speranza, ogni certezza. I secchioni sono in crisi, sconfortati alla vista del loro 5. Cosa è successo? Non bisogna chiederlo agli alunni, non bisogna cercare giustificazioni, non bisogna dire è capitato. La colpa è di Perfidium, di quell'insegnante che non si rende conto del male che crea. Ora, magari abbiamo anche sorriso con ciò che è scritto prima di questa frase, ma il messaggio è questo: prof, avete nelle vostre mani potere, potere sui giovani, ma dovete sapere che quel potere comporta delle responsabilità. Non è bello distruggere l'interiorità di una persona, che sia uno Sfalzino o un secchione. Il mondo di noi ragazzi si basa su un sistema di credenze così fragile, così incerto. Distruggere ciò in cui abbiamo creduto per sedici anni può sembrare impossibile, eppure bisogna rendersi conto dell'enorme influenza che un docente ha su un alunno, perchè se a quell'alunno si dice - vali zero -, quell'alunno alla fine se ne convincerà. Ma questo non è nè il primo nè l'ultimo post in cui sosteniamo che non siamo un voto: siamo persone, indipendentemente dalla nostra media scolastica. E questo dobbiamo e devono ricordarlo i prof, soprattutto quelli come Perfidium, che hanno decisamente perso di vista qual è il vero compito della scuola.
Ovviamente abbiamo cercato di mettere insieme tutti, ma proprio tutti i difetti dei professori in generale, escludendo i loro pregi, l'immagine venutane fuori è quella di Perfiudium. Forse abbiamo iperbolizzato troppo, ma l'importante è non perdere di vista il concetto fondamentale del discorso: siamo persone, indipendentemente dalla nostra media scolastica.
domenica 20 gennaio 2013
Per sempre giovani: Almeno credo
A volte dimentichiamo la nostra natura umana. Pensiamo di essere invulnerabili, invincibili, improvvisiamo ruoli che non ci appartengono, e a volte davvero pensiamo di riuscire a non commettere errori.
La lunga assenza che mi ha allontanato dal mio consueto scrivere è dipesa sicuramente dal mio lungo periodo riflessivo. Un periodo non molto felice; una battaglia tra razionalità e anima. I conflitti interiori sono sicuramente tra le cose che più mi fanno stare male, soprattutto quando sono gli altri ad innescarli. Credo, anzi sono quasi certa, di aver perso la concezione di ciò che è bene e ciò che è male, e questo contribuisce a confondermi ulteriormente. Credo che i valori morali si siano rovesciati, così come credo che non esista fare un qualcosa per il semplice piacere di farlo, ma fare qualcosa in cambio di qualcosa. Credo che il rispetto verso gli altri sia stato bandito a vita da questo mondo; credo che l'egoismo abbia raggiunto il suo apice, e credo che ogni piccolo frammento di vita non debba mai essere privato della sua dignità. Credo che l'umiltà sia solo un dono, e che l'arroganza sia da isolare. Credo nell'amore, credo nella vita, nella giustizia e in tutte le virtù cha da sempre hanno fatto dell'uomo un essere vicino alla perfezione. Credo anche nel dolore, la tristezza e la povertà d'animo che ci rende ciechi davanti alla bellezza e alla passione. Credo che per alzarsi in volo serva tempo, e che per cadere bastie un attimo. Credo che un'ora sia futile e che un attimo sia fondamentale. Credo infine che la più piccola goccia d'acqua riempia il vuoto di milioni di m³ d'acqua, e che se anche l'onda con la sua forza tenda a sopraffarla, quella goccia farà sempre parte di quell'oceano...
