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venerdì 1 febbraio 2013

Il campo dei Girasoli

"Il Campo dei Girasoli" è una nuova lettura che vi proponiamo, e che ha lo scopo di descrivere lo "strano mondo" in cui ogni adolescente vive, fatto di proprie credenze, passioni, convinzioni e scelte.
Speriamo solo di incuriosirvi con il nostro narrare...


“Pensa un solo istante, nulla è mai stato abbastanza per te. Io non so per quale ragione ti stai addormentando in illusioni.” Pensava e ripensava continuamente a quella frase, certo erano solo parole, ma chi lo sa cosa, più di un misero accumulo di lettere, possa provocare ferite immense. Anche se continuava a mentire a sé stessa, in realtà nel profondo custodiva l’unica verità.
Continuava a mentirsi, sperava sarebbe riuscita a soffrire meno, o quantomeno a soffrire a tal punto da convincersi di comportarsi con indifferenza. Aveva ormai perso la sua ben definita personalità, e iniziava a credere di non avercela mai avuta. I dubbi, le persuasioni, le sbagliate convinzioni, gli errori, i sogni e le speranze e infine le passioni. Tutto stava lentamente trascinandola in un baratro. Aveva ormai 16 anni ed iniziava ad affacciarsi al mondo reale, sentendone la fredda distanza che ancora li separava.
-          Non sporgerti troppo o finirai per cadere- aveva sorriso dolcemente suo padre afferrandola per un braccio e tirandola a sé per stringerla fra le sue braccia forzute. – Lo dicevo che era un posto meraviglioso, ed ero ugualmente convinto che te ne saresti innamorata a prima vista.-
Quello spettacolare scenario che stava offrendo l’occhio del cielo, che quel giorno sembrava voler brillare più intensamente, sembrava volerla proteggere e avvolgere nel suo tepore per non farla sentire sola per l’ennesima volta.
Si era da sempre chiesta il perché del suo nome, per 16 anni aveva dovuto sopportarne il peso, il peso di un nome che certamente doveva nascondere un significato, un significato ben preciso che andava oltre la semplice spiegazione “ è un nome come un altro”. Soledad significava solitudine e adesso più che mai aveva bisogno di scoprire quale storia si celava dietro quel nome che sedici anni addietro le era stato attribuito in un freddo giorno d’autunno. Si fermava spesso a riflettere sul significato del proprio nome, lo vedeva come un marchio che la distingueva dalla comune massa fatta di innumerevoli Francesco e Maria. Si sentiva diversa, segnata da una scelta che non doveva essere stata casuale, e che nel tempo riusciva a logorarla sempre più, fino a consumare la sua immagine di giovane piena di vita, trasformandola in un’insaziabile ricercatrice di tutti i perché. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere ai suoi una spiegazione logica; aveva paura, paura di sentirsi raccontare spiacevoli segmenti di vita, paura di ottenere dure risposte. Eppure quel nome così triste era scritto nel suo cuore e ne indicava l’immagine di una ragazza che ormai aveva perso ogni conoscenza di sé. La crescita l’aveva trasformata, l’immagine che lo specchio rifletteva ne faceva una ragazza dai lunghi capelli color castano chiaro, capelli che solitamente portava raccolti in una lunga treccia che cadeva delicatamente sulla spalla, sfiorandone il collo ed il petto. Occhi che avevano uno splendido taglio orientale, di un leggero colore che oscillava tra il castano chiaro e il verde, e che li rendeva vivi di una luce splendida. Ma quell’immagine riflessa allo specchio, non era altro che l’involucro conservatosi nel tempo che portava ancora i tratti di quella bambina che era ormai diventa una donna, e che aveva lo scopo di fungere da maschera per quell’anima repressa che non trovava porta d’uscita nel mondo al quale si era appena affacciata. “ Nella mia vita non ci sono più uscite” era solita ripetersi. Si sentiva bloccata dalla sua stessa immagine e da quel nome, solitudine.
Aveva voluto ascoltare suo padre e fidandosi di lui, aveva deciso di recarsi insieme nel famoso “posto magico” tanto decantatole. Alla vista di quel tramonto era rimasta immobile, come pietrificata da tanta bellezza; la natura e l’assenza di elementi antropomorfici, la gettavano in uno stato di grazia, di completa tranquillità, ricordandole che c’era ancora posto in quel piccolo pezzo di mondo per tutto ciò che la Società aveva reputato superfluo. Intanto suo padre aveva ricevuto un’importante telefonata, e aveva dovuto allontanarsi temporaneamente, lasciandola sola, immersa nei più profondi pensieri, tra tanta bellezza e serenità. Aveva preso a chiudere delicatamente le palpebre dei suoi occhi, per lasciare libero il pensiero e l’immaginazione, e aveva preso a riflettere così intensamente, che alla fine si era completamente abbandonata alla bellezza di quegli attimi, tanto da addormentarsi, coccolata dal suo stesso pensare...

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