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venerdì 21 dicembre 2012

I Leanson: qualcosa di inaspettato!


« Non guardare indietro. »
Era un consiglio facile da dare, quando non si temeva ciò che si aveva alle spalle. Per coloro che erano avanzati sforzandosi di mettere un piede dopo l’altro,  la strada percorsa era un piccolo miracolo e qualcosa da dimenticare, ma al tempo stesso qualcosa da tenere ben presente. E di questo Nathalie era decisamente consapevole.
« No Martin, torniamo indietro! » gridò all’amico, mentre cercava di mantenere l’equilibrio.
Martin rise e le prese la mano, aiutandola a raggiungerlo.
Nathalie chiuse gli occhi, prima di lanciarsi tra le sue braccia. Non voleva cadere, non in quel momento. Avevano attraversato con difficoltà tutti gli scogli, prima di arrivare a quello oltre cui il mare non aveva più confini. Martin aveva esaudito il suo desiderio, ma Nathalie non si sentiva felice.
« Come torniamo indietro? » domandò con ansia, voltandosi a guardare la strada percorsa.
« A nuoto, se necessario. » rispose Martin allegramente.
La ragazza gli indirizzò un’occhiataccia, prima di scuotere la testa. No, non si sarebbe di certo tuffata in mare con quelle onde.
« Sempre così, quando arriva il vento da nord. » mormorò Martin, osservando l’immensa distesa d’acqua agitata.
« Andiamocene da qui, per favore. » esclamò la ragazza, cercando di allontanarsi.
« Non c’è niente di cui aver paura. » replicò il ragazzo, trattenendola.
Nathalie era combattuta: una parte di lei avrebbe voluto raggiungere la riva al più presto, correre in salvo e guardare da lontano; un’altra parte, invece, non desiderava altro che restare lì con Martin per sempre.
Alla fine, fu la parte più irrazionale a prevalere, lasciandosi cullare dalla brezza marina. Fissò a lungo Martin, senza una ragione; quando  lui se ne accorse, le sorrise con tristezza.
« È trascorso tanto tempo da quando abbiamo vissuto un’intera estate insieme. » commentò, spostando lo sguardo all’orizzonte.
« Già. » mormorò Nathalie, facendo altrettanto.
Rimasero in silenzio a lungo, contemplando interiormente qualcosa che sarebbe stato impossibile esprimere a parole. Poi, fu Martin a interrompere il silenzio.
« Sei cambiata. »
La ragazza rise, ma non riuscì a cogliere il senso di quella frase. Era cambiata? No, non le sembrava. Era sempre lei, Nathalie, con la sua eterna cotta per lui.
« Sei cambiata tantissimo. » ripeté Martin, più a sé stesso che a lei.
« Davvero? »
« Sì. La Nathalie che conoscevo non mi avrebbe mai chiesto di rinunciare ad una giornata con gli altri. Con i nostri amici. »
La ragazza lo fissò sbalordita: sì, in effetti glielo aveva chiesto, ma non capiva cosa fosse sbagliato in quel suo gesto. Non aveva avuto voglia di trascorrere del tempo con degli sconosciuti, ma con qualcuno che conosceva. Con qualcuno con cui sentiva di poter parlare, con qualcuno con cui non era costretta a misurare ogni parola.
« Quelli sono tuoi amici! » ribatté, voltandosi in modo che lui non potesse vedere l’amarezza dipinta sul suo volto. « Pensavo che avresti capito il perché te l’ho chiesto. »
« Sì. Perché non ti interessano. » esclamò con freddezza Martin.
Nathalie restò senza parole: come aveva fatto a fraintendere in quel modo le sue ragioni? Certo che le interessava stringere nuove amicizie, semplicemente non ne aveva voglia in quel momento. Non aveva mai pensato che solo Martin le potesse bastare. Anzi, in realtà lo aveva pensato; lo aveva pensato e aveva addirittura preso in considerazione l’idea.
Ma allora aveva ragione Martin? Era stata così superficiale con se stessa?
Sospirò, prima di replicare con calma.
« Voglio stringere amicizia con loro, ma io ho paura di non piacer … »
« No, Nathalie. » la interruppe. « Che ne è stato della bambina che era entusiasta di tutto? perché ora tutto ciò a cui riesci a pensare sono smalti, unghie, telefoni e abiti? Un tempo non ti interessava avere le scarpe per arrampicarti sugli scogli. Un tempo ti sarebbe bastato ciò che ti circondava per essere felice. Possibile che questi anni ti abbiano così cambiata? »
« Tu non mi conosci. Non puoi parlarmi così. » ribatté Nathalie, ormai prossima alle lacrime.
Questo pensava di lei? Una ragazzina viziata a cui interessava solo l’inutile? Non aspettò oltre. Si voltò e cominciò a saltare di scoglio in scoglio, ignorando ciò che si stava lasciando alle spalle.
Giurò a se stessa che non si sarebbe più voltata, che avrebbe raggiunto la spiaggia e che non avrebbe mai più pensato a quel litigio senza senso. La sua unica preoccupazione era allontanarsi il più presto possibile, anche se avrebbe significato prestare poca attenzione a dove metteva i piedi.
Eppure, venne meno al suo proposito. Si voltò. Si voltò quando lo sentì gridare parole incomprensibili, un attimo prima di cadere nel vuoto. Un attimo prima che il suo mondo fosse risucchiato nelle profondità degli abissi.

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