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domenica 31 marzo 2013

Buona Pasqua a tutti! Che sia un giorno speciale da trascorrere con felicità!

sabato 23 marzo 2013

 La potenza delle parole... il testo che segue ne è l'esempio. La dimostrazione che le parole plasmano dal nulla e rendono l'impossibile possibile. Luogo strano, la nostra mente...

Era appoggiato alle porte del mondo, senza avere il coraggio di andare oltre. Aveva cercato a lungo e alla fine aveva trovato ciò per cui aveva sprecato tutta la sua vita; eppure, eppure qualcosa gli impediva di proseguire. Non era un’imposizione, ma un sottile presentimento che si era impadronito del suo animo. Andare oltre: ma dove? Si era già spinto al di là di ogni limite, aveva abbandonato da tempo i sentieri familiari della razionalità per imboccare quelli dei suoi dubbi più profondi, riuscendo ad uscire da quell’oscuro labirinto. L’uscita, tuttavia, non era altro che un’altra entrata. Osare o tornare indietro: si aveva sempre una scelta, in ogni situazione. Doveva compiere la sua.
Gli sarebbe bastato superare la soglia e lasciarsi andare; poi, non avrebbe mai più potuto tornare indietro. Aveva già detto addio a troppe cose per quella folle ricerca, a troppe cose importanti: alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua anima, a lei.
Quando aveva iniziato, era stato per debole interesse; quell’interesse si era trasformato di giorno in giorno in passione. La passione era diventata ossessione; l’ossessione follia. Con la follia, non restò più nulla di umano nel suo animo.
Non era un uomo, non era un dio, non era niente, ma era: esisteva, in qualche modo. Esisteva in una dimensione pericolosamente vicina al nulla, ma ancora ben ancorata al tutto dell’universo. Quel sottile legame tra i due mondi gli permetteva di contemplarli senza lasciare che l’uno lo precludesse all’altro. Nell’ultimo periodo, però, era stato troppo vicino all’altro mondo, rischiando di perdere se stesso, troppo vicino a varcare il confine che separa la ragione dal non senso. Ciò che più lo spaventava non era spingersi oltre, ma il suo desiderio di farlo, frenato dal suo istinto di restare ancorato all’esistenza. Che cosa gli stava succedendo? Gli era sempre bastato poter osservare da lontano il caos. Perché aveva cominciato a desiderare di farne parte?
Lui non aveva un luogo che sentiva proprio. La sua stessa esistenza era convinto non gli appartenesse. Allora? Cosa avrebbe scelto?
Guardò ancora a lungo oltre l’orizzonte, poi sospirò, prima di ritornare nel confine della ragione, chiudendo solo momentaneamente quella porta che aveva ricercato con tanto fatica. L’avrebbe superata, ma solo quando sarebbe stato sicuro di non avere più nulla da perdere. L’avrebbe superata quando avrebbe reciso ogni legame con ciò che credeva di essere. All’improvviso, scoppiò in una violenta risata: era quella la pazzia. La lucida consapevolezza di essersi spinti troppo in là sul sentiero del non senso.

Leggere...

