Rimango
immobile. Ho sperimentato altre volte questa condizione tediante. Situazioni
surreali. Continuo a sentire che per superare situazioni eccezionali occorrono
persone eccezionali. Mi interrogo su questa possibilità. Potrei essere io un superuomo?
Cosa dovrebbe rendermi tale? Intanto sono immobile. Assaporo le guance salate,
un sentiero ha condotto quel sale lungo tutto il mio viso, partendo dallo
specchio dell’anima fino a ricondurlo alla sua voce. Mi aggrappo ad un
qualsiasi appiglio di me stessa, una voce da fuori grida “Resisti!”.
Spogliarsi, restare soli con sé stessi è un esercizio spirituale che costa
troppa fatica, troppo dolore. Non sono più abituata a fare i conti con me
stessa. La quotidianità è stressante, cerchiamo continuamente di distrarci, di
fare qualcosa. Non sono più in grado di fermarmi senza cadere in un baratro.
Non sono più capace di dialogare con me stessa, di accendere la luce della mia
anima e guardarla in volto, senza girarmi dall’altra parte. “Cosa c’è? Ti spaventi
di te stessa?”, chiede. Sono un puzzle di incertezze e fragilità, tutte tenute
insieme da un’ansia che continua a dirti che andrà tutto bene. Ma se fossi in
grado di superare il collante dell’andrà tutto bene, allora forse riuscirei a
recuperare in parte quella eccezionalità che mi viene chiesta in queste
situazioni. Perché è chiaro che crolliamo quando le cose non vanno bene. Ma se
io accettassi la contingenza della vita, il suo essere costantemente sul filo
del rasoio tra il baratro e la certezza, allora prenderei ad aspettarmi meno e
ad agitarmi poco. Mi convinco del fatto che non posso controllare sempre
tutto. Trovo il coraggio di guardarmi per davvero ma non trovo il coraggio di
parlarmi, di interrogarmi. Quanto tempo impieghiamo a trovare un equilibrio? E
in quanti secondi siamo in grado di distruggerlo? E allora eccomi qua, mi
stringo su di un fianco, mi faccio minuscola per preservare quell’equilibrio
che ho costruito in questi anni. Anni di sacrificio buttati all’aria da una
situazione inaspettata che ti costringe a restare sola con te stessa. Ma una
notte non basta, questa notte è corta, troppo breve per sabotarmi. E allora?
Allora rimanderò i festeggiamenti a un altro giorno. Ho iniziato a scavare e
guardarmi nello specchio, ma questa notte, ancora una volta, mi giro dall’altra
parte e faccio finta di nulla.
Dreams
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giovedì 19 marzo 2020
sabato 4 novembre 2017
Sogno di una notte di fine estate
Ho sempre sognato in grande nella mia adolescenza. Una fabbrica di sogni, questo era la mia scuola per me. Ci chiamavano l'isola felice; eravamo un piccolissimo puntino colorato nella grande realtà dei licei che ci circondava. Beh, eravamo pur sempre un Liceo. Adesso non conta molto il genus d'appartenenza della mia scuola, al tempo della mia entrata però era un'importante differenza. Ci si bollava ingenuamente in base al tipo di scuola frequentato, i soliti stereotipi alimentati da una cultura popolare più attenta nel pregiarsi che nel sottolineare le importanti differenze. Approdata nel mondo universitario, mi accingo con piccoli passetti ad entrare in un mondo più grande, quello degli adulti. Inutile dirsi che le regole cambiano e adesso appartengo al genere universitario che comporrà la più grande fetta del Paese dei disoccupati. Avrei dovuto saperlo che le proprie scelte hanno un prezzo, un caro prezzo. Cammino fiera per le strade, sono pure una studentessa di legge, quale altra università ti offre la possibilità di studiare i comportamenti e le regolamentazioni del giusto? Nero su bianco so dirti dove sbagli, penna su carta è una legge scritta dalla quale non si scappa. Ma la professione del giurista, chi è nel campo la conosce bene, è fatta di bugie e credenze, ciò che importa è che tu ci creda e che adduca le giuste ragioni in tuo favore. Il giurista si inserisce negli spazi vuoti delle leggi scritte e ci costruisce su interi palazzi. Il mio compito non è tracciare i limiti, il mio compito è andarci oltre. E chi più di un giurista sa che tutto ciò che ho inteso dire prima, era falso. Perchè non esiste giustizia, non esiste valore che tenga di fronte ad una realtà mutevole e contingente. E non me ne voglia Antigone che ha creduto in una legge superiore a quella dell'uomo. Ora più che mai siamo nella fase storica in cui è impossibile credere in una qualsiasi tipo di cristallizzazione; niente più regge, dalle relazioni umane, alle mansioni lavorative per cui se oggi sei un operaio metallurgico, domani potrai sempre aspirare ad essere un cuoco. E non importa che tu lo accetti il cambiamento, sono queste le regole del gioco e tanti auguri se non ti piacciono. E così Checco Zalone ci costruisce un film dietro il posto fisso:la più grande aspirazione per l'uomo contemporaneo che davvero non sa più a cosa appigliarsi. Il mercato detta legge ed è l'unica certezza sulla quale possiamo basare le nostre scelte consapevoli. In un batter d'occhio le aule di ingegneria si riempiono, le facoltà scientifiche traboccano di studenti, certi che la loro domanda di lavoro sarà sempre accompagnata da una generosa offerta. In Italia ci sono più aspiranti medici che malati, più economisti che soldi da contare, ma quelle io le chiamo "industriesempreverdi", insieme alle pompe funebri.
