La distesa d’acqua si
estendeva a perdita d’occhio. Non un’onda, non una nuvola in cielo. La pace più
assoluta. Nathalie guardava con sospetto a quel magnifico paesaggio: non sapeva
perché, ma tanta tranquillità, invece di farle piacere, la turbava in modo del
tutto irrazionale. Si guardava continuamente intorno, come se qualcosa stesse
per accadere; quell’aspettativa le toglieva il respiro, le faceva battere forte
il cuore, la spaventava così tanto. E poi, quel qualcosa arrivò.
Il cielo si fece carico
di nubi scure, il mare cominciò ad agitarsi. Un vento impetuoso la spingeva
indietro, mentre alte onde si avvicinavano alla spiaggia, lì dove lei era
inerte spettatrice del caos degli elementi. Voleva fuggire, scappare lontano,
cancellare dalla mente anche solo il ricordo di quello spettacolo così
spaventoso, ma non ci riusciva. Sentiva migliaia di fili invisibili che la
trattenevano lì contro la sua volontà e ogni suo sforzo era inutile, anzi
sembrava aumentare la forza che le impediva di allontanarsi. Il pericolo si
faceva sempre più vicino, la tempesta stava arrivando e Nathalie non poteva far
altro che urlare nel tentativo di mettere fine a quell’incubo…
Si svegliò madida di sudore,
sconvolta e senza fiato. Si guardò intorno, cercando di capire cosa le fosse
accaduto. Era distesa sul suo letto e di fronte a lei Josy, sua sorella,
dormiva tranquillamente. Niente nella stanza sembrava essere fuori posto, o
meglio tutto era normalmente fuori
posto: sapeva che sua madre avrebbe avuto un colpo quando, entrando in quel
disordine totale, le avrebbe viste a letto invece che impegnate nelle pulizie;
ma in quel momento essere circondata dalla normalità le fece bene. Si alzò e,
evitando gli ostacoli disseminati per la via, raggiunse la finestra: fuori il
cielo preannunciava una meravigliosa nuova giornata, del tutto simile a quella
precedente e all’altra prima ancora. Su quell’isola, il brutto tempo sembrava
non esistere. “ Tanto meglio. ” pensò Nathalie, che di rivivere il suo incubo
proprio non ne aveva voglia.
Un leggero venticello le
scompigliò i capelli, mentre cercava di non pensare più a quell’orrenda
sensazione che aveva dentro. Ecco cosa avrebbe fatto, quel giorno: convinto Martin
ad accompagnarla al capo nord dell’isola, dove i venti erano sempre più
impetuosi e dove le sarebbe piaciuto passeggiare sugli scogli. Sperò che anche
lui trovasse soddisfacente l’idea e che soprattutto sarebbero stati solo lui e lei, senza quei suoi strani
amici. Strani, in effetti, era un modo diverso per esprimere un complicato
concetto: li trovava simpatici in alcuni momenti, terribilmente antipatici in
altri; le dispiaceva essere continuamente tormentata dalle loro domande, ma non
le faceva neanche piacere essere lasciata in disparte. Un insieme di sensazioni
ed emozioni contrastanti che Nathalie associò alla scarsità del tempo trascorso
insieme: magari, dopo qualche altro giorno, si sarebbe inserita meglio anche
lei. Bran, Serena, Lori, Gabriel, Marco, Alex, Francesco, Lucy: faticava
persino a ricordare i loro nomi. Martin glieli aveva presentati uno ad uno.
« Lei è Lori. In realtà
si chiama Loretta, ma non ne è molto entusiasta. » le aveva spiegato, mentre lei le stringeva la
mano.
Lori era stata molto
gentile con lei: era una ragazzina solare e vivace, con i capelli più scuri che
Nathalie avesse mai visto, e grandi occhi neri. Martin le aveva sussurrato che
poteva chiamarla Loretta tutte le volte che voleva farla arrabbiare e le aveva
assicurato che sarebbe stato un vero spettacolo.
« Francesco e Marco… » aveva poi continuato, presentandole i due
ragazzi.
