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lunedì 26 novembre 2012

mercoledì 14 novembre 2012

Crescere...

Sembra che sia trascorso tanto tempo, ma non è stato altro che un soffio. Sembra abbia percorso tanta strada, ma la via si staglia ancora infinita all'orizzonte. Sembra che mi muova così lentamente, sforzandomi di mettere un piede dopo l'altro sul sentiero dell'esistenza e cercando di mantenere l'equilibrio, ma sta accadendo tutto troppo in fretta...
Bisogna crescere. Arriva un momento nella vita in cui si smette di essere ciò che si era e si diventa qualcun altro. Migliore, peggiore, non ci è dato saperlo; arriva quel momento in cui qualcosa cambia radicalmente, cominci a vedere la vita in modo diverso, ad accorgerti che nulla è come era apparso ai tuoi occhi fino ad allora. Ti guardi allo specchio e ti vedi diverso: ormai non sei più ciò che credevi di essere. Non hai più quel sorriso spensierato, quella voglia di correre all'aria aperta e di gridare al mondo ciò che pensi. Certo, la voglia rimane, ma si è consapevoli di non poterlo più fare.
Quando si comincia a pensare alle conseguenze delle proprie azioni, si inizia a crescere. E una volta innescato, il meccanismo è inarrestabile.
Crescere è difficile, crescere è maledettamente difficile...
Ci si pone tante, troppe domande che non avranno mai una risposta. E la ricerca a quella risposta diventa necessaria, un bisogno, ma diventa anche un'ossessione.
Chi è la persona che ho di fronte a me, riflessa in questo specchio? Non mi sono familiari nè i suoi tratti, nè il suo aspetto, nè il suo sguardo così indagatore... sembra penetrare nella mia anima, alla disperata ricerca di qualcosa in comune, di una piccola idea condivisa, ma è il nulla che incontra. Il nulla del caos del mio universo interiore. Devo ritrarre il mio sguardo da quel tormento, forzare le mie labbra ad un sorriso sciocco, falso, e allontanarmi da quello specchio.
Non conosco più me stessa, non riesco più a capire chi ero, chi sono, chi devo, chi voglio diventare... Il bianco mi sembra nero e il nero bianco. Cosa è bene e cosa è male? Come posso capirlo, se non distinguo neanche ciò che devo fare e ciò che voglio? Crescere... è questa la soluzione. La soluzione, e il problema al tempo stesso.
Ho paura di non riuscire a fare quanto mi viene chiesto di fare. Ho paura di deludere quel qualcuno che potrei diventare e quel qualcosa che devo essere. Ho paura di non riuscire più a risalire lungo il tunnel dei miei dubbi e venire sepolta da questi...
Ma bisogna crescere.
Crescere è importante, perchè crescendo si scopre chi siamo davvero. E può essere anche bello, crescere...
Nonostante non voglio farlo. Non voglio dimenticare ciò che sono e ciò che sto vivendo, non voglio volgermi indietro e pensare con tristezza a cosa ho rinunciato. Non ho nessuna fretta di crescere e di entrare in un mondo in cui non sono la benvenuta...
Crescere è la soluzione e il problema al tempo stesso. E perciò, afferrare la soluzione e risolvere il problema è ciò che dovrò fare... e non dovrò temere il tempo, perchè crescere è un cammino tortuoso, difficile, divertente o speciale, ma comunque ho sempre una vita intera per affrontarlo...

domenica 11 novembre 2012

PER SEMPRE GIOVANI: un giorno un pò speciale!