Leggere.
Sentiamo continuamente questo verbo. A scuola, quando ci costringono a prendere tra le mani un grosso "mattone" classico, a casa, dove i nostri genitori ci impongono di provare almeno per un pò ad avere qualcosa di diverso dal computer sotto gli occhi, per strada, negli uffici, al parco, quando il vento sfoglia le pagine e non abbiamo la voglia di tenere il segno...
Leggere: è un verbo. Seconda coniugazione, infinito.
Il punto è questo: infinito. Leggere è infinito nell'istante in cui ci rendiamo conto che l'infinito è la nostra possibilità mentale di rompere le barriere del Tempo e dello Spazio. Immergerci negli oceani più profondi, esplorare le foreste più fitte, stringere tra le mani una stella, soffiare un alito di vita in un mondo solo nostro, in cui le uniche leggi valide sono quelle imposte dal nostro volere...
Leggere è infinito poichè l'infinito è materializzare il tutto dal niente. Creare dal nulla, costruire con la materia dei sogni. Pezzo per pezzo, metro per metro, grazie alle parole il nostro universo prende vita: è un universo che non esiste, questo è vero, che è lontano dalla realtà tanto quanto lo sono i nostri desideri, ma siamo noi a stabilire il criterio di verità di un qualcosa.
Leggere non è qualcosa che possono imporci; dobbiamo essere noi a volerlo, a desiderare di aprire quel libro e sfogliare quelle pagine. Poi, nulla è come prima. La nostra mente si apre su orizzonti inesplorati, aleggia su territori incontaminati, vaga tra sentieri mai percorsi.
Leggere ci apre ad una nuova vita e ci accorgiamo del potere delle parole quando queste cominciano a fare breccia nel nostro cuore. Leggere è tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando sentiamo il desiderio di fuggire, perchè il mondo dei libri è accogliente e annulla tutti i nostri pensieri, tutte le nostre preoccupazioni...
Quando i prof ci impongono qualche libro per le vacanze, ogni tanto dovremmo ringraziarli: giudichiamo in fretta dalla copertina, ma è il più grosso errore. Strano pensare che tra i miei libri preferiti figura "Orgoglio e pregidizio" tanto quanto "Il cavaliere d'inverno" o "I passi dell'amore". Tre libri diversissimi, un classico e due più moderni, ma accumunati dal quel medesimo sentimento che mi conquista ogni volta che poso uno di questi sulle ginocchia, aprendolo con delicatezza e immergendomi in quell'oblio letterario.
Leggere è qualcosa di indescrivibile, poichè non solo ci mostra l'infinito ma ci rende partecipi di quell'infinito stesso. Tocca a noi scegliere di lasciarci conquistare o meno...

sabato 9 marzo 2013

:D bastaaa!

Eccoci qui! I post in questo periodo sono un pò incostanti, ma riuscite a capire il perchè. Scuola, scuola e ancora scuola. Lasciamo perdere, altrimenti sale di nuovo lo sconforto. Anzi, parliamone: si sentono soddisfatti i prof a distruggerci la vita? Evidentemente sì. Perchè sono capaci di mettere in crisi anche la più piccola certezza.
Vi racconto cosa è successo un paio di giorni fa. Questo, si sa, è il periodo in cui i docenti si svegliano dal letargo tutti insieme e decidono di fissare le loro verifiche. Alcuni di voi penseranno: è giusto che le facciano. Sì, questo non lo metto in dubbio, ma proprio tutti in quel momento devono ricordarsi che hanno dei doveri da assolvere? Una settimana struggente, questa. All'insegna del compito di storia il lunedì, italiano martedì, latino mercoledì, biologia venerdì, matematica oggi... Insomma basta! Abbiamo una vita noi alunni, sapete?
Ma non è questo il punto. Il punto è ritrovarsi davanti il compito della materia X e realizzare mentalmente che non si ha la più pallida idea di come svolgerlo. Ritrovarsi venti domande per foglio scoraggia un pò, non credete? Specialmente se quelle domande sono per geni.
Cosa fare?
Copiare. Già, peccato che non puoi farlo: ditemi un pò, a chi sbirci il foglio se tutti si fissano a bocca aperta, incapaci di iniziare a posare la penna per scrivere anche solo il proprio nome?
Una tragedia. Anzi, una commedia, quando ti guardi intorno e all'unisono tutta la classe scoppia in una folle risata. E continui a ridere, anche quando le tue amiche consegnano il compito dopo venti minuti, e ti chiedi se è perchè hanno risolto tutto, o se è perchè non hanno risolto un bel niente. E continui a ridere ancora di più quando ti accorgi che non devi nemmeno chiedertelo, perchè in fondo sai già la risposta.
Che cosa si può fare? Ridere, ridere per non piangere.
L'unica cosa da fare è andare avanti. E convincersi che tutto prima o poi finirà.
Mancano pochi mesi alla fine. Teniamo duro, e usciremo vivi da questa impresa!