Nathalie li aveva
salutati con un sorriso, cercando di nascondere l’imbarazzo, poi fortunatamente
Martin aveva proseguito quel rituale di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
« Lei è Lucy, poi c’è
Bran, il suo fratellino , » aveva
aggiunto, indicandogli un ragazzino dai capelli biondissimi. «
Gabriel, Serena, e infine… »
« Alex! » aveva esclamato la ragazza vicino a lei,
abbracciandola con entusiasmo. « So
già che diventeremo grandi amiche! »
Nathalie lo sperava
davvero, con tutta se stessa. Sembrava l’unica della famiglia a non essersi
ancora abituata alla vita sull’isola: sua madre aveva fatto conoscenza con
tutte le casalinghe del paesino, suo padre e il padre di Martin erano
inseparabili, Josy e Dan erano così entusiasti della natura e di quel mondo,
perfino Matt sembrava essere impegnato in qualcosa che lo rendeva felice. Lei
invece? Cosa aveva fatto? Niente, se non prendersi una cotta per quello che un
tempo era stato il suo migliore amico d’infanzia. Lei e Martin erano stati
sempre insieme, avevano sempre condiviso tutto, ogni segreto, ogni idea, ogni
gioco. Poi, erano cresciuti; e crescendo, quel legame magico che li univa si
era spezzato. A Nathalie mancava quel mondo tutto loro e si sforzava di
sorridere ogni qualvolta lui ricordasse i tempi passati, definendoli i tempi in cui erano solo due sciocchi
ragazzini. Come avrebbe potuto dirgli che per lei quei tempi erano stati
importanti? E come poteva dirgli che lui era importante per lei? Rivederlo era
stato stupendo e solo ora riusciva a capire che non era stato semplicemente il
ricordo del loro passato a farle battere il cuore, ma la sua presenza.
Stringergli la mano, ridere insieme a lui, passeggiare fianco a fianco sulla
spiaggia al tramonto… Come aveva fatto ad innamorarsi di Martin?
Scosse la testa e si
impose di non pensarci. Sarebbe scesa a fare colazione, tanto di dormire non ne
aveva più nessuna voglia.
Attenta a non svegliare
nessuno, scese le scale e andò in cucina. L’aria della mattinata era sempre
dominata da quella splendida sensazione della natura che si risveglia e
Nathalie la inspirò a fondo, mentre attraversava il salotto. Era così presa
dalla contemplazione del creato che non si accorse che il divano era vuoto.
« Già in piedi? » le chiese Matt, intento a mescolare la sua tazza
di caffè.
Nathalie annuì, mentre
apriva la dispensa alla ricerca dei cereali.
« Anche tu non riesci a
dormire? » gli domandò, afferrando
una tazza e una bottiglia di latte.
« Esco presto stamattina.
»
« E dove vai? » domandò con sincera curiosità, sedendosi di
fronte a lui.
Matt sorrise, ma non le
rispose. Adorava far morire di curiosità sua sorella ed sapeva che Nathalie non
avrebbe resistito a lungo prima di supplicarlo per avere la risposta alla sua
domanda.
« Dove vai? Dimmelo! » esclamò poco dopo, lanciandogli un’occhiataccia.
« Porto Lili a fare un
giro in spiaggia. »
L’espressione della
ragazza cambiò rapidamente.
« Guarda che non sei
costretto a stare con lei solo perché è … »
« Voglio farlo. » la interruppe Matt.
Nathalie non lo capiva
proprio, a volte. Aveva trascorso quasi tutti i pomeriggi con quella ragazza e
aveva rifiutato di unirsi alla loro compagnia; certo non le dispiaceva affatto,
ma che cosa lo tenesse legato a lei proprio non lo sapeva.
« Tu dove vai oggi? »
« Non lo so. Penso che
cercherò Lori, Alex e Lucy. » mentì,
cercando di esprimere sincero entusiasmo.
« Sono contento che le
altre ragazze ti piacciano. »
Nathalie annuì e tacque.
Terminò in silenzio la sua colazione, poi si alzò.
« Allora buona
passeggiata in spiaggia, Matt. »
« Buona uscita con le tue
nuove amiche, Nathalie. » le augurò
lui di rimando.
La ragazza accolse con
piacere l’augurio, ma sperò comunque che quella buona uscita l’avrebbe avuta
solo e soltanto con Martin.
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