Il giorno più bello durante il corso di questo 2012 è sicuramente questo: 11 Novembre. Il giorno della mia nascita, oramai 16 anni addietro. Non lo dico perchè convenzionalmente viene detto che è il giorno speciale perchè nascere è il dono più bello, è davvero stato un giorno speciale...e pensare che da come è iniziato le prospettive erano altre. Avrei dovuto passarlo interamente a studiare la tanto odiata materia di biologia. All'inizio è risultato un compleanno diverso, perchè per me questa parola significa festeggiare insieme alla famiglia e agli amici il giorno in cui si è venuti al mondo, e questa volta la famiglia non era al completo. Già, mancava il mio grande e grosso fratello partito ormai da un pò per andare a studiare fuori. Già la sua assenza significava niente famiglia, perchè una famiglia è tale quando è composta da tutti i membri, senza nessuno mancante all'appello. Poi la dimenticanza della mamma di acquistare le uova ha fatto sì che non avessi neppure una torta!!! Poi però, la divina provvidenza ha aggiustato tutto! Intanto mio fratello mi ha chiamata al cellulare per farmi gli auguri, e per ricordarmi che anche se  lontano in realtà è sempre presente; la marea di gente che mi ha chiamata, contattata sui social network , tutti per far sentire la loro presenza in un giorno importante; poi, anche la torta è arrivata. E sì... la mia migliore amica aveva come intuito che mancasse qualche elemento fondamentale. Ci ha pensato lei. Mi ha fatto una torta bellissima e buonissima con le sue mani. In più, tutte insieme le mie amiche hanno voluto regalarmi un fantastico cd dei Beatles! Band che adoro! Insomma, non poteva andarmi meglio...
Questo per me è stato un giorno importante perchè ho sentito davvero il calore di tutta la gente che mi vuole bene, ed ho riscoperto che c'è una marea di gente che mi vuole bene per quello che sono. Sono stati tanti piccoli pensierini, che però mi hanno dimostrato che a qualcuno importo realmente. Devo ringraziare soprattutto la mia migliore amica, perchè lei trova sempre il modo di farmi sentire speciale. A volte ci penso e mi dico che in realtà senza gli amici non avremmo modo di esistere. Se non ci fosse Alice, la vera Giulia non avrebbe modo di venir fuori, perchè solo Alice riesce a tirar fuori la sua essenza.
 E' stata una serata fantastica! L'ho trascorsa nel modo più semplice, con una torta e le mie amiche, ed è questa semplicità che rende il tutto perfetto. Non c'è cosa più bella che condividere la gioia con gli amici. Proprio come diceva Seneca "Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla"... e già, è proprio così, tutto risulterebbe nulla senza la condivisone con degli amici!

sabato 10 novembre 2012

lunedì 5 novembre 2012

E quando si è prigionieri della propria razionalità? Vi è mai capitato di credere che il vostro pensare sia fatale?Che la razionalità vi porti ad un più complesso stato di malessere? E' un periodo in cui mi pongo tante, troppe domande, la mia ragione non smette di tormentarmi. Mi pone i quesiti ed è incapace di trovare delle risposte. Desidererei ardentemente essere come tutti gli altri miei coetanei, spensierata, libera dai dubbi. Sensazione orribile, di impotenza... il rimedio? non esiste...Quando mi pongo determinate domande alla vita, qualcuno mi illumina con l'espressione "L'avventura sta nel viaggio non nel traguardo"...ragazzi non so realmente cosa pensare, spero solo di riuscire a vivere il MIO VIAGGIO, riuscire ad avere  la MIA AVVENTURA, non quella di altri... Scusate per l'immensa tristezza postata.

sabato 3 novembre 2012

PER SEMPRE GIOVANI: l'amore è una cosa semplice, tanto semplice da diventare complessa.