Nel frattempo, mentre io passo il mio tempo libero lamentandomi, la cultura appassisce. Il classicismo dichiarato deceduto ormai da tempo e non è prevista, nel breve e nel lungo periodo, alcuna resurrezione. Impermeabili all'arte, spogli di romanticismo, tiriamo a campare, sostenuti da un pragmatismo e dalla convinzione di non sbagliare. Da quant'è che non piangiamo davanti la profondità di una poesia? Da quanto tempo ormai non ci stupiamo più davanti la bellezza, e perchè abbiamo smesso di cercarla? vogliono farci credere che non ne abbiamo bisogno, che si tratta di merletti d'ornamento di poca utilità. Ma noi viviamo di bellezza perchè siamo fatti di bellezza. Ed io resterò sempre una sognatrice o una studentessa di legge che ha imparato a mentire.
Nel frattempo, mentre io passo il mio tempo libero lamentandomi, la cultura appassisce. Il classicismo dichiarato deceduto ormai da tempo e non è prevista, nel breve e nel lungo periodo, alcuna resurrezione. Impermeabili all'arte, spogli di romanticismo, tiriamo a campare, sostenuti da un pragmatismo e dalla convinzione di non sbagliare. Da quant'è che non piangiamo davanti la profondità di una poesia? Da quanto tempo ormai non ci stupiamo più davanti la bellezza, e perchè abbiamo smesso di cercarla? vogliono farci credere che non ne abbiamo bisogno, che si tratta di merletti d'ornamento di poca utilità. Ma noi viviamo di bellezza perchè siamo fatti di bellezza. Ed io resterò sempre una sognatrice o una studentessa di legge che ha imparato a mentire.
La sigaretta
è la mia ultima sigaretta
piano, la cenere brucia
e cade
si consuma
dietro al mio respiro che si accorcia
per far durare un attimo di più
la mia ultima sigaretta
La mia ultima sigaretta
lo giuro, è la mia ultima sigaretta
il buio invaso
da una luce breve
e il mio sospiro che lentamente
l'appesantisce
La mia ultima sigaretta
ci provo, è la mia ultima sigaretta
dietro la notte che incombe
e il passato che tace
il pensiero veloce
che stringe
e si riavvolge
è la mia ultima sigaretta
La quiete e la tempesta
è finita anche la mia sigaretta
è la mia ultima sigaretta
piano, la cenere brucia
e cade
si consuma
dietro al mio respiro che si accorcia
per far durare un attimo di più
la mia ultima sigaretta
La mia ultima sigaretta
lo giuro, è la mia ultima sigaretta
il buio invaso
da una luce breve
e il mio sospiro che lentamente
l'appesantisce
La mia ultima sigaretta
ci provo, è la mia ultima sigaretta
dietro la notte che incombe
e il passato che tace
il pensiero veloce
che stringe
e si riavvolge
è la mia ultima sigaretta
La quiete e la tempesta
è finita anche la mia sigaretta
SCRIVIMI QUANDO AVRAI BISOGNO
Scrivimi quando avrai bisogno
quando la notte che tace
ti stringe
il pensiero si fa pesante
e il calore ti sembra sparito per sempre
Scrivimi quando avrai bisogno
quando ti senti troppo piccola
per contenerti
e gridare non ti sembra abbastanza
nella solitudine di quattro mura di una stanza
Scrivimi quando avrai bisogno
quando non ti sembra di ricordare
più alcun attimo finito bene
e la mente riavvolge il passato
giusto quell'attimo che non ti fa respirare
Scrivimi quando avrai bisogno
e la mia presenza non ti potrà consolare
resterò in silenzio, lo giuro
solo per poter guardare
e per offrirti un cassetto di cui tu solo hai la chiave
scrivimi quando avrai bisogno
e mi farò piccola
per poterti mostrare
la grandezza di un'anima
che si ferma a pensare
Scrivimi quando avrai bisogno
che non sono poi così brava a parlare.
