Ed eccoci di nuovo qui, finalmente. Dopo un lungo periodo di pausa siamo tornate. Abbiamo tante nuove idee da realizzare e tante storie da raccontarvi, speriamo solo che il tempo ci renda tutto più facile. Abbiamo pensato di introdurre qualcosa di nuovo alle nostre solite tematiche, qualcosa che riguarda più da vicino noi ragazzi. Con l'augurio di un buon week-end, vi lasciamo con questa nuova serie.
PER SEMPRE GIOVANI: E' soltanto l'inizio.
Si dice che per crescere bisogna lasciar dormire il bambino che siamo stati, fermarsi completamente e vincere la paura di essere o non essere. Si dice che a distinguere il bambino dall'uomo sia la capacità del primo di addormentarsi nelle illusioni, perdendo così la cognizione del tempo e della realta, e la capacità dell'altro a non riuscire a soddisfare mai i propri voleri, le proprie embizioni: nulla è mai abbastanza. Si dice che il bambino e l'uomo non possano vivere nella stessa persona, che si respingano tra di loro, ma che non possano fare a meno l'uno dell'altro.
Crescere, crescere, crescere... che fatica! Ho solamente 16 anni ma in me esistono già due persone: la Giulia grande che deve maturare, iniziare a preoccuparsi per il suo futuro, studiare e lasciar perdere le distrazioni; la Giulia piccola che non è abbastanza per poter scegliere, per decidere cosa le piace o non le piace fare.Certo, perchè tutto è relativo. Perchè ogni cosa deve essere guardata da tutti i punti di vista, bisogna tener sempre conto dell'altra faccia della medaglia. Questo ciò che affermano i miei quando vogliono che io faccia qualcosa che non mi va di fare. Sono loro a scegliere cosa sia meglio per me. Un esempio? Studiare vs Scrivere. Quando passi un'intera giornata sui libri a studiare quelle tanto odiate materie, arrivi a fine serata, ti munisci di un foglio e di una penna e inizi a scaricare tutto il tuo stress. Credo che non ci sia niente di male in questo ma... tutto è relativo. come infatti affermano i miei, quel tempo che io spreco a scrivere, potrei benissimo investirlo nello studio matto e disperato, potrei continuare fino allo stremo, fino a quando non inizio effettivamente a dare i numeri, a dare segno di totale psicosi. Solamente quando, ponendomi la domanda come ti chiami, io risponda Roberto D'Altavilla, strizzando gli occhi, rossi e gonfi, come una vera e propria persona uscita fuori di senno. Ma per fortuna i miei genitori, che hanno una tale immaginazione da pensarmi in una situazione triste come quella che vi ho appena descritto, li ascolto quasi mai. Così passo il mio tempo a buttare giù quattro righe, una sensazione che mi fa sentire benissimo, altro che fuori di testa! Già, scrivere riesce ad emozionarmi, a rilassarmi; contemporaneamente riesco a svuotare e riempire: svuotare la mia anima colma di emozioni e riempire il bianco del foglio, che non chiede altro che essere raccontato.
Ora, tralasciando l'argomento genitori, vi parlarei un pò dei miei amici; ne ho di tutti i tipi: da quelli fissati per lo studio che ti rimpiazzerebbero con piacere con una professoressa di fisica a tempo pieno, a quelli totalmente privi di ogni conoscenza in ambito culturale, ancora, quelli intelligenti ed astuti che riescono a prendere tutti otto e nove senza mai aver visto l'ombra di un libro, e quelli che pur studiando ed andando a ripetizione non vedono mai l'ombra di un sei, quelli estroversi ed esplosivi e quelli introversi e tanto sensibili. Un arcobaleno di amici. Amici di tutti i colori, quelli più chiari e quelli più vivaci; il bello è che ho bisogno di tutti, tutti sono indispensabili e complementari.
Per adesso ciò che posso impegnarmi a raccontarvi è il mio breve viaggio, iniziato 16 anni fa, detto così sembrerebbe che di breve non ha proprio niente, ma posso assicurarvi che comparato al viaggio di altri, all'esperienza di altra gente, il mio è solo un breve respiro. D'altra parte questo è soltanto l'inizio di una storia che condivideremo insieme, che tratta a sua volta dell'inizio di un viaggio ancora lungo e tortuoso... non preoccupatevi, è soltanto l'inizio...
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