"Eran venti, giovani e forti eppur sono morti"; quest'ultimo compito non ha risparmiato neanche i secchioni. In fondo, però, si sa, la matematica non risparmia. Ormai le vacanze sono solo un flebile ricordo, ci tocca rimboccarci le maniche ed iniziare a produrre qualche buon risultato; sì, vallo a spiegare al mio cervello che è già proiettato verso le vacanze di Natale.Se iniziamo già dai primi compiti a fare cilecca....figuriamoci alla fine quando la tempesta di verifiche e interrogazioni si abbatterà su di noi.Noi ragazze poi, in questo periodo freddo dell'anno non riusciamo proprio a studiare, perché preferiamo restare tutto il tempo abbracciate al nostro tenero ragazzo. Già... quella sensazione incredibile che si viene a creare quando seduti su di una panchina, con il vento freddo che scompiglia le foglie dell'albero che con la sua chioma imponente sembra abbracciarti e proteggerti, quando si sta abbracciati per proteggersi dal freddo pungente, quando lui avvicina le sue labbra al tuo orecchio sussurrandoti parole dolcissime, quando scatta l'infallibile momento del bacio... Sì, tranquilli, solo nelle telenovelas vedrete queste splendide scene. Oramai non esistono più, anzi, vi dirò di più, sembra sia stato bandito qualsiasi atto di galanteria. Non esiste più quell'amore raccontatoci dagli stilnovisti, dove passi di poesie rendevano la donna un essere superiore, capace di avvicinare a Dio. "Al cor gentil rempaira sempre amore", del grande Guido Guinizzelli, poesie stupende che racchiudono un grande sentimento, quello del vero amore. Eh...quei tempi sono finiti; ora sembra si siano scambiati i ruoli, non è più l'uomo a corteggiare la donna per riuscire a farsi notare, è la donna a corteggiare l'uomo, e questo spesso non se la fila neanche! Ho una marea di amiche che non fanno altro che parlare di questo o quel ragazzo, io dico sempre loro che hanno la giovinezza, la salute, la libertà, perché, e sottolineo perché, devono complicarsi l'esistenza con un rammollito, un idiota, un convinto di essere infallibile?! Una mezza volta ho voluto provare anche io, lo ammetto all'inizio davvero senti le farfalle nello stomaco, due o tre giorni di tempo e le stesse farfalle lo hanno mangiato lo stomaco!Non ce la facevo più; vi racconto la mia esperienza. Allora, la mia è una storia al quanto complicata perché non potevo permettermi la stroriella stereotipata nella quale il ragazzo ti nota in un qualche posto e si fa avanti, prima chiedendoti il numero, e poi procedendo passo dopo passo fino al fatidico "mi piaci". NO, dovevo distinguermi; A parte il tipo davvero strano che a vista d'occhio sembrerebbe uno normale, e che poi non lo è, ma la situazione complicata in cui sono andata a finire. Infatti questo era stato per qualche tempo il ragazzo di una mia carissima amica, suddetta era, è e non so se sempre sarà innamorata di questo. Insomma, questo ragazzo per vari motivi aveva deciso di non voler più stare con quest'amica, un giorno, quel maledetto giorno, decide di mandarmi un messaggio in chat, cercando di mettere su un discorso con me riguardo cose al quanto stupide ora che ci penso, ora ci penso....Al tempo io, ahimè,e ribadisco ahimè, ero davvero "cotta" per quel ragazzo, solo che praticavo questo amore platonico nel completo silenzio, perché non potevo permettermi di farlo pubblicamente, cioè con le mie amiche. Insomma, ci scambiamo i numeri di cellulare ed iniziamo a mandarci sms. Ne parlo con la mia migliore amica, posso nascondere a tutti meno che a lei le cose più importanti. Lei mi dice che non importa, che se a me piace devo continuare, perché dovete sapere che intanto, quella mia amica che era tanto innamorata di questo ragazzo aveva già cambiato due/tre ragazzi. Mai ascoltati i consigli degli altri, in questo momento dovevo farlo, tanto da ritrovarmi fregata. Già, perché neanche due settimane di tempo e me lo ritrovo incollato alle calcagna. Non ero più libera di fare un passo fuori di casa mia con la mia amica che me lo ritrovavo ovunque! Io uscivo sola con lui, ma in certi momenti avevo proprio bisogno di ridere e scherzare un pò con la mia amica, e non potevo ogni volta piantarla per starmene sola con lui. Stava occupando i miei spazi. Lo sentivo quasi come uno stalker, più cercavo di evitarlo, più me lo ritrovavo dinanzi ai piedi. Era diventato un terribile tormento. Prendevo una strada perchè credevo lui la evitasse e lui in quel determinato momento in quel determinato giorno in quel secondo doveva trovarsi a passare di li. Un incubo. Di lì a poco non ci siamo più visti, sarebbe stato ridicolo giocare a gatto e topo. Lui, senso dell'umorismo zero, livello di egocentrismo altissimo, superbia infinita... mi chiedo come abbia fatto ad "impazzire" per un elemento del genere. Ho provato sulla mia pelle il detto "l'apparenza inganna", lui era solo apparenza. Due caratteri completamente differenti ed incompatibili. Sfido a trovare qualcuno compatibile al suo carattere, per i primi tempi certo si chiude un occhio, lascia che la gente lo conosca a fondo, deve diventare cieca! Quell'amore di cui parlavamo prima mi ha portato ad un periodo di immensa depressione, altro che animo gentile e donna che porta a Dio! Da quel momento, nessuno più. Credo che ci penserò minimo 100 volte prima di buttarmi in una situazione simile. Ragazze, fidatevi di me e non commettete il mio stesso errore, lasciate perdere per adesso, il vostro principe azzurro busserà alla vostra porta e lo capirete da subito che è lui. Adesso ciò che otterrete sono solo immense fregature, da "uomini" che vogliono togliersi lo sfizio, e cambiarne una dopo l'altra per farsi vedere "fighi". Ho visto bambine trasformarsi in donne per un ragazzo, ho visto persone buttare all'aria la loro infanzia per vivere precocemente "l'amore". Unico problema? Gli anni persi non c'è modo di recuperarli, una volta buttati non si può tornare indietro. Questo ciò che fa del tempo una cosa preziosa, questo ciò che fa della nostra vita la cosa più bella ed importante.