Scrivimi quando avrai bisogno
quando la notte che tace
ti stringe
il pensiero si fa pesante
e il calore ti sembra sparito per sempre
Scrivimi quando avrai bisogno
quando ti senti troppo piccola
per contenerti
e gridare non ti sembra abbastanza
nella solitudine di quattro mura di una stanza
Scrivimi quando avrai bisogno
quando non ti sembra di ricordare
più alcun attimo finito bene
e la mente riavvolge il passato
giusto quell'attimo che non ti fa respirare
Scrivimi quando avrai bisogno
e la mia presenza non ti potrà consolare
resterò in silenzio, lo giuro
solo per poter guardare
e per offrirti un cassetto di cui tu solo hai la chiave
scrivimi quando avrai bisogno
e mi farò piccola
per poterti mostrare
la grandezza di un'anima
che si ferma a pensare
Scrivimi quando avrai bisogno
che non sono poi così brava a parlare.
NON AVREMMO MAI POTUTO FARE L'AMORE INSIEME
Così simili, così instabili
no, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme;
stretti, avvinghiati, noi, saremmo stati capaci di strapparci le carni di dosso
gettarle nel fuoco.
No, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme
Ugualmente soli abbiamo deciso di condividerci
ma sovrapposti ci saremmo confusi, mescolati e allora
no, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme.
Abbiamo sopportato un pezzo di solitudine
tu, esule sfamigliato
io, cittadino naufragato
le labbra tremanti e il rimorso sopito
il calore sparito e gli sguardi restanti
avremmo voluto baciarci ma
No, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme.
Fragili, fermi e poi ancora immobili
a cercare un equilibrio
ma noi due insieme avremmo generato solo movimento e allora dimmi
come avremmo potuto fare l'amore insieme?
Così simili, così instabili
no, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme;
stretti, avvinghiati, noi, saremmo stati capaci di strapparci le carni di dosso
gettarle nel fuoco.
No, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme
Ugualmente soli abbiamo deciso di condividerci
ma sovrapposti ci saremmo confusi, mescolati e allora
no, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme.
Abbiamo sopportato un pezzo di solitudine
tu, esule sfamigliato
io, cittadino naufragato
le labbra tremanti e il rimorso sopito
il calore sparito e gli sguardi restanti
avremmo voluto baciarci ma
No, noi non avremmo mai potuto fare l'amore insieme.
Fragili, fermi e poi ancora immobili
a cercare un equilibrio
ma noi due insieme avremmo generato solo movimento e allora dimmi
come avremmo potuto fare l'amore insieme?
martedì 15 luglio 2014
LIBERI O NO?
Cosa
ci spinge a continuare il nostro cammino verso la strada dei
"completamente idioti"? Voglio dire, dicono di averci creati esseri
quasi perfetti, dotati di un intelletto superiore a quello di qualsiasi altra
specie, dove lo nascondiamo? Ho da poco finito di leggere un libro narrante una
storia assurda, una di quelle storie raccapriccianti e allo stesso tempo
affascinanti per il grado di elevazione della componente assurda, insomma uno
di quei libri capaci di farti riflettere. Ad attirare la mia attenzione è stato
il concetto di società priva di libertà, perché, come suggerisce il libro
stesso, "la libertà è schiavitù". Siamo al limite del paradosso, per
questo io rifletto e mi chiedo, non sarà mica vero? Muovendo dal concetto di
libertà, ossia diritto che spetta a qualsiasi uomo presente su questo pianeta
ma allo stesso tempo DOVERE di esercitare la propria libertà entro limiti che
non consentono di invadere la libertà degli altri, sembra qualcosa di
meraviglioso. Il cosiddetto "libero arbitrio" esiste davvero o è solo
un'illusione? Se credessimo nel destino, allora non dovremmo neppure essere qui
a porci la domanda, perché la parola "destino" vuole indicare
qualcosa che deve compiersi assolutamente. Se credessimo, invece, nelle
potenzialità dell'uomo, pensato come essere dotato di un cervello e supposto
che lo utilizzi, la risposta che ci pare scontata è il fatto di essere liberi.
Non ammettendo però, l'esistenza di un qualcosa al nostro interno, chiamatelo
pure "spirito" o "anima", coesistente alla ragione, anche
in questo caso dovremmo scartare l'ipotesi e/o certezza di essere liberi. Il
cervello umano, infatti, obbedisce alle leggi deterministiche della natura, per
cui qualsiasi scelta sarebbe dettata dalla necessità di ogni essere di stare
alle leggi della natura, quindi anche azioni come la scelta del proprio
partner, risulterebbero indirizzate a un unico fine, rispettare la nostra
natura. Ammettendo la coesistenza di anima e ragione, potremmo dire che anche
se il nostro cervello è programmato per stare a certe leggi, una percentuale
delle nostre scelte potrebbe essere mitigato dal sentimento, visto non come
attività anche quella propria delle nostre capacità intellettive, ma come la
legge del cuore. D'altro canto è proprio il cuore ad essere l'unico organo completamente
indipendente dal cervello, i suoi battiti li controlla esso stesso e chissà che
abbia la meglio anche sulle immense capacità del nostro cervello, così da
trasformare un eterno pensatore in un grande idiota al momento del bisogno!
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