Rimango
immobile. Ho sperimentato altre volte questa condizione tediante. Situazioni
surreali. Continuo a sentire che per superare situazioni eccezionali occorrono
persone eccezionali. Mi interrogo su questa possibilità. Potrei essere io un superuomo?
Cosa dovrebbe rendermi tale? Intanto sono immobile. Assaporo le guance salate,
un sentiero ha condotto quel sale lungo tutto il mio viso, partendo dallo
specchio dell’anima fino a ricondurlo alla sua voce. Mi aggrappo ad un
qualsiasi appiglio di me stessa, una voce da fuori grida “Resisti!”.
Spogliarsi, restare soli con sé stessi è un esercizio spirituale che costa
troppa fatica, troppo dolore. Non sono più abituata a fare i conti con me
stessa. La quotidianità è stressante, cerchiamo continuamente di distrarci, di
fare qualcosa. Non sono più in grado di fermarmi senza cadere in un baratro.
Non sono più capace di dialogare con me stessa, di accendere la luce della mia
anima e guardarla in volto, senza girarmi dall’altra parte. “Cosa c’è? Ti spaventi
di te stessa?”, chiede. Sono un puzzle di incertezze e fragilità, tutte tenute
insieme da un’ansia che continua a dirti che andrà tutto bene. Ma se fossi in
grado di superare il collante dell’andrà tutto bene, allora forse riuscirei a
recuperare in parte quella eccezionalità che mi viene chiesta in queste
situazioni. Perché è chiaro che crolliamo quando le cose non vanno bene. Ma se
io accettassi la contingenza della vita, il suo essere costantemente sul filo
del rasoio tra il baratro e la certezza, allora prenderei ad aspettarmi meno e
ad agitarmi poco. Mi convinco del fatto che non posso controllare sempre
tutto. Trovo il coraggio di guardarmi per davvero ma non trovo il coraggio di
parlarmi, di interrogarmi. Quanto tempo impieghiamo a trovare un equilibrio? E
in quanti secondi siamo in grado di distruggerlo? E allora eccomi qua, mi
stringo su di un fianco, mi faccio minuscola per preservare quell’equilibrio
che ho costruito in questi anni. Anni di sacrificio buttati all’aria da una
situazione inaspettata che ti costringe a restare sola con te stessa. Ma una
notte non basta, questa notte è corta, troppo breve per sabotarmi. E allora?
Allora rimanderò i festeggiamenti a un altro giorno. Ho iniziato a scavare e
guardarmi nello specchio, ma questa notte, ancora una volta, mi giro dall’altra
parte e faccio finta di nulla.