I Leanson: una dolce ricetta!


Uno, due, tre cucchiai di farina. Belli grossi, altrimenti il composto rimaneva troppo liquido. Per Petunia, le dosi dei libri di cucina erano solo per coloro che non avevano mai preso un mestolo in mano: già, perché era impensabile fare un dolce con un righello e un contagocce pronti all’uso per ogni minimo ingrediente. L’esperienza era la sua miglior ricetta; per ottenere una bella crema pasticcera, ad ogni cucchiaio di farina andava abbinato un bicchiere di latte e una dose di zucchero. Poi, la sua arma segreta: vaniglia, che Nathalie adorava, e un po’ di succo di limone, che piaceva invece a Matt; ma non troppo, altrimenti Josy non l’avrebbe mangiata. Petunia ringraziò per l’ennesima volta il cielo perché Dan era ancora piccolo: era l’unico che non si lamentava mai di nulla. Sarebbe impazzita, se avesse dovuto tener conto anche dei suoi gusti.
Era inutile negarlo: fare la mamma era una vera e propria vocazione. Bisognava tener bene a mente tutto ciò che andava fatto, seguire ognuno dei componenti della sua famiglia, e non solo i più piccoli. Matt e Nathalie sapevano essere testardi quanto Josy e a volte credeva che la persona più matura tra i suoi quattro figli fosse proprio Dan.
Con un sospiro, tornò a mescolare la crema. Bisognava farlo continuamente, in modo da non farla bruciare. Era un procedimento lungo e noioso, ma necessario: senza crema, il millefoglie sarebbe stato un pasticcio. Diede l’ultima occhiata al libro di ricette posato sulla cucina, aperto alla pagina sbagliata, e lo richiuse con rassegnazione. Quanto facevano sembrar facile e veloce qualcosa che di facile e veloce non aveva nulla!
« Mamma è pronto? »
Josy adorava il millefoglie, ma ancor di più aiutare sua madre a ripulire il contenitore della crema. Petunia sorrise quando la vide già armata di cucchiaio.
« Non è ancora finita. » la informò con pazienza, ben sapendo che sua figlia ne aveva poca in materia di dolci.
« Ma quanto ci mette?!? » esclamò disperata, sporgendosi in punta di piedi per vedere il contenuto della pentola sul fuoco.
« Guarda. » affermò Petunia, inclinando il bordo del contenitore in modo che Josy potesse rendersi conto che la crema era ancora troppo liquida. « Qualche altro minuto. »
« Posso mescolare io? »
Sapeva che l’entusiasmo di sua figlia era dettato dalla sua golosità: identica a Marshall, nel carattere e nell’aspetto.  Dei suoi quattro figli, solo Nathalie aveva ereditato i suoi occhi verdi: Matt, Josy e Dan avevano gli occhi scuri come il loro papà. Nel carattere, chiunque li avesse conosciuti avrebbe affermato con sicurezza che della tranquillità e dell’accuratezza nelle piccole cose propria di Petunia non ne era rimasta neanche l’ombra. Anzi, quel chiunque avrebbe faticato persino ad ammettere che erano fratelli e sorelle, tanto erano diversi tra loro. Matt le ricordava suo marito da giovane: aveva grande entusiasmo, voglia di fare, ma sapeva sedere e ascoltare, se necessario. Nathalie, invece, era Nathalie: un modo così personale di vedere il mondo, tutto suo, così spensierato. Le ricordava così tanto sua sorella, anzi era certa sarebbero andate tremendamente d’accordo, se solo…