La lunga assenza che mi ha allontanato dal mio consueto scrivere è dipesa sicuramente dal mio lungo periodo riflessivo. Un periodo non molto felice; una battaglia tra razionalità e anima. I conflitti interiori sono sicuramente tra le cose che più mi fanno stare male, soprattutto quando sono gli altri ad innescarli. Credo, anzi sono quasi certa, di aver perso la concezione di ciò che è bene e ciò che è male, e questo contribuisce a confondermi ulteriormente. Credo che i valori morali si siano rovesciati, così come credo che non esista fare un qualcosa per il semplice piacere di farlo, ma fare qualcosa in cambio di qualcosa. Credo che il rispetto verso gli altri sia stato bandito a vita da questo mondo; credo che l'egoismo abbia raggiunto il suo apice, e credo che ogni piccolo frammento di vita non debba mai essere privato della sua dignità. Credo che l'umiltà sia solo un dono, e che l'arroganza sia da isolare. Credo nell'amore, credo nella vita, nella giustizia e in tutte le virtù cha da sempre hanno fatto dell'uomo un essere vicino alla perfezione. Credo anche nel dolore, la tristezza e la povertà d'animo che ci rende ciechi davanti alla bellezza e alla passione. Credo che per alzarsi in volo serva tempo, e che per cadere bastie un attimo. Credo che un'ora sia futile e che un attimo sia fondamentale. Credo infine che la più piccola goccia d'acqua riempia il vuoto di milioni di m³ d'acqua, e che se anche l'onda con la sua forza tenda a sopraffarla, quella goccia farà sempre parte di quell'oceano...
venerdì 18 gennaio 2013
mercoledì 16 gennaio 2013
Di nuovo qui...
Ed eccoci qui... dopo le feste, è stato difficile rimettersi a studiare e a lavorare! Il tempo lontano dai libri di scuola è, purtroppo, sempre troppo poco rispetto a quanto vorremmo... Però, c'è da ammettere che sono state le vacanze più brevi di sempre, non vi è sembrato? Siamo tornati fin troppo in fretta dietro ai banchi.. e pensare che abbiamo trascorso gran parte delle vacanze a studiare!
Va bene, forse solo qualche ora al giorno... o anche meno !
Però i prof che ci perseguitano li troviamo sempre: così, durante i ben meritati giorni di festa, ci ritroviamo a fare lavori e lavori.
Quando rientriamo, la situazione non migliora: lavori e ancora lavori. E poi, tra un pò si chiude il quadrimestre. Scattano i meccanismi delle interrogazioni e dei compiti in classe, con tutti i tremila prof a programmare il modo per avere voti ( già, perchè poi tutti insieme si ricordano di avere qualche ritardo nelle valutazioni ).
Così, siamo noi poveri alunni a ritrovarci con cinque interrogazioni al giorno. Colpa nostra che non studiamo? Mhmmm... non prorprio.
La classica frase di ogni geniale prof: "studiate volta per volta". Va bene, proviamoci: oggi studiamo cinque pagine di filosofia, poi sette di letteratura, e magari anche le otto di biologia. Ore 10 della sera: cosa ci ricordiamo di ciò che abbiamo "studiato"?
.... ( Immaginate i grilli che cantano e le pagliuzze che volano al vento, stile film west )
Il problema è serio: dando attenzione a cinque materie, non ci concentriamo su nessuna. Quanti di noi hanno provato ad inveire contro la prof che spiegava pagine su pagine? La sua risposta: "non è molto".
Immaginate tutti che fanno lo stesso ragionamento... Non se ne può più!
Qualcuno li fermi... e fermi noi, prima che sia troppo tardi!
Va bene, forse solo qualche ora al giorno... o anche meno !
Però i prof che ci perseguitano li troviamo sempre: così, durante i ben meritati giorni di festa, ci ritroviamo a fare lavori e lavori.

Così, siamo noi poveri alunni a ritrovarci con cinque interrogazioni al giorno. Colpa nostra che non studiamo? Mhmmm... non prorprio.
La classica frase di ogni geniale prof: "studiate volta per volta". Va bene, proviamoci: oggi studiamo cinque pagine di filosofia, poi sette di letteratura, e magari anche le otto di biologia. Ore 10 della sera: cosa ci ricordiamo di ciò che abbiamo "studiato"?
.... ( Immaginate i grilli che cantano e le pagliuzze che volano al vento, stile film west )
Il problema è serio: dando attenzione a cinque materie, non ci concentriamo su nessuna. Quanti di noi hanno provato ad inveire contro la prof che spiegava pagine su pagine? La sua risposta: "non è molto".
Immaginate tutti che fanno lo stesso ragionamento... Non se ne può più!
Qualcuno li fermi... e fermi noi, prima che sia troppo tardi!
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