Petunia deglutì e si costrinse a sorridere a Josy mentre l’aiutava a prendere una sedia. Josy era tutta suo padre: fiera, libera, ribelle, testarda. Se voleva qualcosa, doveva ottenerla ad ogni costo e nulla avrebbe potuto farle cambiare idea. Al contempo, era una bambina così dolce, così allegra, che riusciva a contagiare tutti. Così esuberante, e decisamente così tanto golosa! Adorava i dolci di ogni tipo: dal cioccolato al caramello, dalle paste ai gelati, dai cioccolatini ai frullati. Se si voleva far tornare sua figlia di buon umore, un dolce era ciò che ci voleva.
« Attenta a non scottarti! » l’avvertì, aiutandola a mescolare.
« Mamma possiamo metterci lo zucchero a velo? »
« Alla fine sì. »
Josy fremeva dalla voglia di assaggiare quella crema che era sicura sarebbe stata così deliziosa e l’attesa non faceva che accrescere il suo desiderio e la sua impazienza.
« Ma quanto ci mette! »
Petunia rise, prima di lasciarla da sola a mescolare e raggiungere Dan che giocava tranquillo sul pavimento. Lo prese in braccio e, dopo avergli dato un leggero bacio sulla guancia, lo fece sedere a tavola. Poi, finalmente, spense il fuoco.
« Evviva! » gridò Josy, precipitandosi a riprendere il cucchiaio.
« Calma, deve raffreddarsi un po’! » esclamò, continuando a mescolare. « E prendi un cucchiaio anche a tuo fratello! »
La bambina, sbuffando, porse a Dan il suo cucchiaino colorato e si sedette accanto a lui. Proprio quando Petunia stava per mettere un po’ di crema in un piattino, Marshall entrò in cucina.
« Che profumino! »
Sapeva bene che quella frase di suo marito in realtà ne aveva sottintesa un’altra, perciò porse anche a lui un piatto, alzando gli occhi al cielo.
« Non dovevi! » esclamò ridendo Marshall.
Mentre lei riempiva la pasta sfoglia, fu accompagnata dal rumore di cucchiai all’opera. Sperò che la crema sarebbe bastata, anzi si affrettò ad usarla perché sapeva che quei tre golosi avrebbero chiesto molto presto un’altra porzione.
« Matt e Nathalie? » chiese suo marito, tra un cucchiaio e l’altro.
« I tuoi figli mi hanno abbandonata qui con un mucchio di cose da fare. » esclamò Petunia, agitando minacciosamente una paletta di legno piena di crema verso di lui.
« Costringere Nathalie a fare le faccende di casa è una vera impresa… »
« Io ho rifatto il mio letto stamattina! » intervenne Josy, fiera del suo piccolo contributo.
Marshall le diede un colpetto di assenso sulla spalla e tornò a rivolgersi a sua moglie.
« Speravo di uscire tutti insieme stasera… lo scopo di questa vacanza era trascorrere del tempo insieme no? »
« A me piacerebbe molto. Andiamo a quel locale sulla spiaggia vicino alla scogliera? Quello dove Nathalie ha festeggiato tutti i suoi compleanni qui? » propose con entusiasmo Petunia, perdendosi nei ricordi.
« Ora è diventato un pub. » la informò Marshall.
La donna rimase immobile per un momento.
« Un PUB? Ma era così deliziosa quella sala! Quelle tendine rosa pallido… le adoravo!
« Sono cambiate molte cose… »
Petunia era stupita: quel ristorante era stato un punto fermo di ogni loro vacanza sull’isola. Quanti ricordi! Come poteva essere stato trasformato in un pub?  E la loro tradizione di festeggiare il compleanno di Nathalie lì? Quante cose erano cambiate? E quali?
Il tempo cambiava ogni cosa, ma per Petunia era troppo. Dove era finito l’isola del suo passato? L’isola dei meravigliosi momenti insieme?
« E poi, sono sicuro che convincere Matt e Nathalie a stare con noi non sarà facile. » aggiunse Marshall, posando il cucchiaio nel piatto ormai vuoto.
Già, il tempo cambiava le cose. Cose: strade, paesaggi, città, luoghi. Sì, ma soprattutto cambiava le persone. Erano cambiati anche loro?